Rinserrare le fila, rinsaldare i legami, salvaguardare la coalizione di centrosinistra autonomista. Questo l’appello che il governatore Ugo Rossi ha rivolto ieri alle forze di maggioranza (presenti anche i segretari dei partiti), riunite al Rifugio Maranza per il pit-stop di metà legislatura.C. Bert, "Trentino", 20 settembre 2016
Le fibrillazioni di primavera, quando per giorni si erano rincorse voci sul presidente pronto a lasciare, con lo spettro di una crisi al buio, sembrano lontane. Clima disteso, commentano tutti. Di mezzo c’è stata l’estate, le elezioni 2018 per i tempi della politica non sono lontane ma nemmeno così vicine, e con il Comune di Trento in mezzo al guado in maggioranza tanti devono aver pensato che in questo momento sia meglio evitare strappi.
LEADERSHIP, NODO RINVIATO. Solo pochi mesi fa il capogruppo Upt Passamani auspicava che la coalizione affrontasse il tema della leadership per il 2018 in modo da togliere di mezzo un tema di conflitto. Ma ieri il governatore, nel suo intervento di tredici cartelle - bilancio di metà percorso senza novità sostanziali - nel ribadire che «nonostante errori e difficoltà il centrosinistra autonomista è ancora l’unico paradigma politico serio di riferimento per il nostro territorio», ha detto che «su questa alleanza dobbiamo lavorare, rinviando a tempi appropriati le riflessioni sulla leadership e le modalità per individuarla».
DOPPIA PREFERENZA, L’UPT SI SMARCA. Al di là dei proclami di coesione, una crepa si è aperta (o meglio si è confermata) sul disegno di legge Maestri-Bezzi sulla doppia preferenza di genere, che tornerà in aula a inizio ottobre con un muro ostruzionistico di 5300 e passa emendamenti presentati da parte delle opposizioni. Il presidente del consiglio Bruno Dorigatti (Pd) ha sollecitato ad individuare una via d’uscita.
Il verde Marco Boato ha difeso la proposta: «Siamo gli ultimi in Italia, bisogna andare fino in fondo, così come sul Garante dei detenuti (altro tema su cui le minoranze hanno già annunciato le barricate, ndr), è una vergogna che non riusciamo a istituirlo». Ma nel confronto la voce che ieri ha fatto notizia è stata quella dell’assessore Upt Mauro Gilmozzi, che a nome del partito (ieri il segretario Mellarini era assente) ha preso la parola per dire: «Per noi la possibilità di scegliere, dentro una pluralità di preferenze, è un valore, e con la doppia preferenza questa possibilità si riduce, in un’Italia che le preferenze non le vorrebbe più. Il Trentino ha fatto grandi passi avanti per favorire concretamente la partecipazione politica delle donne, a livello di politiche familiari ma anche introducendo una quota minima nelle liste. Poi sta alla responsabilità del singolo votare per persone di cui ha stima e rispetto». Pochi passi più in là il suo omonimo, il segretario del Pd Italo Gilmozzi, spiegava che «il Pd è contrario alle tre preferenze, questa volta siamo per tenere duro, poi certo bisognerà vedere come si mettono le cose. Ma rinunciando a questo disegno di legge si farebbe un torto alla comunità, non al Pd».
L’appello del presidente a che «la maggioranza sia compatta sul programma elettorale» rischia di cadere nel vuoto perché nonostante Gilmozzi assicuri «sappiamo stare dentro una disciplina di maggioranza», di fronte all’ostruzionismo è verosimile che prenda corpo l’ipotesi di mediare sulle tre preferenze con la seconda bloccata (di genere diverso dalla prima, pena l’invalidità), come nella nuova legge per le Europee e come propone un emendamento a firma del consigliere di Pt Gianfranco Zanon. Ma Donatella Conzatti, membro della segreteria Upt e del Comitato Non Ultimi, ribadisce che «l’Upt chiede la doppia preferenza» e ricorda la mozione approvata dal parlamentino del partito ad aprile in cui si invitano i consiglieri a sostenere il disegno di legge. Evidentemente i consiglieri non sono convinti e il ddl, se vedrà la luce, uscirà diverso.
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Guardie mediche, avanti con il riassetto
TRENTO Tra gli snodi che la maggioranza si ritroverà ad affrontare a brevissimo c’è il consiglio straordinario chiesto dalle minoranze (e convocato la prossima settimana) sulla riorganizzazione delle guardie mediche. La proposta prevede di passare da 33 a 20 presidi e da circa 150 a un centinaio di guardie mediche. Le opposizioni promettono battaglia, forti del malcontento di molti territori. Ma ieri Rossi e l’assessore alla salute Luca Zeni hanno ribadito che non ci saranno cedimenti. «È una riorganizzazione necessaria, non ha senso mantenere presidi che costano 220 mila euro all’anno e fanno al massimo 3-4 visite al giorno», spiega l’assessore. Alla voce «sociale e salute», il governatore ha annunciato: «Porteremo a compimento la riforma delle aziende per i servizi alla persona che consentirà di far fronte ai crescenti bisogni legati all’invecchiamento aumentando l’integrazione tra assistenza sociale e sanitaria per incrementare l’efficienza». Sul fronte welfare, l’obiettivo resta l’assegno unico provinciale da erogare in parte con buoni di servizio e in parte con aiuti monetari.
