La storia come maestra di vita, una storia che ha visto nell’Accordo Degasperi-Gruber un «capolavoro». Eloquio raffinato e concetti scanditi con la chiarezza che trasforma le parole in eredità morale. È stato molto di più di un dialogo quello che l’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha avuto alcuni studenti trentini.
M. Romagnoli, "Corriere del Trentino", 13 settembre 2016
L’ex capo dello Stato ha accolto l’invito della Fondazione Museo storico e ieri ha visitato alle Gallerie di Piedicastello l’esposizione «1935-45. Guerre e totalitarismi in una regione di confine». È seguito un dibattito che ha preso spunto dal suo ultimo libro, «Europa, politica e passione».
Un passo incerto, tutto il contrario delle sue parole. Napolitano ha visitato sorretto da un bastone la mostra allestita nelle gallerie. Poi ha incalzato i presenti (tra cui De Pretis, Dellai, Dorigatti, Panizza, Olivi). Il Presidente emerito («Ma mi sento più a mio agio se mi si chiama “Presidente” considerando la presidenza una traccia incancellabile della mia storia» ha detto ringraziando un ragazzo per aver «tralasciato quell’emerito che è un’aggiunta, non scritta nella Costituzione») ha parlato della storia, di Europa, immigrazione e dell’autonomia locale. «Che — ha detto — può certamente divenire patrimonio in una prospettiva più ampia perché quello che si è realizzato, anzitutto l’accordo Degasperi-Gruber, ha rappresentato un capolavoro storico. Sappiamo quali veleni circolavano in Alto Adige dopo l’assegnazione del territorio la Seconda guerra mondiale. Se abbiamo superato tutto questo è perché si è avuta questa intuizione. Ho sempre ritenuto sbagliato in quattro e quattr’otto dire “non è più attuale”». Poi l’attualità: «Un altro discorso è come si è fatta fruttificare l’autonomia in una regione e nell’altra. Bisogna fare distinzioni e riconoscere meriti e demeriti: certamente la regione Trentino Alto Adige, grazie anche alle due Province autonome di Trento e di Bolzano, rappresenta la parte più positiva di questo percorso. Sicuramente la parte che ha avuto più successo e quindi io credo che veramente sia un’eredità dell’immediato Dopoguerra che non possiamo in nessun modo mettere a repentaglio, lasciar trascurare o far sì che possa essere messa in discussione».
Un appello accurato in linea con quello di studiare la storia rivolto ai ragazzi. L’ex capo dello Stato ha strappato un applauso raccontando la sua «emozione, durante una visita di Stato da Presidente, quando al Parlamento di Vienna vidi i banchi che recavano le targhette di Degasperi e Battisti (con i cui nipoti si è poi intrattenuto, ndr )»: «Due personalità diverse, da non confondere, ma entrambe grandi personalità italiane autonomiste, anche all’interno dell’Impero».
Napolitano, che oggi sarà al teatro Sociale assieme al presidente della Bce Mario Draghi per il Premio Degasperi, ha parlato anche delle migrazioni auspicando maggior disciplina sulle decisioni dell’Unione («Quanto può durare il finto consenso di un’Europa a 27, se i Paesi si rifiutano di attuare le decisioni che il loro Capo del governo ha accolto in sede europea?»), ha espresso preoccupazione per il riemergere in Europa di «tendenze che si sono radicate nel tempo e che purtroppo hanno giocato un ruolo nei momenti di svolta nel dominio del nazifascismo nei due Paesi, in Germania e in Italia, e nell’inizio che parve così devastante e vittorioso degli dei firmatari del patto di Berlino» e trattato del ruolo di alcuni Paesi nell’Europa. L’Ungheria con il referendum, ma anche la Gran Bretagna con la Brexit (ma il futuro è l’unità, ha ricordato) e la Germania: «Non parliamo di inflessibilità teutonica, perché quella vera l’abbiamo conosciuta» ha rimproverato una studentessa. Quindi l’auspicio: «Può essere sempre fatto valere da parte tedesca l’argomento dell’inaffidabilità dei Paesi che hanno accumulato uno stock di debito eccessivo. Questo è un problema nostro, che abbiamo troppo poco energicamente affrontato da molti anni a questa parte, dobbiamo liberare il futuro da questa zavorra, però abbiamo anche bisogno di liberare risorse».
