Si pongono molte riflessioni in questi tempi difficili. E’ compito della politica non solo porsi gli interrogativi circa la situazione contingente ma lavorare per indicare futuro e prospettive.
Giacomo Pasquazzo, Lettera al "Corriere del Trentino", 6 settembre 2016
Ben venga quindi una riflessione seria, ponderata, ragionata e soprattutto argomentata sul tema della riforma costituzionale: essa va affrontata senza slogan. La speranza è che vi sia serietà sia da parte di chi rappresenta il fronte favorevole, sia da parte di chi contesta la riforma. Purtroppo però nella maggior parte dei casi il dibattito non ha nulla a che spartire con il testo approvato dal Parlamento.
In Trentino è fondamentale avviare un ragionamento profondo sulla riforma costituzionale visto che esso si lega, quanto meno per la sua tempistica, ad un dibattito –ancora piuttosto lontano e distante– sul nuovo Statuto di Autonomia e sulla Consulta, che è deputata a formulare la nuova proposta di Statuto.
Pertanto, in punta di piedi, ma determinato nella convinzione e nella proposta, sento come dirimente e fondamentale che proprio in questo contesto –in cui si riflette sulla riforma costituzionale e sul nuovo Statuto di Autonomia– si discuta di Euregio.
Certo, nessuno vuole dimenticare le grandi sfide contingenti soprattutto legate alle crisi occupazionali, alla drammatica disoccupazione giovanile e all’emergente aumento delle povertà: purtroppo queste disparità sociali stanno prendendo piede un po’ in tutta Europa e a questi temi sociali vanno date urgenti risposte.
Resta comunque fondamentale chiarire anche l’orizzonte verso cui vogliamo tendere. Vogliamo interrogarci sulle prospettive per il nostro territorio?
Bene, è cruciale pertanto che, nei prossimi Statuti di Autonomia di Trento e Bolzano, che emergeranno a seguito dell’approvazione (o meno) della riforma costituzionale, venga inserita e quindi assuma in un certo modo copertura costituzionale (dato che lo Statuto d’autonomia è legge costituzionale) la cosiddetta “Euregio”, ossia l’euroregione (rectius, GECT) Trentino/Sudtirol/Tirol.
Non dobbiamo avere paura di scommettere, tutti assieme, su questo nuovo futuro all’interno di un inevitabile sviluppo europeo che non può che partire dai territori. Un primo (e piccolo) passo verso gli Stati Uniti d’Europa!
Sia chiaro però, la strada non è certo semplice. Ma va almeno provato questo nuovo e inesplorato percorso. Tante sono e saranno le resistenze nei territori (nel sapere rinunciare ad una parte del proprio io per costruire un noi più complesso e più aderente alla realtà internazionale), tante saranno le resistenze nelle nazioni (che vogliono ancora contare, pur dimostrando evidenti difficoltà nel saper affrontare le complesse questioni internazionali) e tanto sarà il timore per un futuro verso cui nessuno finora ha mai provato a guardare realmente nel contesto europeo. Sarebbe un passo avanti lungo la direzione tracciata dall’Accordo Degasperi-Gruber.
E’ uno sforzo storico, culturale e politico non da poco perché significa superare davvero i confini. Significa costruire un percorso comune che tenga conto del passato, senza però usare il passato come fonte di divisione di luoghi e persone.
Se per un attimo tralasciamo le acque tempestose della politica europea, scosse dai venti della paura, risulta fin da subito evidente che le opportunità transfrontaliere che si presentano oggi alle giovani generazioni sono davvero moltissime: ed il futuro non può che partire da qui!
E’ totalmente assurdo sentire che in Austria si parli di un ritorno al confine lungo il Brennero. Ecco, proprio le tematiche sociali per esempio, proprio sul fronte delle grandi migrazioni che l’Europa sta vivendo, serve e urge un messaggio comune da questi territori, serve costruire una risposta assieme: urge superare i confini per essere propositivi, solidali e determinati nel saper rispondere a questi flussi migratori.
Partiamo dal ruolo dei giovani, costruiamo davvero un’Euregio con competenze definite sulla mobilità, sulle università, sul paesaggio e sui grandi temi internazionali. Solo così possiamo essere interpreti delle grandi sfide che ci attendono, solo così possiamo essere interlocutori europei nella formulazione delle risposte, solo così possiamo far crescere i territori: così possiamo provare a rispondere alle migrazioni, ai cambiamenti climatici, al dramma dell’ “earth overshoot day” che ogni anno anticipa il suo arrivo. Infine, solo così possiamo fare in modo che l’Europa percorra la strada dell’unità. Proviamo a proporre davvero un’idea dirompente e dinamica nel prossimo Statuto di Autonomia e nel dibattito sulla riforma costituzionale. Una idea che guardi alle persone e all’Europa, allo stesso tempo.
Mi appello pertanto a tutti coloro che hanno a cuore il futuro dei nostri territori e dell’Europa, facciamoci sentire e uniamo le forze per fare in modo che l’Euregio sia l’orizzonte verso cui tendere i nostri sforzi, per far sì che essa sia parte del dibattito sul futuro, anzi per far sì che davvero sia il futuro. L’Europa, in fondo, siamo tutti noi.
Ricordiamo le radici europee della nostra Autonomia, costruiamone una nuova fase.