Ascolta la domanda in silenzio, Andreatta. «Il momento più difficile di questo rimpasto è stato dover dire a Marika Ferrari che dovrà lasciare la giunta?» chiede un cronista al sindaco. Lui abbassa gli occhi. Tace per un attimo e poi risponde: «Sì. Non ha tradito in nulla le mie attese. Oggi abbiamo pianto insieme».
M. Giovannini, "Corriere del Trentino", 29 settembre 2016
La sua voce rotta dall’emozione — e forse dalla stanchezza — è l’immagine più eloquente di quanto le scelte di questi giorni lo abbiano provato. Ma il primo cittadino guarda avanti. E chiuso il passaggio «difficile e lacerante» (ieri il nuovo assessore ha firmato il decreto e oggi sarà operativo a tutti gli effetti), ora vuole ripartire dai temi. Su tutti, il Prg: «Inizierò a lavorare da oggi» dice.
Sindaco Andreatta, la sua scelta era attesa da giorni.
«Lo so. In questi giorni ho scelto la strada del silenzio, della riflessione, dell’ascolto e poi della proposta. Una proposta, tengo a sottolineare, che è del sindaco, lo stesso che la città ha votato al primo turno. Mi assumo la responsabilità di queste scelte».
Come ha vissuto questo passaggio?
«Ho cercato di mantenere il mio stile, la mia idea di politica. Continuo a pensare che la politica sia una cosa seria, non un gioco: non riesco neanche tanto a sorridere di politica. In questo senso, voglio precisare che non mi ritrovo in alcune definizioni che mi sono state accostate: non sono mai stato contro nessuno, non metto all’angolo nessuno e non faccio bracci di ferro. Sono per il dialogo e la mediazione: per una convergenza farei le notti in bianco e in questo caso è quasi successo. È chiaro che bisogna essere pronti a cambiare. Per migliorare e per rafforzare la coesione della coalizione. In questi giorni ho ascoltato i partiti e anche i cittadini, che si sono fatti sentire. Ciò che è emerso è l’importanza, espressa da tutti, della governabilità, della necessità di andare avanti: questo nessuno potrà rimangiarselo».
Un passaggio non facile, in ogni caso.
«Sarei insincero se non dicessi che questo è stato un passaggio difficile. Lacerante, per certi versi, per chi come me non è cinico. In alcuni momenti è anche sembrato che il sindaco dovesse farsi carico delle difficoltà interne ai partiti. Mi sono sentito incaricato di un ruolo che va oltre quello di primo cittadino».
Oggi (ieri, ndr) ha comunicato il nuovo assetto di giunta. Basterà a evitare nuove spaccature?
«Ho cercato di costruire un esecutivo che garantisse la governabilità, per andare avanti il più possibile insieme. Spero che questo assetto porti più coesione, perché le cose da fare sono tante. In questi giorni si è parlato di ripartenza. Ecco: Trento riparte e mette al centro le vere sfide del nostro tempo e del nostro territorio. In primo luogo il benessere sociale, economico e relazionale della nostra comunità, ma anche il nuovo Prg, straordinaria occasione di ripensamento della città. Un tema, quest’ultimo, che porterò avanti con coraggio, competenza e tanta intensità di lavoro. Sarò al lavoro da domani. Poi ci sono i temi della sicurezza, dell’identità del comune capoluogo, ma anche dei territori: Trento rimane una città arcipelago. In questo senso la ripartenza non è solo deleghe e numeri: è soprattutto obiettivi».
Sono però le persone ad aver attirato l’attenzione. Ha parlato con Marika Ferrari?
«Sì. La ringrazio per quello che ha dato: il suo è stato un contributo appassionato, competente e creativo. Non ha tradito in nulla le mie attese. Dirle dell’esclusione è stata la cosa più difficile: stamattina abbiamo pianto assieme».
E con Panetta ha parlato?
«Certo. Non mi sottraggo alle spiegazioni. Avevo avanzato a Panetta la proposta di una delega significativa, da condividere insieme. Ma ho capito che su questo lui non era disponibile. Eppure ci sono state deleghe che hanno dato frutti importanti: penso a quella al centro storico data a Pattini qualche anno fa».
Mellarini come l’ha presa?
«L’ho sentito. È chiaro che le responsabilità sono diverse: io sono responsabile di un’istituzione, lui ha un ruolo di parte. E lo capisce: il mio compito è trovare una sintesi senza snaturare ciò che sono».
Però l’Upt esce un po’ ridimensionato rispetto alle attese: non teme ripercussioni?
