Rossi e Zeni: "Grande soddisfazione per l'inserimento delle prestazioni di protonterapia nei Lea"

Nella riunione della Conferenza Stato - Regioni, tenutasi questo pomeriggio a Roma, è stata sancita l'intesa tra Governo, Regioni e Provincie Autonome rispetto all'aggiornamento dei Livelli Essenziali di Assistenza. Nell'intesa sono contenute anche le prestazioni di protonterapia; l'approvazione è un passaggio importante, come ricordato anche dalla ministro Beatrice Lorenzin, frutto di due anni di lavoro.
Ufficio Stampa Provincia, 7 settembre 2016

 

A latere dell'incontro la ministro Lorenzin ha confermato la sua disponibilità a visitare il Centro di protonterapia di Trento.
“Il risultato di oggi – sottolineano il presidente Ugo Rossi e l'assessore alla salute e politiche sociali Luca Zeni - è il frutto di un costante lavoro di confronto tra l'Assessorato provinciale, il Ministero alla salute e le altre Regioni. L'inserimento delle prestazioni di Protonterapia all'interno dei Lea consentirà di semplificare sensibilmente le procedure d'accesso alle cure con i protoni, con un beneficio concreto per situazioni medicalmente, ma anche umanamente molto complesse come quelle rappresentate dai tumori pediatrici”.
“Dall'entrata in vigore del Decreto Ministeriale – continua Zeni – tutti i pazienti che risulteranno idonei al trattamento di Protonterapia potranno accedere direttamente al Centro di Trento, che vedrà riconosciuta la prestazione nell'ambito della mobilità sanitaria interregionale. Ciò consentirà un aumento significativo del numero di pazienti trattati”. 
Soddisfazione espressa anche dal dottor Maurizio Amichetti, direttore del centro di Via al Desert, che ha affiancato l'assessore Zeni nella riunione odierna: "Attualmente sono attivi una cinquantina di centri nel mondo, di cui solo tre in Italia, fra cui appunto il nostro, l’unico ad avere tecnologie che permettono una focalizzazione ottimale del trattamento".

Le prestazioni inserite nei Lea
Nel dettaglio queste le prestazioni di terapia con i protoni inserite nell'elenco dei LEA:

  1. cordomi e condrosarcomi della base del cranio e del rachide;
  2. tumori del tronco encefalico (esclusi i tumori intrinseci diffusi del ponte) e del midollo spinale;
  3. sarcomi del distretto cervico-cefalico, paraspinali, retroperitoneali e pelvici;
  4. sarcomi delle estremità ad istologia radioresistente (osteosarcoma, condrosarcoma);
  5. meningiomi intracranici in sedi critiche (stretta adiacenza alle vie ottiche e al tronco encefalico);
  6. tumori orbitari e periorbitari (es. seni paranasali) incluso il melanoma oculare;
  7. carcinoma adenoideo-cistico delle ghiandole salivari;
  8. tumori solidi pediatrici;
  9. tumori in pazienti affetti da sindromi genetiche e malattie del collageno associate ad un’aumentata radiosensibilità;
  10. recidive che richiedono il ritrattamento in un’area già precedentemente sottoposta a radioterapia.

L'intesa prevede inoltre l'impegno entro febbraio a discutere, in un'apposita commissione, la possibilità di inserire anche quei tumori benigni o maligni (indipendentemente dalla sede e dalla istologia) per i quali l’adroterapia garantisce una miglior distribuzione della dose.

Protonterapia 
La protonterapia (o terapia protonica) è una forma particolare di radioterapia che utilizza, al posto dei raggi X ad alta energia (fotoni), utilizzati nella radioterapia convenzionale, particelle elementari dotate di massa e carica (protoni in questo caso) per irradiare un tessuto tumorale. I protoni rilasciano la loro energia nei tessuti irradiati in maniera caratteristica: la dose è infatti depositata quasi interamente, con estrema precisione, nello spazio di pochi millimetri alla profondità desiderata. Questa proprietà li rende particolarmente adatti alla somministrazione al tumore di dosi elevate, risparmiando al contempo i tessuti sani circostanti la lesione, e quindi riducendo gli effetti collaterali tossici.
La protonterapia viene applicata, e risultata particolarmente indicata, in situazioni cliniche difficili da trattare con la radioterapia convenzionale: in caso di lesioni in vicinanza di organi sensibili, in regioni anatomiche complesse, in caso di lesioni tumorali impegnative per forma e volume, nonché in età pediatrica. Un'indicazione molto importante è proprio quella del trattamento dei tumori pediatrici, perché si tratta di una tecnica più precisa e meno invasiva rispetto alla radioterapia tradizionale, e quindi meno dannosa per i tessuti dei bambini, sia in termini di effetti collaterali cronici che di sviluppo di secondi tumori radio indotti, complicanza temibile e severa di queste patologie nell’infanzia.

