Dorigatti: Settant'anni dopo il patto Degasperi Gruber, occorre una nuova "Regione"

L'intervento del presidente del Consiglio alla Giornata dell'autonomia con il Ministro Gentiloni. "Solo un robusto involucro regionale potrà salvaguardare le autonomie provinciali". Questo il "cuore" dell'intervento del presidente del Consiglio provinciale Bruno Dorigatti alla Giornata dell'autonomia, celebrata oggi, 5 settembre e che in questo 2016 è stata particolarmente importante per la ricorrenza del settantesimo anniversario dell'accordo Degasperi-Gruber, fondamento della specialità statutaria del Trentino Alto Adige – Südtirol.
A. Girardi, Ufficio Stampa Consiglio provinciale, 5 settembre 2016

In una sala Depero gremita per l'occasione da molte autorità istituzionali, politiche e sociali, soprattutto da sindaci ma anche da semplici cittadini, davanti al Ministro agli affari esteri Paolo Gentiloni e al presidente della Provincia autonoma di Bolzano Arno Kompatscher, Dorigatti, prendendo spunto dal patto sottoscritto tra i due statisti nel 1946 e rievocato subito prima dallo storico Giuseppe Zorzi, ha preso decisamente posizione a favore del regionalismo e contro il centralismo.

Riscoprire il regionalismo contro ogni forma di neocentralismo.

Il regionalismo, ha detto, che ha il suo "apice" nell'autonomia e che attraverso il decentramento dei poteri ha connotato positivamente questi settant'anni di storia italiana, trova "radici ed alimento" nella Costituzione repubblicana. In netta antitesi con il regionalismo è il ciclico ritorno di formule neocentralistiche  "che – ha ammonito Dorigatti – rischiano di spingere in direzione opposta i territori, le loro storie e le loro identità, facendo venir meno anche quello spirito di unità nazionale di cui tanto si avverte il bisogno in momenti di crisi come questi". Certo per Dorigatti anche il regionalismo ha mostrato dei limiti ("un uso distorto delle competenze e qualche abuso, eccessi che però sono stati fermati), ma questo, oggi, "non deve diventare alibi per una generalizzata compressione dei poteri delle Regioni ordinarie e speciali, in favore di un antistorico assolutismo dello Stato centrale". In tal senso, per il presidente del Consiglio, nell'accordo tra Degasperi e Gruber va riscoperto "il valore essenziale della cultura regionalista in Italia e in Europa".

Le due Province hanno bisogno di una nuova Regione.

Da questo punto di vista Dorigatti ha evidenziato come le legittime aspirazioni autonomistiche del Trentino e del Sudtirolo, che settant'anni fa trovarono un punto di incontro positivo nel patto Degasperi-Gruber, possano realizzarsi oggi solo nel quadro di un "nuova Regione". Una "nuova Regione" figlia di una necessaria revisione statutaria, che dopo aver assicurato un modello di convivenza più forte delle spinte nazionalistiche sia delle piccole che delle grandi patrie, possano oggi crescere ulteriormente le competenze delle due Province ed allargarsi i rapporti di collaborazione transfrontaliera. Una "nuova Regione" che sia reale unione di due comunità, dove l'autonomia possa dispiegare ancora le sue funzioni di laboratorio di innovazione e che garantisca l'equilibrio tra le aspirazioni delle due Province. Questa per Dorigatti "è la grande intuizione di quel patto e la sua modernità". In questa luce, ha aggiunto il presidente del Consiglio, "va letto positivamente anche lo strumento dell'"Intesa" preventiva fra Stato ed autonomie speciali per ogni modificazione non unilaterale dell'accordo che ci lega, purché si individuino obiettivi  ragionevoli e tempi certi, nel rispetto dei ruoli di ogni attore istituzionale".

L'autonomia ha senso come condizione di sviluppo e partecipazione.

Dorigatti si è poi soffermato sul valore attuale dell'autonomia, che non può essere considerata "un semplice sistema amministrativo del contingente" né "un valore politico assoluto". L'autonomia "ha senso solo se crea le condizioni per lo sviluppo di una comunità aperta alla partecipazione, se fa maturare un'economia capace di innovare e non chiusa nel solco incerto delle sovvenzioni; se fa affermare la cultura aperta del diritto e non quella chiusa del favore; se non lascia solo nessuno ma crea legami solidali fra tutti". Per questo, ha proseguito citando il recente discorso del presidente Mattarella in Trentino, serve "un supplemento di responsabilità", anche per superare la tentazione dell'immobilismo. Per Dorigatti "dobbiamo aprirci ad una nuova visione continentale, poggiata su grandi aree macroregionali e transfrontaliere, ovvero sull'Europa dei popoli, possibile approdo del viaggio delle autonomie dentro la storia europea". Una visione, questa, che implica la solidarietà e la fratellanza dimostrate nei giorni scorsi dall'Euregio verso le popolazioni colpite dal terremoto nel Centro Italia.

Riforma dello Statuto, occasione da non sprecare per calcoli elettorali.

Il presidente del Consiglio ha concluso chiedendo, con un appello rivolto al Ministro per gli affari esteri Paolo Gentiloni, di "legittimare ulteriormente", con la sua presenza, "le attese dei nostri territori, di fugare le paure e di rilanciare il valore dello strumento autonomistico anche per la costruzione di nuovi rapporti con l'Europa e per l'Europa". Infine un accenno alla riforma costituzionale e dello Statuto di autonomia, sempre in chiave regionale: "La riforma costituzionale – ha osservato Dorigatti – prevede la revisione concordata degli Statuti speciali e costituisce un'opportunità che non può essere sprecata in dibattiti sterili o polemiche faziose. La 'Consulta' a Trento e la 'Convenzione' a Bolzano, possono ridare fiato alla prospettiva di un più moderno Statuto, purché sia "condiviso e frutto di una forte e massiccia partecipazione". Questa, per il presidente del Consiglio provinciale "è la rotta indicataci dal 'Patto Degasperi – Gruber. Una rotta che non ammette sbandamenti, deroghe, cadute nella gelosa conservazione del precostituito", né accelerazioni finalizzate al puro consenso elettorale".