Nel mese di giugno 2015 la giunta provinciale ha dato mandato all'azienda sanitaria di rivedere l'organizzazione dei presidi di continuità assitenziale, più noti come "guardia medica".
Luca Zeni, "Trentino", 29 luglio 2016
La continuità assistenziale, giusto sottolinearlo, è un servizio che si struttura in maniera complementare al medico di medicina generale, intervenendo di fatto nelle fasce orarie e nelle giornate non coperte da quest'ultimi (come ad esempio nelle ore notturne e nelle giornate festive) garantendo dunque evidentemente la fondamentale continuità costante nell'erogazione dei servizi sanitari territoriali di base. Importantissimo ricordare che proprio come il medico di medicina generale non è preposto alla gestione delle emergenze, allo stesso modo la cosiddetta guardia medica - che ne fa le veci - non deve garantire un pronto intervento in caso di emergenze notturne o festive: questo compito è affidato e coordinato dai pronto soccorsi ospedalieri e dal servizio 118 Trentino emergenza!
Fatta questa doverosa e necessaria premessa, la situazione attuale presenta 33 sedi di continuità assistenziale suddivise per i 4 distretti sanitari e in cui operano 154 medici. I dati di fruizione del servizio evidenziano come in ben diciassette di questi presidi il numero medio di prestazioni (ovvero le visite domiciliari più le visite ambulatoriali più i consulti telefonici) erogate nell'arco delle dodici ore di servizio siano inferiori a quattro (meno di una ogni tre ore). Meno di quattro prestazioni (compresi i soli consulti telefonici) per un costo a presidio in media sopra ai 200.000 euro all'anno. Non solo, le guardie mediche attualmente si trovano ad operare in autonomia, senza forme strutturate di coordinamento tra le diverse sedi presenti sul territorio.
Questa fotografia è il risultato di un modello pensato e attivato più di 30 anni fa e mai, nella sostanza, aggiornato. La realtà di oggi, suffragata dai dati, ci dice che quello della continuità assistenziale è un servizio sotto utilizzato, verso cui i cittadini mostrano poca propensione anche perché non in grado di rispondere ai cambiamenti intercorsi nelle loro esigenze di carattere sanitario, e la cui organizzazione è tarata su una viabilità di vent'anni fa che nel frattempo è decisamente cambiata. Per questo motivo oggi è necessario aggiornare l'organizzazione e la rete della continuità assistenziale: ecco allora che in concreto non si "tolgono" guardie mediche, semplicemente si strutturano presidi che coprano un territorio maggiore e che quindi avranno un numero di interventi adeguato durante i turni.
Ne risulterà un servizio più sostenibile (le sedi saranno 20 e i medici 108), appropriato ed efficace, capace di un maggiore coordinamento tra le diverse sedi presenti sul territorio e con le strutture ospedaliere, collegate con le aggregazioni dei medici di medicina generale, delle quali stiamo discutendo in queste settimane con i sindacati dei medici. Infine la nuova impostazione sarà improntata ad una stabilizzazione dei medici della continuità assistenziale (oggi caratterizzati da un forte turn-over) a cui verranno offerte occasioni di formazione specifiche, quindi con l'opportunità di un riferimento più stabile e migliore per il cittadino.
In conclusione, mi sembra giusto anche sottolineare come in un territorio di montagna sia fondamentale garantire servizi di alta qualità, trovando il giusto equilibrio tra capillarità del servizio e casistica, modificando l'organizzazione via via che cambiano le conoscenze scientifiche e le tecnologie disponibili. L'obiettivo di questo tipo di organizzazione e di adeguamento, è di valorizzare la continuità assistenziale; l'auspicio è che non si cada nel campanilismo, chiedendo di mantenere un numero troppo elevato di sedi di fatto non operative, e che si colga invece l'opportunità di rilancio della qualità di un migliore e più appropriato servizio.