I giovani vogliono cambiare il paese?

E’ un momento questo dove tutti sono attenti sia in tv, sia sui social sia sulla carta stampata a chi dice Si o No alla Riforma Costituzionale: ricordo che è dovere di ogni cittadino partecipare a questi momenti in cui si è chiamati a decidere per il futuro del proprio paese.
Domenico Spinella Segretario PD Isera e Coordinatore del Comitato IseraperilSI, 19 settembre 2016

 

È un atto di responsabilità verso le generazioni future quello di esprimersi per il Sì in quanto la vittoria del No porterebbe a gravi conseguenze, di natura economica se guardiamo il livello europeo, creando uno scenario politico di gravissima entità ponendo le basi per un futuro ancora più incerto. 

Cerchiamo di essere realistici: ma chi investirebbe in un paese in cui non si vuol riconoscere nella riforma Costituzionale una innovazione? Ma soprattutto come si fa a non riconoscere nel cambiamento della sola seconda parte della Costituzione un passaggio epocale che permetterebbe la fine di quel processo, lungo e faraginoso che oggi costituisce il bicameralismo perfetto?

Quello che è avvenuto in questi ultimi 30 mesi è stata una piccola rivoluzione: è stato concluso l’intero iter parlamentare previsto per una riforma costituzionale. Due anni e mezzo (correndo!) hanno coperto un ritardo di 20 anni di tre legislature (quella del 92 di Amato, del 94 con Berlusconi e del 96 con Prodi). Potremmo dire che il Si al referendum rappresenterebbe la nascita di una terza Repubblica dove la prima e la seconda hanno soltanto condizionato negativamente la vita di qualche generazione.

Il rischio di ritornare indietro è grande ed è per questo che i giovani devono rendersi conto che sono loro i diretti interessati, sono ancora loro a cui si chiede di essere fonte del cambiamento, sono loro i generatori del futuro “moderno” e di una “terza Repubblica” che lasci indietro questo disastroso ventennio lontano dai ricordi che purtroppo ha segnato e condizionato la loro vita.

Ai dinosauri, ancora non estinti, chiederei di essere “padri nobili” affinché indichino la strada ai giovani, li aiutino a riprendersi il futuro, facendosi pian piano da parte.

Ma allora è una battaglia dei giovani? Nell’articolo apparso sul TRENTINO del 22 luglio scorso l’ Avv. Sergio De Carneri ha evidenziato che i giovani, con l’attuale Costituzione, sono estromessi dal voto fino al 25esimo anno di età per votare alla scelta dei senatori e fino al 40esimo anno di età per potersi candidare al senato della repubblica. Quindi la fascia di popolazione più numerosa, interessata ed in grado di creare un vero cambiamento in questo nostro Paese è totalmente estromessa nella decisione del voto di questa parte del Parlamento. Mentre invece, con la riforma, avverrebbe l’abrogazione di questa parte, (insieme al CNEL), consentendone la loro elezione. Avremmo fatto un passo avanti e soprattutto avremmo  la presenza di volti nuovi nella politica italiana che dovranno crescere all’interno di partiti non improvvisati.

Ed è Indicativo come, nell’attualità dei commenti offerti sui quotidiani nazionali e della nostra provincia, una schiera di commentatori deducano che la politica si è smarrita, i partiti sono solo aggregazioni opportunistiche e che i difetti di questi impediscono il ragionamento politico e la sintesi di una dialettica con lo scopo di costruire sentieri che portino sempre più in alto; vorrei citare che nell’ultima assemblea provinciale il PD del Trentino, con  voto unanime,  ha dato esempio di maturità promuovendo il SI alla riforma costituzionale che ha permesso di iniziare a percorrere quel sentiero che porta alla responsabilità. Questo è quello che definirei un vero Comitato del SI.

E partendo da questo i giovani credano nei comitati, partecipino alla loro creazione e promozione e creino le basi per un vero messaggio di partecipazione al referendum che straordinariamente decreterà un nuovo modo di fare politica. Vadano in piazza, nei bar, nei circoli, credano in questa “battaglia” democratica per ridare soprattutto a loro stessi un futuro più ricco di speranze cercando di dimenticare il futuro che fin’oggi non hanno avuto.