In Trentino c’è voglia di mettersi in proprio: oltre 700 domande, investimenti per 60 milioni

Quand’era partito, con le prime delibere adottate dalla Giunta provinciale nell’aprile 2015, si sperava che il nuovo pacchetto di misure a sostegno della nuova imprenditorialità potesse iniettare nuova linfa in un tessuto produttivo sfaldato da una difficile situazione economica.
Ufficio Stampa Provincia, 26 luglio 2016

 

 

E le “carte in regola” lo strumento le aveva tutte: accorpamento di misure diverse, norme più semplici e chiare, l’apertura di uno sportello unico, ma soprattutto la possibilità di anticipare l’erogazione di parte del contributo non più concesso solo a consuntivo. Oggi, a nove mesi dall’avvio operativo del “Pacchetto nuova imprenditorialità”, il gradimento è andato ben oltre le più ottimistiche previsioni: 2.600 contatti allo Sportello di Trentino Sviluppo, 714 domande presentate, per l’86% da parte di giovani e donne, con investimenti complessivi per i privati impegnati nell’avvio di una nuova attività imprenditoriale pari ad oltre 60 milioni di euro. Commercio, artigianato e turismo i settori più gettonati. Già in gran parte erogati gli 8,5 milioni di contributi spettanti alle 204 domande accolte nel 2015, i tecnici di Trentino Sviluppo stanno lavorando per verificare una ad una le richieste di contributo presentate entro il termine del 30 giugno 2016: 490 domande, più del doppio rispetto a quelle del 2015, con una percentuale di donne e giovani salita al 91% ed una previsione di investimenti per l’avvio di tante piccole e micro imprese pari a 37 milioni di euro.
«Un risultato per certi aspetti sorprendente – commenta Alessandro Olivi, vicepresidente e assessore allo Sviluppo economico e lavoro della Provincia autonoma di Trento – che testimonia come non c’è assuefazione, non c'è voglia di abbandonare l'idea che un progetto di vita legato all’avvio di un’attività di piccola impresa è un qualcosa che permea la società trentina. In particolare l'86 per cento dei progetti, in media, sono presentati da giovani sotto i 35 anni o da donne, e questo era un altro obiettivo di inclusione sociale che il progetto portava con se».
«In questo primo step - ha sottolineato Olivi – ci siamo posti l’obiettivo di dare un segnale di fiducia a tutti coloro che volessero investire sui propri talenti in una logica d'impresa, stimolando anche la rigenerazione di un tessuto produttivo che ha comunque bisogno di nuove leve, di persone giovani che ci credono e che investono. Ora stiamo lavorando alla terza fase del piano, con la focalizzazione dei contributi su settori più idonei ad impattare sulla competitività del sistema, e per questo stiamo ragionando sulle “smart specialisation”, cioè le specializzazioni intelligenti individuate nell’ambito della programmazione europea».
Giovanna Flor, consigliere delegato di Trentino Sviluppo, dopo aver sottolineato la gran mole di lavoro svolto dalla società di sistema in collaborazione con Provincia Apiae ed altri enti quali CAT e Hub specialistici, ha ribadito l’impegno e la disponibilità «nel continuare ad affiancare i neo imprenditori mettendo in campo ulteriori e vari strumenti di avvio di impresa previsti dal sistema provinciale di sostegno alle startup: dagli spazi negli incubatori, per le iniziative più innovative, ai percorsi di formazione dell’Innovation Academy, dai bandi Seed Money fino ai progetti integrati di filiera e di mercato». «Per questo – ha anticipato Flor - abbiamo messo a punto un processo di monitoraggio che permetterà di seguire passo dopo passo le iniziative nello sviluppo del loro percorso imprenditoriale, tenendo monitorati in particolare alcuni degli indicatori fondamentali, quali il fatturato, il personale dipendente, eventuali nuovi progetti di mercato».