Il Centro di Protonterapia di Trento
Il Centro, di ultima generazione nel campo, è dotato di due gantry, ovvero camere di trattamento rotanti con fascio orientabile a 360°, e di un fascio fisso a possibile uso sperimentale e di ricerca.
A pieno regime il Centro potrebbe funzionare con entrambi i gantry contemporaneamente aperti 88 ore alla settimana: 16 ore nei cinque giorni da lunedì a venerdì e 8 ore il sabato. Con questo utilizzo al 100% delle potenzialità dell'impianto, il Centro potrebbe trattare circa 700-750 pazienti all'anno. L'inserimento della terapia protonica all'interno dei LEA rappresenta un importante passo avanti in questa prospettiva.

Le prestazioni effettuate fino ad ora 
A fine 2014 i pazienti, trattati con estrema prudenza per valutare la fattibilità anche tecnica del trattamento, erano tre. Il primo anno di effettiva operatività è stato dunque il 2015. 
Ad oggi hanno iniziato il trattamento con protoni 175 pazienti: 160 di loro lo hanno anche già completato.
Di questi il 26% sono trentini, il 30% veneti ed i restanti provenienti da altre Regioni d'Italia e dall'estero.
Sono state eseguite quasi 5.000 sedute giornaliere di trattamento di cui all'incirca 160 con anestesia.
La media delle sedute effettuate per paziente è stata di 31, con cadenza di 5 a settimana.
Sono stati sottoposti a prima visita ambulatoriale 302 pazienti. 31 sono i pazienti pediatrici di cui 14 trattati in sedazione.

Cosa sono i Lea
I LEA - Livelli essenziali di assistenza sono le prestazioni e i servizi che il Servizio sanitario nazionale è tenuto a fornire a tutti i cittadini, gratuitamente o dietro pagamento di una quota di partecipazione (ticket).

 

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"Protonterapia, dopo l'inserimento nei LEa occorre attirare più pazienti da fuori provincia", Ufficio Stampa Consiglio Provinciale, 8 settembre 2016

La IV Commissione ha visitato il centro di via al Desert all'indomani del riconoscimento nazionale.

​​​​​​​​​"Con il passaggio di ieri abbiamo concluso un importante 'tappone di montagna', ma per raggiungere il traguardo ci attende ancora molto lavoro, da un lato di costruzione di una rete di rapporti con le altre regioni, non semplice perché lo spostamento a Trento di chi ha bisogno di cure è mobilità passiva, e dall'altro di sviluppare la conoscenza diretta di questo centro da parte dei pazienti anche fuori provincia". Ad utilizzare la metafora ciclistica è stato l'assessore alla salute Luca Zeni rivolgendosi oggi ai consiglieri della Quarta Commissione del Consiglio provinciale presieduta da Giuseppe Detomas, che ha visitato l'unità operativa di protonterapia nella sede di via al Desert a Trento. Il sopralluogo era in programma da tempo, ma il caso ha voluto che avvenisse proprio all'indomani del tanto atteso riconoscimento ufficiale ottenuto dal servizio sanitario nazionale con l'inserimento della struttura trentina nei Lea, i livelli minimi di assistenza sanitaria garantita ai cittadini. A guidare la visita – oltre a Detomas dell'Ual c'erano Claudio Cia del Gruppo misto, Violetta Plotegher del Pd, Mario Tonina dell'Upt e Walter Viola di Progetto Trentino –, presente, appunto, l'assessore Zeni accompagnato dal direttore dell'Azienda provinciale per i servizi sanitari Paolo Bordon, sono stati Maurizio Amichetti, a capo dell'unità operativa di protonterapia, e Marco Schwarz, responsabile scientifico della struttura.

