Consegna a Mario Draghi del premio internazionale Alcide De Gasperi “Costruttori d’Europa”

Consegnato questa mattina al Presidente della Bce Mario Draghi il premio il premio internazionale “Costruttori d’Europa” dedicato ad Alcide De Gasperi. Di seguito il discorso che ho tenuto questa mattina al teatro sociale di Trento in rappresentanza della Provincia Autonoma di Trento alla presenza del Presidente Emerito della Repubblica sen. Giorgio Napolitano.
Alessandro Olivi, 13 settembre 2016

"llustre Presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi
Illustre Presidente Giorgio Napolitano
Spettabili autorità
Signore e signori

Rivolgo a tutti voi un caloroso benvenuto a questa cerimonia di conferimento del Premio internazionale Alcide De Gasperi, intitolato ai “costruttori d’Europa” e giunto alla sua settima edizione.

La scelta del Trentino di occuparsi di Europa non nasce certo da oggi ed è frutto della nostra intima consapevolezza di avere alle spalle una storia multilaterale come lo sono le storie dei territori di frontiera e non è un  caso che proprio Alcide De Gasperi, in uno dei suoi ultimi discorsi pubblici, abbia voluto parlare di “patria Europa”, prefigurando così, poco prima della morte nell’agosto del 1954, quasi un’eredità per le generazioni successive.

E’ stato De Gasperi ad insegnarci che ci si può sentire al tempo stesso trentini, italiani ed europei. Muovendo da questa logica inclusiva lo statista trentino ha sempre combattuto il centralismo in nome di un’autonomia interpretata come patrimonio di valori prima ancora che di  buone pratiche amministrative. Un bene comune che nel 1946 ha trovato spazio nobile nel giovane tessuto repubblicano.

Carissimo Presidente Draghi, Le voglio trasmettere questa idea attualissima di comunità autonoma proprio mentre il Presidente di questa Provincia, Ugo Rossi,  sta consegnando al Sindaco di Amatrice le chiavi di una scuola costruita dalla nostra Protezione Civile a tempo di record dopo il tragico terremoto delle scorse settimane. Una coincidenza che potrebbe essere liquidata come una imprevedibile sovrapposizione dell’ultima ora. In realtà ciò che sta accadendo è coerente con la nostra storia e con il nostro modo di essere: una comunità locale capace di essere generosa, solidale e responsabile. E non è un caso neppure che il Trentino oggi consegni alla popolazione (ai ragazzi) di Amatrice una scuola, perché il Trentino ha costruito sulla formazione e sulla conoscenza uno dei pilastri della sua coesione sociale e della compattezza del suo tessuto civile.

Oggi abbiamo con noi anche il Presidente Napolitano. Noi trentini e l’intero popolo regionale – e qui mi sia permesso di salutare il Presidente della Provincia autonoma di Bolzano, Arno Kompatscher – abbiamo sempre avuto per Lei Presidente un sentimento che vorrei condensare, come si addice ad un popolo di montagna, in parole semplici ma nette: rispetto e gratitudine! Un riformista intransigente che non solo ha concretamente preso in cura i valori e le prerogative della nostra cultura autonomistica ma che ha reso uno straordinario servizio alle istituzioni democratiche del Paese e non da ultimo ha spinto l’Italia a sentirsi costruttrice dell’Europa unita. Il Suo richiamo alle irresistibili ragioni che debbono sostenere la partecipazione al processo di integrazione europea con il coraggio di posizioni innovative capaci di  contrastare le tentazioni di ripiegamento che nascondono l’insidiosa ondata di populismo rappresenta per noi tutti un monito severo.

Caro Presidente Draghi, era il 1976 quando Lei è venuto ad insegnare all’università di Trento. Come recentemente ha ricordato in una significativa intervista alla testata tedesca “Die Zeit”, erano tempi molti diversi. Erano gli anni delle divisioni ideologiche sfociate anche nella violenza politica ma anche quelli dell’inflazione a doppia cifra e dell’inizio della grande corsa del deficit e del debito pubblico.

Il Suo ritorno in questa città 40 anni dopo, in un momento caratterizzato da deflazione ed austerità, non può sottrarci dal compiere qualche riflessione in più. A cambiare in questo periodo è stato innanzitutto il mondo e con esso è cambiata radicalmente anche l’Europa. L’Unione ha conosciuto uno straordinario sviluppo, sia in termini di perimetro geografico, sia in termini di rafforzamento istituzionale e di costruzione del processo che ha portato alla moneta unica. Sappiamo come queste conquiste non siano ancora sufficienti e come ci ha ricordato ieri il Presidente Napolitano l’Europa rischia di diventare un continente troppo piccolo per “contare” nel mondo globalizzato. Anzi l’egoismo, l’assenza di lungimiranza rischiano di mettere a repentaglio le conquiste di oggi. Ciò che non è affatto venuto meno è il motivo per cui è nata l’Europa: una nuova comunità di popolo e dei popoli in cui le differenze possono convivere nell’unità, in cui la pace e la democrazia fondino le loro ragioni su una concezione del benessere economico e sociale in cui la competizione non venga soffocata, ma nemmeno lasciata senza regole!

