L’8 settembre ’43, una data che rappresenta al tempo stesso la morte e la rinascita della nazione che vide Trento come prima protagonista. La fuga del Re e degli alti comandi da Roma; l’abbandono delle truppe alla rappresaglia tedesca seguita all’armistizio; il collasso dello Stato. Ore tragiche per il Paese e per Trento che era stata duramente provata dal bombardamento della Portela del 2 settembre.
Ufficio Stampa Consiglio regionale, 8 settembre 2016
Nella notte tra l’8 e il 9 settembre le truppe corazzate tedesche attaccarono le caserme della nostra città. Una battaglia che si spense solo all’alba con l’inevitabile sconfitta dei reparti di fanteria e di alpini che, male armati, tentarono di difendere le loro caserme. Fu, come ha ricordato il presidente del Museo storico, Giuseppe Ferrandi il primo episodio della Resistenza. In quella battaglia notturna, ricordata nelle pagine di Antonino Radice, allora ufficiale e poi grande figura della cultura trentina, si formò la coscienza antifascista e antinazista di molti militari che diventarono i capi della Resistenza nel Nord Italia.
Ben 400 mila militari italiani vennero catturati dopo l’8 settembre; 10 mila dei quali trentini. I soldati delle caserme di Trento furono tra i primi a cadere nelle mani dei tedeschi. Dopo i combattimenti furono avviati all’aeroporto di Gardolo e mandati nei campi di prigionia in Germania. Mille di questi giovani trentini non fecero ritorno.
Per ricordare la tragedia di 73 anni fa in mattinata in piazza Dante, davanti alla lapide che ricorda gli internati, si sono dati appuntamento i rappresentanti dell’Anpi, dell’Ana e delle istituzioni, Bruno Dorigatti per il Consiglio provinciale e il sindaco di Trento, Diego Andreatta e un testimone diretto: Mario Pedrotti, uno degli ultimi quattro ex internati che possono ancora raccontare la loro lontana epopea.
Il Presidente Dorigatti ha sottolineato l’importanza di ricordare la tragedia di 73 anni fa, in particolare oggi che le guerre sono tornate a insanguinare il mondo e la stessa Europa sta attraversando un momento difficile. “Difendere la memoria, soprattutto per le giovani generazioni, – ha aggiunto – è particolarmente importante, perché la globalizzazione appiattisce tutte le culture, mentre si devono difese le diversità storiche perché rappresentano una ricchezza”. Ricordare l’8 settembre, come primo passo della rinascita del Paese, ha affermato ancora Dorigatti, “significa riflettere sul fatto che gli anni trascorsi dalla fine della guerra sono stati anni di pace. Pace che è stata realizzata anche grazie al sacrificio di chi fu internato in Germania e di chi, 73 anni fa, scelse di state dalla parte della democrazia. Sulle loro spalle – ha detto ancora il Presidente del Consiglio – poggia la nostra Costituzione e quindi la nostra Autonomia. Un’Autonomia – ha ricordato - sulla quale è stata avviata una fase di riflessione e discussione, che chiama tutti a raccolta perché rimanga una grande officina d’innovazione”.