«La politica trentina smetta di fare polemica sulle cose piccine e inizi a pensare in grande. Iniziamo a guardare oltre il confine. Il nostro futuro è l’Euregio e poi la costruzione di una grande regione alpina che vada anche oltre». Giorgio Tonini, senatore e tra le menti del Pd anche a livello nazionale, si inserisce nel dibattito sul futuro dell’Autonomia ai tempi delle riforme e alza l’asticella.
"Trentino", 27 luglio 2016
Però invita anche a una sana dose di realismo: «Nessuno vuole toglierci competenze - dice rispondendo a Lorenzo Dellai- semmai la battaglia ogni anno è sulle dotazione finanziarie, ma lo Stato di riprendersi le nostre competenze non ci pensa proprio».
Tonini, la nostra Autonomia rischia? Dobbiamo uscire dalla sindrome dell’accerchiamento. Non siamo circondati da nemici. Anzi, la nostra Autonomia è molto apprezzata.
Però, non può negare che da più parti arriva l’accusa di un’autonomia dispendiosa. Purtroppo il pregiudizio è duro da sfatare. E’ vero. Tutti ci riconoscono di saper gestire brillantemente le nostre competenze, ma ogni anno c’è una vera e propria lotta sui soldi. Questo perché le dotazioni finanziarie sono sempre minori e le amministrazione se le contendono in maniera feroce. Ecco noi dobbiamo stare attenti su questo versante.
E come ci si può difendere? La prima cosa sarebbe quella di semplificare il quadro della risorse destinate alla nostra Autonomia. Non è difficile dimostrare che noi, considerando tutte le competenze, abbiamo il giusto e che non abbiamo risorse esagerate. Una maggiore trasparenza lo farebbe capire a tutti. Come diceva Degasperi, l’Autonomia si difende se non è a spese dello Stato e non è più così da tanto tempo.
Con la riforma costituzionale l’Autonomia ci guadagna o ci perde? Ci guadagna. In primis perché con questa riforma avremo uno Stato più efficiente e, quindi, una spesa pubblica con minori sprechi. Ma poi, le autonomie speciali vengono confermate in toto. Tanto che molti oppositori della riforma la contestano proprio perché non abolisce le autonomie. Ma il resto sta a noi.
Dellai pensa che si debba tornare a una specie di nuovo Ulivo, lei che ne pensa? Io penso che si debba guardare avanti. La nostra coalizione è il centrosinistra autonomista. La nostra è una coalizione aperta. Rispetto al quadro nazionale c’è il Patt. E’ chiaro che se la coalizione è sbrindellata e litiga su tutte le piccole cose, gli elettori si disamorano e scelgono altre strade, come i civici. Ma noi, come diceva Moro, dobbiamo essere alternativi a noi stessi e innovarci. Basta scaramucce. A Pergine e Rovereto, abbiamo preso una sonora lezione dai civici. Dobbiamo dimostrare di aver imparato la lezione. Come direbbe Berlinguer, dobbiamo avere un pensiero lungo.