«Accoglienza migranti, l’Euregio faccia di più»

Bene il documento sui migranti che sarà consegnato oggi a Jean Claude Juncker dai presidenti di Trentino, Sudtirolo e Tirolo, ma l’Euregio può fare di più. Ne sono convinti i deputati Michele Nicoletti (Pd) e Lorenzo Dellai (Upt).
T. Scarpetta, "Trentino", 21 agosto 2016

 

«A Trento — osserva l’esponente pd — c’è una grande e comprensibile attenzione ad ogni virgola che viene spostata a Roma, ma se i nostri tre territori condividessero davvero politiche comuni, avremmo un’autonomia materiale che nessun governo sarebbe in grado di intaccare».

L’occasione per riaprire il dibattito sull’Euregio è data dal forum europeo di Alpbach, in Tirolo, che si conclude oggi con la visita del presidente della Commissione europea cui Ugo Rossi, Arno Kompatscher e Günther Platter consegneranno un documento in cui si chiedono a Bruxelles tre impegni in materia di migranti: un maggiore sostegno all’Italia visto il suo ruolo di porta d’Europa, politiche europee comuni nei paesi di provenienza per limitare le partenze e una più equa distribuzione dei richiedenti asilo coinvolgendo anche i paesi membri dell’est Europa.

«Un documento assolutamente condivisibile — premette Nicoletti — Fino a qualche tempo fa, ci eravamo illusi del declino degli Stati nazione, del conseguente dissolversi dei confini nazionali e del facile avvento dell’euroregione. Non è andata così. L’Austria ha minacciato di ripristinare il confine nazionale. Poi, resasi conto del danno economico che sarebbe derivato dal rallentamento delle merci, ha lasciato che potessero continuare a muoversi anche le persone. Non dobbiamo, però, dimenticare che l’Austria è uno dei paesi europei che maggiormente si è fatto carico di ospitare i migranti. Noi, come Euregio, cosa abbiamo fatto?». A giudizio del parlamentare poco, o almeno meno di quanto si sarebbe potuto fare. «È evidente che il governo dei flussi è fuori dalla nostra portata, ma in termini di accoglienza e assistenza umanitaria avremmo potuto e potremmo proporre una gestione comune del corridoio europeo». La futura scommessa dell’Euregio, per Nicoletti, è proprio quella di riempire di contenuti un ente oggi difficilmente tangibile. «Penso alla ricerca, alla mobilità, all’ambiente, temi su cui i tre territori potrebbero e dovrebbero condividere politiche comuni, anche per creare un’autonomia materiale che sarebbe ben difficile, un domani, smantellare. Io a Junker avrei chiesto un’altra cosa in quel documento: se l’Europa intende ancora rafforzare le euroregioni e se, all’interno del piano-Juncker, non si possano individuare finanziamenti per progetti euroregionali. Questo aiuterebbe l’Europa nel superamento degli stati nazionali e noi a dare concretezza ai progetti di cui sopra».

Non la pensa molto diversamente Dellai. «Io e Durnwalder demmo vita al Gect perché era l’unico istituto giuridico di cui potevamo servirci. È evidente che, in prospettiva e con la “degasperiana pazienza” evocata giovedì da Mattarella, si possa andare oltre quella che, almeno sulla carta, è una cooperazione economica, più che istituzionale». Il primo passo è quello dell’azione politica. «Già oggi — ricorda Dellai — i tre territori hanno la possibilità di attuare politiche comuni nelle materie di competenza. In parte questo è già stato fatto e continua ad essere fatto dalle giunte. Tuttavia, oggi devono poi declinare a livello di singola istituzione tali scelte comuni. Il salto di qualità — continua Dellai — lo avremo quando sarà possibile dare vita a un organismo euroregionale dotato di poteri autonomi, possibilità già prevista nei protocolli aggiuntivi della convenzione di Madrid, sottoscritta da Italia e Austria, ma non ancora ratificata dal Parlamento». Quanto alle politiche per i migranti, anche per Dellai i tre territori possono fare la loro parte. «È evidente — premette — che perfino gli Stati nazionali non sono in grado di gestire da soli il fenomeno. Tuttavia, possiamo fare molto prima di tutto in termini culturali, per rassicurare le popolazioni circa la possibilità di governare il fenomeno. Ma potremmo andare anche oltre e occuparci insieme dell’accoglienza, dell’integrazione, dell’inserimento in percorsi lavorativi».