Amichetti: l'attività della struttura è in rapida crescita. Con l'aiuto di alcune slide (allegate), Amichetti ha ricordato alla Commissione la storia del centro che, istituito nel 2012 e dopo il passaggio dall'AtreP all'Apss del 2013, aveva ottenuto nel 2014 il nullaosta ministeriale, l'autorizzazione all'esercizio dell'attività sanitaria della Pat, il passaggio dell'unità operativa all'ospedale di Trento con il relativo inserimento nel dipartimento oncologico. I trattamenti erano iniziati il 23 ottobre dello stesso anno. Da allora ad oggi i pazienti trattati e in trattamento sia pediatrici che adulti sono rapidamente aumentati fino a raggiungere i 173 casi, la maggior parte dei quali provenienti dal Trentino Alto Adige (42), dal Veneto (55) e dal Lazio (21). Amichetti ha segnalato che alla struttura sono pervenute 1.081 richieste di pazienti, 748 delle quali hanno ottenuto una valutazione completa. Tra questi ultimi, per 302 la valutazione è stata positiva e 273 hanno iniziato le prime visite. In 159 casi, 31 dei quali pediatrici, la cura dei pazienti è stata completata, mentre per 14 pazienti è in corso, per 12 è in preparazione. Al 31 agosto di quest'anno i pazienti in carico a protonterapia sono 185. Molto positivo per Amichetti è il fatto che non vi sia stata nessuna interruzione per tossicità, ma anche che nell'aprile di quest'anno sia stato aperto il secondo gantry, in maggio sia avvenuto il primo trattamento con la nuova Tac su rotaia e quest'estate sia partita l'attività del Tifpa (Trentino Institute for fundamental phisics and applications), centro di ricerca e sperimentazione nato dalla collaborazione tra l'Istituto nazionale di fisica nucleare dell'Università di Trento, Apss, FBK, dedicato alla ricerca in fisica delle particelle elementari, allo sviluppo e al trasferimento di tecnologie d'avanguardia nei settori della sensoristica, della ricerca spaziale, del supercalcolo e della biomedicina nucleare. A proposito di attività scientifica, il direttore di protonterapia ha citato anche le 15 pubblicazioni curate dal centro su riviste con impact factor e i numerosi convegni e corsi di formazione promossi dalla struttura. Parecchie e impegnative anche le visite ricevute nella struttura da parte di gruppi e delegazioni provenienti da università non solo italiane, di scienziati e medici radioterapisti.

Costi e ricavi. Con 500-600 pazienti si potrebbero pareggiare i conti. Amichetti non ha mancato di parlare di costi e ricavi. Quanto ai primi, si sa che la spesa iniziale per la realizzazione del centro è ammontata a 114 milioni di euro, che utenze, consumi e canone mensile determinano una spesa annuale di circa 9.300.000 euro e che gli oneri legati al personale sono di 2.409.000 euro. Le entrate dovute alle 15.847 prestazioni finora erogate da protonterapia sono state pari a 4.567.992,755 euro, dei quali ben 2.511.000 ottenuti nei primi 8 mesi del 2016. Le entrate extraprovinciali derivanti dagli esami radiologici Pet-Rm sono state pari a 160.000 euro, "ma questa quota – ha precisato il direttore – aumenterà esponenzialmente dal momento che la maggior parte dei pazienti provengono da fuori provincia alimentando una mobilità attiva". Insomma, per Amichetti con 500-600 pazienti si arriverebbe al pareggio dei conti in pochi anni. La struttura potrebbe però curare fino ad una massimo di 700 casi, ma effettuando trattamenti anche nelle ore serali e di sabato. Per ogni paziente in cura il centro riceve infatti 20.000 euro, per cui 700 pazienti equivarrebbero a 14 milioni di euro. A favorire la crescita numerica dei pazienti sarà la possibilità del centro di occuparsi non solo delle patologie tumorali per lo più afferenti alla testa che ora i Lea permettono di trattare, ma in futuro anche di molte altre, sia benigne sia maligne, indipendentemente dalla sede e dalla istologia, per le quali "l'androterapia con protoni garantisce una miglior distribuzione della dose". Cure che la struttura trentina dovrà dimostrare di poter validamente effettuare.

Detomas: investimento riuscito per ricerca e innovazione in Trentino. Il presidente della Commissione Detomas ha plaudito al riconoscimento del centro di protonterapia ottenuto con i Lea, che oltre a rappresentare un passaggio indispensabile al funzionamento della struttura costituisce una "grande opportunità per la promozione del sistema sanitario del Trentino e dello stesso sistema autonomistico. Protonterapia – ha proseguito – rappresenta una parte importante degli investimenti del Trentino nei settori della ricerca e dell'innovazione, importanti anche per il futuro dell'economia di questo territorio di montagna collocato a metà strada tra nord e sud dell'Europa e rivelatosi meno congeniale ad altre attività".