Anche il Trentino in questi anni è cambiato. Quella che oggi Lei incontra è una comunità che assieme al vicino Alto Adige/Sudtirol è diventata, anche rispetto a ciò che accade in altre parti di Europa, un modello di pacifica convivenza fra popolazioni ed etnie diverse. Quel capolavoro, come lo ha definito ieri il Presidente Napolitano,  che è stato l’accordo internazionale De Gasperi – Gruber rappresenta oggi, a distanza di settant’anni, la Magna Charta largamente condivisa di un’idea di autonomia in cui alla tenacia di coltivare la propria identità deve combinarsi la capacità di avere una visione ampia.

“L’Autonomia non è un privilegio immeritato, ma certo impone un supplemento di responsabilità. Sudtirolesi, altoatesini, ladini e trentini sanno di dovere vivere la loro autonomia come esempio di responsabilità, d’intelligenza non localistica e anche d’innovazione politica, come qualcosa che non riguarda soltanto i loro interessi materiali”. Sono le parole pronunciate poche settimane fa a Pieve Tesino dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Si, ne siamo convinti, questa nostra straordinaria esperienza di autogoverno non è un nostro bene esclusivo ma un patrimonio utile all’Italia e anche all’Europa.

Lo stesso Presidente Mattarella ci ha ricordato come per De Gasperi le istituzioni nascono dalla politica ma soprattutto come la politica non sia solo tecnica in quanto ogni scelta ha bisogno di discernimento. Questo vale anche per la politica economica. Infatti solo dopo aver vinto “la lotta contro la fame” e quella per “ottenere una certa stabilità dei prezzi” si poteva, secondo De Gasperi, passare alla fase delle grandi riforme strutturali e a quella in cui “l’economia si dà uno sviluppo ampio e duraturo”.

Ci viene in mente Presidente Draghi la Sua coraggiosa e lungimirante dichiarazione del luglio 2012 a Londra quando affermò che la Banca Centrale avrebbe difeso la moneta unica “a qualsiasi costo”. E’ stato grazie a questa determinazione e sguardo al futuro che l’unità monetaria ha sventato il primo grande attacco alla sua credibilità e alla sua stessa esistenza. Così come è giusto ricordare che grazie alla Sua leadership la BCE è entrata nel territorio fino ad allora inesplorato della politica monetaria non-convenzionale per contrastare gli effetti della più grave e persistente depressione economica degli ultimi 80 anni, evitando, cosa non da poco, il rischio di un corto circuito tra crisi economica e tenuta degli stessi sistemi democratici!

E’ però Lei stesso Presidente Draghi che ci ricorda come l’unità monetaria non basti se non è accompagnata, anzi vorrei dire premessa, dall’unità economica e da un governo politico dell’Europa. Economia e democrazia, sviluppo e giustizia sociale, crescita ed equità erano i punti cardinali e gli obiettivi sanciti dal Trattato dell’Unione Europea che, ricordiamocelo, mirava e mira alla “promozione dell’occupazione, miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, dialogo sociale, sviluppo delle risorse umane per consentire un elevato e duraturo livello occupazionale e la lotta contro l’emarginazione”. Un traguardo, quest’ultimo, che non possiamo dire raggiunto. E Lei Presidente Draghi questo lo sa, come dimostrano i suoi forti richiami a un rilancio delle politiche per gli investimenti, per la crescita e per il lavoro la cui centralità Le è ben nota anche per avere spesso ricordato l’insegnamento trasmessole da suo padre.

In chiusura vorrei citare, ma non come ultimo, un ulteriore contributo che questo territorio di frontiera ha sempre cercato di dare e continuerà a dare alla costruzione di una “casa comune europea”. Mi riferiscono alle politiche dell’accoglienza che il Trentino ha sempre promosso ed attuato nei confronti dei migranti che si accompagnano a quelle portate avanti, anche attraverso i molti rivoli del nostro volontariato, nei Paesi di provenienza di coloro che bussano alle porte dell’Europa per scappare dalla guerra e dalla carestia.

Anche il nostro rifiuto nei confronti di qualsiasi forma di muro o di barriera è un modo, caro Presidente Draghi e caro Presidente Napolitano, per ribadire come anche questo piccolo territorio vuole scegliere di stare dalla parte di chi vuole un’Europa più unità, più solidale, più forte, che non deflette di fronte alle sua responsabilità, che non soccombe davanti alla paura".

 

Alessandro Olivi