A una bimba straniera dalla pelle scura è stato dato il nome italiano ed esteticamente contrastante di Chiara: è accaduto a Mori ed è il frutto delle “contaminazioni” comportate dall’accoglienza dei migranti. In questo caso, a detta del Comune, si tratta di un esempio di integrazione: nella borgata sono ospitati alcuni richiedenti protezione internazionale, tra cui una coppia che da poco ha festeggiato il lieto evento della nascita della figlia, scegliendo per lei appunto il nome di Chiara.
"Trentino", 30 settembre 2016
«Ma di belle storie, a Mori, ce ne sono altre, come quella del parroco che assieme ai profughi coltiva l'orto. L'esperienza di accoglienza sta dando ottimi frutti»: a dirlo è l'assessore comunale alle politiche di aiuto sociale Roberto Caliari, in vista del nuovo incontro di “Trovarsi altrove. Migrazioni tra miti e realtà” in programma martedì alle 20.30 all'oratorio, col coinvolgimento di Mandacarù. Il ciclo di conferenze ha già fatto luce su molti aspetti legati alle migrazioni. Stavolta si parlerà de “Il lato oscuro dei pomodori italiani”, con la proiezione del cortometraggio di Stefano Liberti e Mathilde Auvillain e l'intervento di Fabio Ciconte, giornalista, direttore dell'Associazione ambientalista Terra! e portavoce della campagna FilieraSporca contro lo sfruttamento del lavoro in agricoltura.
Alle 20 ci sarà un piccolo aperitivo organizzato dai richiedenti di Mori, per condividere la produzione dell’orto. Quanto al progetto di accoglienza a Mori, che coinvolge Parrocchia, Gruppo missionario, Caritas, Cinformi, Atas, Astalli, Punto d’approdo e alcuni volontari, l’apertura degli alloggi del Comune risale al 15 settembre 2015 con 6 persone da Costa D'Avorio, Mali e Pakistan. Altre 4 sono in un alloggio di Atas e provengono da Ghana e Nigeria. In questo primo anno sono molte le attività in cui i ragazzi si sono impegnati: il servizio ambiente a Rovereto, la Ganzega, la colletta alimentare, il volontariato con Mandacarù a Mori, il volontariato al Grest di Rovereto, l’allestimento della notte verde, la raccolta di ferro e mobili. Sono stati attivati quattro tirocini formativi, di cui uno in un ristorante a Mori.
Tre persone hanno trovato piccoli lavori nella vendemmia o nel volantinaggio. Una persona ha concluso il periodo di accoglienza e ha trovato una sistemazione in un appartamento privato, una andrà presto in un alloggio di Atas a Rovereto. Su 10 persone in due hanno ottenuto i documenti per rimanere in Italia. I richiedenti asilo ospitati a Mori frequentano corsi di cultura e lingua italiana, di informatica e corsi formativi a seconda della loro pregressa esperienza. Varie iniziative sono state organizzate anche per coinvolgere la comunità di Mori.