Zeni: il miglioramento della mobilità supererà il segno meno. L'assessore Zeni ha ribadito l'importanza dell'inserimento del centro nei Lea che consente di superare il costoso iter burocratico di accesso a questa struttura e trasforma l'utilizzo della protonterapia in un diritto. Resta però a suo avviso molto lavoro da fare in due direzioni: costruire una rete con il sistema sanitario delle altre regioni e favorire la conoscenza di questo centro da parte dei pazienti fuori provincia. "Protonterapia è una priorità e un fattore strategico – ha concluso –, e ora è una voce con un meno davanti che potrà però diventare presto un 'uguale' perché il miglioramento della mobilità significherà anche fermarsi qui almeno un mese e mezzo per sottoporsi alle cure del centro".

I consiglieri: bene, ma ora occorre attirare pazienti da fuori provincia. Mario Tonina (UpT) ha ricordato due atti politici da lui recentemente proposti a sostegno di protonterapia: il primo con una mozione presentata al Dreier Landtag dell'aprile scorso e approvato all'unanimità per diffondere la conoscenza e l'utilizzo del centro anche nell'ambito del Tirolo; il secondo per la promozione della struttura in tutto il nord Italia e nel sud dell'Europa. Walter Viola di PT ha salutato con soddisfazione l'inserimento del centro trentino nei Lea ma ha sollecitato a darsi da fare per attirare pazienti da fuori provincia perché protonterapia non si rivolge solo al nostro territorio. "C'è ora – ha osservato – un problema di promozione e questo richiederebbe un manager apposito che si occupi della nostra visibilità all'esterno del Trentino". Amichetti ha condiviso il richiamo citando il caso del centro di protonterapia di Praga che con la promozione riesce ad attirare moltissimi pazienti. "Apt e assessorato – ha aggiunto – si stanno già occupando di questo aspetto". Infine Violetta Plotegher del Pd ha suggerito di qualificare il centro trentino rispetto ad altri dove si curano i tumori mettendo in evidenza i maggiori benefici e i vantaggi che si ottengono sottoponendosi alla protonterapia e cercando la collaborazione con gli altri due centri attivi in campo nazionale. Servirebbe a suo avviso in particolare "una valutazione comparata con altre terapie per dimostrare la validità di questa cura". Plotegher ha inoltre rimarcato l'importanza di puntare all'eccellenza nell'accoglienza dei pazienti pediatrici puntando sull'assistenza psicologica e la presa in carico completa dei bambini in cura presso il centro, come pure dei genitori che li accompagnano. "Non basta – ha avvertito – che ci preoccupiamo di ripagare i costi della struttura se vogliamo rendere davvero appetibile Trento per la protonterapia". Ai consiglieri Amichetti ha risposto che per dimostrare i vantaggi della protonterapia per il trattamento dei tumori occorrono numeri che oggi ancora non ci sono. Quanto alla collaborazione con altri centri, è stata già avviata sia a livello nazionale sia in campo internazionale. "sulla rpesa in carico anche psicologica dei bambini, qualche problema di accoglienza e dal punto di vista organizzativo a Trento obbiettivamente c'è – ha ammesso il direttore –, ne abbiamo discusso con il servizio di psicologia dell'Apss che oggi non è in grado di occuparsi anche di questa nuova attività indotta dalla presenza di protonterapia".

Il sopralluogo.Tecnologie testate qui andranno presto nello spazio. Dopo l'incontro, la Commissione ha visitato le aree più significative della struttura, dalla "sala risveglio" con l'anestesista Dino Pedrotti ad una delle stanze dedicate al trattamento terapeutico sull'apposito lettino, dove si trova anche la nuova Tac su rotaia. "Apparecchi come questo esistono sono in altri due posti al mondo: Svizzera e Olanda", ha spiegato il responsabile scientifico della struttura, Marco Schwarz, che ha poi guidato i consiglieri anche nella sala di controllo. Ultima tappa del sopralluogo: la sala sperimentale dove i giovani del Tifpa dell'università di Trento operano da circa un anno nei campi della fisica medica, della radiobiologia e anche della ricerca spaziale. "L'anno prossimo alcune tecnologie da noi testate andranno in orbita su un satellite", ha annunciato Francesco Tommasino, che ha parlato anche dell'utilizzo dei fasci dell'apparecchiatura di protonterapia, reso possibile – unico caso in Italia – anche la sera e di sabato per esperimenti di fisica e test di materiali. "Queste attività sperimentali a protonterapia – ha concluso un altro ricercatore Emanuele Scifoni – attirano a Trento visitatori da tutta Italia e da vari Paesi del mondo, tra cui la Cina, gli Statui Uniti e il Giappone".