Alle 15 di oggi pomeriggio il Consiglio provinciale, in una seduta straordinaria voluta dalle minoranze, dovrà discutere della mozione per sospendere la delibera che taglia le Guardie mediche sul territorio provinciale. Ne parliamo con Luca Zeni, assessore alla Salute. "Il Dolomiti", 27 settembre 2016
Ancora una volta sono in discussione le politiche sanitarie.
La sanità è un settore complesso, delicato. Complessità ma anche emotività, perché la salute è il bene primario e la popolazione è sensibile a quanto succede attorno a questo settore, il coinvolgimento è molto forte.
Anche l'opposizione del Consiglio provinciale è molto coinvolta nel darle addosso.
Certo, la minoranza è riuscita a coalizzarsi su questo argomento ritrovando l'unità, succede spesso che in mancanza di argomenti si cavalchino quelli maggiormente sensibili. Ma il gioco delle parti della politica, però, su questi argomenti dovrebbe essere evitato proprio da chi, come noi, ha incarichi istituzionali.
“E' la democrazia, bellezza”, potrebbe dire qualcuno. In un consiglio spesso si scontrano due diverse visioni, non è una novità.
È legittimo, ma per quello che dicevo prima, per responsabilità, un argomento sensibile e delicato lo si affronta senza diffondere dati infondati, perché si sono dette cose non vere. Il rischio è quello di screditare la sanità trentina agli occhi dei cittadini, e la fiducia nell'istituzione sanitaria è fondamentale.
Quali sarebbero le cose non vere di cui parla?
Nella mozione che si discuterà domani è stata inserita anche la questione della chiusura del Punto nascite di Arco. Dobbiamo tornare a ripetere quello che ormai tutti sanno, ovvero che la comunità medica ha sancito che il punto nascita con un numero elevato di parti è quello più sicuro, ed ha fissato il parametro di mille parti all'anno, sotto il quale viene meno la sicurezza dei pazienti perché manca la casistica.
E' un argomento molto sentito dalla popolazione della Busa, trasversale alle forze politiche.
Ma forse non si è capito che sui Punti nascita non decide un assessore, non è competenza esclusiva della Provincia. Ci sono dei parametri nazionali da rispettare. Sono state fatte valutazioni sulla casistica e sulle caratteristiche geografiche, la Provincia ha chiesto una deroga per i presidi periferici. Roma ha accettato di salvare Cles e Cavalese e Arco è stato chiuso.
Ieri la consigliera Bottamedi sul nostro giornale diceva che “Autonomia significa anche preservare i nostri territori, anche quelli periferici”
Ma non significa certo che ognuno può fare ciò che vuole. Non possiamo decidere di riaprire il punto nascite di Arco perché siamo inseriti all'interno di un quadro nazionale fatto di regole. Regole che abbiamo messo in discussione e sulle quali ci siamo confrontati. L'autonomia è anche questo, esercitare le facoltà amministrative all'interno di precise competenze riconosciute dal nostro Statuto di autonomia e dallo Stato.
Parliamo di guardie mediche, il centro del dibattito di oggi in Aula.
In questo caso assistiamo ad una comunicazione distorta sulla natura del loro ruolo. Fino a 30 anni fa facevano parte della rete dell'urgenza e dell'emergenza, quando i trasporti erano lenti, le strade poco scorrevoli e le distanze difficili da colmare, ma oggi sarebbe sbagliato chiamare la guardia medica se si ha bisogno di cure urgenti.
In quel caso si chiama il 118.
E all'istante si mobilita una macchina che comprende 7 presidi di pronto soccorso, volontari, mezzi equipaggiati, auto-mediche, l'elisoccorso che ora è anche notturno.
Quindi le guardie mediche non servono?
Hanno la funzione della continuità assistenziale, prolungano l'orario dei medici di famiglia portando l'assistenza di base alla copertura h24. Avremmo potuto decidere altrimenti: lo Stato lascia alle regioni la scelta se garantire o meno la continuità, cioè di eliminare del tutto la guardia medica tra le 24 e le 8 del mattino. Noi abbiamo deciso di garantirla ma anche di razionalizzarla.
Razionalizzare significa tagliare. Quindi è una questione di costi?
Su 34 presidi di guardia medica 17 fanno meno di 4 interventi nell'arco delle 12 ore. Ma non stiamo parlando di interventi chirurgici o di soccorso, per intervento si intende anche una telefonata per consigliare un paziente, una semplice visita. Ora ricordo che un presidio è formato da 4 medici pagati complessivamente circa 220 mila euro, che fanno a volte uno, a volte duo o tre interventi in una notte, a volte una sola telefonata.
Ma il sindaco di Segonzano è arrabbiato, ha detto che oggi porta a Trento l'intera valle a protestare.
Allora prendiamo il caso della Val di Cembra: Segonzano fa 1,5 interventi nelle 12 ore, Cembra 1,8. Unendo il presidio arriviamo a 3, 3 interventi che sono comunque sotto i 4 a notte. E comunque lo standard di un medico (non un presidio) ogni 5 mila abitanti fissato dallo Stato lo rispettiamo pienamente.
Ma c'è il problema delle distanze tra i comuni della valle.
Forse ci sarebbe stato alcuni decenni fa, quando i collegamenti erano molto più difficoltosi di oggi. Con il nuovo assetto per qualcuno potrà aumentare di qualche minuto l'attesa di una visita ma ripeto, non stiamo parlando di emergenza, che per quella interviene il 118. Un po' di tempo in più per prescrivere un medicinale o per scrivere un certificato di malattia non incide sulla qualità del servizio.
Quindi lei sostiene che non ci sono dei disagi per i cittadini?
Per il cittadino non cambia nulla. Anzi, ci saranno dei miglioramenti: ad esempio interverremo per ridurre il turn-over dei medici, così che il medico di guardia diventi stabile e possa incrementare il rapporto con i cittadini e così la fiducia.
Ma il sindaco di Segonzano è arrabbiato anche perché non c'è stato un coinvolgimento della popolazione.
La delibera è del giugno 2015, una delibera pubblica. Ci sono stati dibattiti e confronti anche sui giornali, la cosa si sapeva da tempo. I confronti con i territori ci sono stati: il Tesino l'ho incontrato su questo tema addirittura l'anno scorso, Ledro ormai parecchi mesi fa, nelle scorse settimane l'Alta Valsugabna e le Giudicarie. Io al confronto non mi sono mai negato. Certo, queste non sono scelte che si prestano alla negoziazione. Non si possono fare trattative su un tema tecnico come la decisione di dove collocare un presidio.
Oggi quindi la maggioranza voterà contro la mozione senza tentennamenti?
In maggioranza ne abbiamo parlato più volte e condiviso il percorso. Non ci sarà nessun tentennamento.
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