«Ricordo che gli assessori del Cantiere non sono contro l’Upt. Il caso di Biasioli è emblematico: il vicesindaco, pur non venendo riconosciuto come persona espressione dell’Upt, è nel parlamentino di quel partito».
Al posto di Ferrari entra Uez. Come lo ha scelto?
«È una scelta che si gioca dentro la partita della governabilità e della coesione della maggioranza. A lui ho affidato una competenza delicata: ci dedicherà passione e tempo».
E il Pd?
«Devo ringraziare il mio partito, che ha elaborato una serie di temi da portare avanti. Ha formulato delle indicazioni, che in buona porte ho considerato. E soprattutto mi ha confermato la fiducia sia nel coordinamento provinciale che in quello cittadino. Certo, all’interno del partito non tutti la pensano allo stesso modo».
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Rimpasto: fuori i «ribelli», dentro Uez
Alla fine il sindaco Alessandro Andreatta è riuscito nell’intento: nel suo esecutivo, «rimaneggiato» dopo l’atteso rimpasto, non ci sarà posto per i due «ribelli» upitini Salvatore Panetta e Paolo Castelli. «Non sono mai stato contro nessuno» ha messo le mani avanti ieri pomeriggio il primo cittadino, in una sala stampa di Palazzo Geremia gremita come non si vedeva dai tempi delle elezioni. Ma è evidente che negli obiettivi del sindaco, oltre alla governabilità, c’era anche l’intenzione di non cedere a chi da un anno e mezzo rivendica solo posti in giunta.
Ha dovuto arrendersi invece, Andreatta, su Marika Ferrari: la giovane assessora autonomista, «scommessa» della consiliatura insieme a Chiara Maule, da oggi non siederà più tra i banchi della giunta. Al suo posto, come già anticipato nelle ultime ore, ci sarà Tiziano Uez.
Un passaggio non facile per il primo cittadino, quello presentato ieri. «Lacerante», lo ha definito lo stesso Andreatta. Che per sciogliere le riserve si è preso tutto il tempo necessario, anche a rischio di esacerbare ulteriormente gli animi. Arrivando a un risultato che, almeno sulla carta, dovrebbe garantirgli quei 23 voti in aula necessari per passare indenne le prossime partite consiliari (si vedrà poi sul campo se la pratica confermerà la teoria).
Il rimpasto di giunta, di fatto, non va molto lontano dalle indiscrezioni emerse nelle ultime ore. Con alcuni dati importanti. Il primo riguarda il Patt, che esce rinforzato da questo passaggio. Per blindare senza possibilità di equivoci il sostegno degli autonomisti, Andreatta ha sacrificato Ferrari, portandosi in giunta il principale «oppositore interno»: quello stesso Uez reo confesso tra i franchi tiratori. A lui la delega allo sport (presa da Robol) e alla semplificazione(prima di Maule). Rimane al suo posto il capogruppo Alberto Pattini (per il quale era stato ventilato un ritorno sullo scranno di presidente del consiglio), mentre Dario Maestranzi (altra voce libera) riceverà una delega, probabilmente quella al degrado promessa a Uez (non senza mal di pancia di Maestranzi, che voleva l’incarico agli alpini).
Il secondo dato riguarda l’Upt-Cantiere. E va nel senso opposto al Patt. Se infatti Andreatta ha accolto la richiesta di Tiziano Mellarini di mantenere in capo al partito la carica di vicesindaco, la risposta è stata negativa sull’ingresso in giunta di Panetta. Non solo: il vicesindaco, pur prendendosi in carico mobilità e patrimonio, perde (come già annunciato) l’incarico sulla costruzione del nuovo Prg, vera sfida della consiliatura. La partita sarà gestita dal sindaco. Tornando nelle mani del Pd (come lo stesso partito aveva invocato fin dall’inizio). Al Cantiere-Upt arriva almeno una delega: quella agli alpini, assegnata a Massimo Ducati. Sempre in casa Cantiere, Andreatta è riuscito a «salvare» Chiara Maule, l’altra scommessa forte del suo governo. Sulla cui presenza nell’esecutivo si era speso solo pochi giorni fa — e il dato non è privo di importanza — l’ex presidente della Provincia Lorenzo Dellai.
Sul fronte Pd, infine, il sindaco conferma l’asse con l’assessore (e segretario) Italo Gilmozzi, a cui ha affidato la delicata competenza del bilancio, togliendogli mobilità e patrimonio. Invariato il carico di lavoro di Mariachiara Franzoia, mentre Andrea Robol acquista l’ambiente, prima di Ferrari.