Tra le priorità della seconda metà di legislatura: il sostegno all’aumento della produttività, da promuovere con ulteriori sgravi fiscali e incentivi alla contrattazione di secondo livello; la riorganizzazione delle società provinciali con il nodo da sciogliere di Informatica Trentina (una quota dovrà andare sul mercato); il ddl per sostenere tv e portali locali di informazione; infine, al capitolo opere pubbliche, elettrificazione della Valsugana, treno delle Dolomiti, metro di Trento e l’inizio della Loppio-Busa.
Doppia preferenza, no Upt. Monito di Rossi Boato e la Valdastico: bomba che esploderà, S. Voltolini, "Corriere del Trentino", 20 settembre 2016
Un confronto cordiale, disteso. Nel quale la giornata di sole e la vista offerta dal rifugio Maranza sembrano aver aiutato a accantonare i contrasti interni degli ultimi mesi. Tuttavia, all’interno del riepilogo degli impegni amministrativi non sono mancati i nodi politici. Primo fra tutti, il disegno di legge sulla doppia preferenza. Il testo attuale è stato di fatto affossato, pur con toni diplomatici, dall’Upt, di fronte a presidente e alleati. Dal canto suo, il governatore ha insistito sul metodo ed è parso soddisfatto della ritrovata serenità. Nel complesso, se si può ravvisare un difetto per la maggioranza provinciale, riunita ieri, è quello di limitarsi a amministrare la continuità. Scarsi infatti gli accenni al 2018 e a eventuali novità nell’elaborazione politica. «Dobbiamo intercettare il consenso degli elettori che guardano al civismo» aggiunge in conclusione Rossi.
Doppia preferenza, Valdastico, referendum costituzionale e disegno di legge Zeller. Sono alcuni argomenti che vivacizzano la discussione nel lungo appuntamento pomeridiano, terminato con la cena per 34 coperti. Al rifugio Maranza i primi ad arrivare sono Mattia Civico e Donata Borgonovo Re (Pd) e Walter Kaswalder (Patt), seguiti poi da tutti gli altri. Assente giustificato Tiziano Mellarini. La delegazione Ual arriva in ritardo e Rossi, quando il gruppo è già seduto nella tavolata rettangolare, va a cercarli. I ladini faranno dopo un accenno piccato ai contatti politici che qualcuno nella maggioranza starebbe attuando con i loro «rivali» in val di Fassa.
La riunione comincia con l’intervento iniziale di Rossi che ammette la «difficoltà di coordinamento interno» nei due anni e mezzo di consiliatura, precisa le priorità per la seconda parte del mandato e sposta in là il dibattito sul 2018. «Nonostante errori e difficoltà, il centrosinistra autonomista rimane l’unico paradigma politico serio di riferimento per il nostro territorio. L’alleanza va resa più forte e politicamente attrattiva. Rinviamo a tempi appropriati le riflessioni sulla leadership». Dopo il presidente parlano i segretari politici dei partiti, Franco Panizza (Patt), Gilmozzi per l’Upt al posto di Mellarini, Italo Gilmozzi (Pd), Marco Boato per i Verdi.
Il confronto si anima sulla doppia preferenza di genere, bloccata in Aula da 5.377 emendamenti ostruzionistici. «Noi non siamo contro le preferenze di genere — precisa Mauro Gilmozzi —. Ma i cittadini hanno il diritto di esprimersi per più soggetti. Siamo sensibili su questo punto, per garantire pluralità e pluralismo». Boato e Bruno Dorigatti si guardano sorpresi. Per il verde è un’affossatura dell’attuale ddl: «Siamo gli ultimi in Italia su questo tema». Lucia Maestri, una delle promotrici, esce sulla terrazza e si consola con la vista panoramica (le cime di Bondone e Brenta), seguita da Donata Borgonovo Re. Italo Gilmozzi chiarisce la posizione del Pd, in modo non inappuntabile. «Il partito è contrario alle tre preferenze. Questa volta bisogna tenere duro. Certo i democratici non possono passare come quelli che si occupano delle monade ». Tradotto, significa che prima di aprire la trattativa, i dem aspetteranno. «È giusto entrare in aula coerenti con gli impegni di programma» afferma alla fine Rossi, che fa un distinguo: nel programma c’è la doppia preferenza, ma non la lista divisa al 50% fra maschi e femmine. Su questo punto l’Upt non ha preclusioni. Segue la Valdastico, sollevata da Boato: «È un’autostrada senza pedaggio. Il problema è una bomba pronta a scoppiare, lo farà alle prossime elezioni». Gilmozzi risponde ricordando il patto con Stato e Veneto.
Alla discussione politica succede l’approfondimento sulle priorità di ogni assessore. Alessandro Olivi parla degli interventi su lavoro e occupazione, citando il piano a favore dei giovani (Corriere del Trentino di domenica). Rossi ricorda «le detrazioni fiscali per chi ha figli».
Il dibattito si chiude con alcuni aggiornamenti. Sul bilancio verranno fatti ulteriori incontri. Per il referendum costituzionale il vertice rinviato è stato fissato il primo ottobre alle 16 nella Sala rosa della Regione, assieme ai parlamentari.
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