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«L’Autonomia è un grande successo», U. Cordellini, "Trentino", 13 settembre 2016
«L’Autonomia della regione Trentino Alto Adige e delle due provincie autonome di Trento e Bolzano rappresenta sicuramente la parte più positiva dell’esperienza delle regioni a statuto speciale, la parte che ha avuto maggior successo. E quindi io credo che veramente sia un’eredità dell’immediato dopoguerra che non possiamo in nessun modo mettere a repentaglio, lasciar trascurare o far sì che possa essere messa in discussione». Giorgio Napolitano scandisce bene le parole quando parla dell’Autonomia. L’ex presidente della Repubblica (guai a chiamarlo emerito perché lui ribatte: «La Costituzione non scrive nulla in merito) arriva alle Gallerie di Piedicastello per visitare la mostra la mostra “1935-45. Guerre e totalitarismi in una Regione di confine” circondato grandi misure di sicurezza.-
Oggi sarà al Teatro Sociale per la consegna del premio “Alcide Degasperi, costruttori d’Europa” al governatore della Bce Mario Draghi, ma ha voluto visitare la mostra su invito del direttore del Museo Storico Giuseppe Ferrandi. Dopo la visita ha tenuto una riflessione sul momento storico che attraversa l’Europa, sulla Brexit, sull’immigrazione, sulle nuove pulsioni demagogiche, populiste e ed egoistiche che agitano il continente a partire dal suo cuore. Si aiuta con un bastone quando scende dall’auto, ma il suo cervello è lucido e il suo ragionamento appassionato come del resto già dice il titolo del suo libro «Europa, politica e passione». Napolitano si è interrogato sulle radici di questo populismo: «Mi preoccupa molto che ritornino dal profondo del passato quelle tendenze che avevano portato al nazifascismo. E dire che le ragioni di un Europa unita sono irresistibili. Chi può dire che esiste una soluzione ai problemi dello sviluppo e della crescita al di fuori dell’Unità europea?».
Già, chi può dirlo? In teoria nessuno. Eppure i movimenti neoegoistici, quelli che vogliono un ritorno ai muri e al filo spinato, un ritorno alle frontiere chiuse, sono in aumento e raccolgono sempre più consensi in tutta Europa: «C’è un’ondata di demagogia e false promesse che possono mettere a rischio l’Europa. Adesso anche l’Ungheria pensa di poter fare da sola. La Gran Bretagna ha deciso di andare per la sua strada, ma è diventata un qualcosa di molto piccolo. Già Helmuth Schmidt parlava dell’Europa come del “nostro piccolo continente”. Potremmo mantenere un peso solo tutti insieme e invece adesso dobbiamo anche aspettare un referendum in Ungheria sulla decisione del Consiglio d’Europa di redistribuire i profughi in tutti i paesi dell’Unione. La verità che dovremo pensare a un’Europa a due velocità con paesi più decisi nel rispettare le decisioni comuni e altri paesi con cui mantenere un legame più debole».
Stimolato da un membro della Consulta degli studenti, Napolitano ha anche fatto il punto sull’immigrazione: «Qualche giorno fa in un’intervista la regina di Giordania si chiedeva come sia possibile che, se il suo paese e il Libano accolgono più di un milione di profughi dalla Siria, l’Europa intera non possa fare altrettanto. Non c’è motivo né giuridico né morale». Alle sollecitazioni di altri studenti che hanno parlato di «inflessibilità teutonica», sia per quanto riguarda l’immigrazione che il rispetto rigido dei parametri economici, Napolitano ha risposto difendendo la Germania: «Già ai tempi delle guerre nell’ex Jugoslavia, la Germani accoglieva 100 mila profughi all’anno. Dobbiamo stare attenti a criticare sempre la Germania. Trovo eccessiva la definizione inflessibilità teutonica Draghi ha chiesto alla Germania di investire di più, ma anche noi dobbiamo stessi dobbiamo liberare il nostro paese da questa zavorra dell’enorme debito pubblico. Non dobbiamo sottovalutare quello che abbiamo combinato in certi anni un po’ infelici».