I dati presentati nel dettaglio da Paolo Pretti, della Direzione Operativa di Trentino Sviluppo, affiancato da Claudio Moser, dirigente del Dipartimento Sviluppo economico e lavoro della Provincia autonoma di Trento, evidenziano un vero e proprio boom quello delle richieste di contributo per l’avvio di una nuova attività imprenditoriale sul territorio trentino. C’è voglia di mettersi in proprio, quindi, soprattutto da parte di donne e giovani - a queste due categorie appartiene l’86% dei richiedenti, con una percentuale passata dal 75% del 2015 al 91% del 2016 - mentre tra i settori più dinamici spiccano commercio e artigianato, rispettivamente con il 59% e 29% delle pratiche, seguiti a distanza da turismo (6%) e industria (4%).
Grande lavoro per lo sportello unico attivato presso Trentino Sviluppo che da ottobre 2015 a giugno 2016 ha gestito 2.570 contatti.
Per far fronte alle richieste di contributo la Provincia di Trento ha già in gran parte erogato gli 8 milioni e 544 mila euro di contributi concessi alle 204 nuove iniziative imprenditoriali finanziate nel 2015, mentre nel disegno di legge di assestamento del Bilancio di previsione 2016-2018 che verrà discusso in Consiglio provinciale a partire da lunedì 25 luglio, sono stati previsti 13,4 milioni di euro destinati al finanziamento delle domande presentate da marzo a giugno 2016, a cui si aggiungono 3 milioni di euro dell’Unione europea (FESR).
Per quanto riguarda il futuro – il termine di presentazione delle domande per il 2016 è infatti scaduto il 30 giugno scorso – la Giunta provinciale ha incaricato le strutture tecniche di Provincia, Apiae e Trentino Sviluppo di elaborare entro il prossimo 30 settembre una nuova proposta di bando che riproporrà tutte le misure rivelatesi vincenti, a partire dal nuovo modo di erogare l’aiuto tanto apprezzato dalle imprese, cercando al contempo di valorizzazione le iniziative più significative attraverso criteri preferenziali per quelle avviate da giovani, donne e disoccupati da almeno 12 mesi, ed elevandone il livello di innovatività con alcune limitazione nell'ammissibilità delle spese in particolare per quanto riguarda l'affitto locali, il rilevamento di azienda e la realizzazione di investimenti fissi già agevolabili in base ad altre misure previste dalla “Legge unica per l’economia” (L.P. n. 6/99).
In sintesi, ecco alcuni dei numeri più significativi riferiti alle domande presentate nella recente “finestra” prevista nel 2016.
Nei primi sei mesi del 2016 lo Sportello unico di Trentino Sviluppo ha gestito 1.500 contatti. Le domande di contributo presentate dal 1 marzo al 30 giugno, termine previsto dalla normativa, sono state 490 (224 nel 2015) per un importo complessivo di spesa pari a 37 milioni e 161 mila euro (23 milioni e 128 mila euro nel 2015).
I nuovi criteri fissati per quest’anno, più restrittivi, prevedevano un limite massimo di spesa che va dai 40 mila euro (piccole imprese) agli 80 mila euro (piccole imprese a partecipazione femminile o giovanile oppure costituite da disoccupati da almeno 12 mesi), con una misura di contributo che può variare, a seconda della tipologia di impresa, dal 30% al 50% delle spese ammesse.
L’analisi di verifica puntuale delle domande da parte dei tecnici di Trentino Sviluppo è ancora in corso, non è quindi al momento disponibile il dato relativo alle domande ammesse a contributo (nel 2015 erano state 204 su 224).
Delle 490 domande presentate nel 2016 il 91% riguarda comunque aiuti richiesti da nuove attività d’impresa avviate da giovani o donne, con un sensibile balzo in avanti, quindi, rispetto al 75% del 2015.
Commercio e artigianato rimangono i settori più gettonati, ma con trend opposti: il commercio sale dal 55% del 2015 al 61% delle domande presentate nel 2016 (301 nuove iniziative per un ammontare complessivo di spese pari a 23,7 milioni di euro), mentre l’artigianato scende dal 33% al 27% (134 domande per 9 milioni di spese previste). Significativo incremento anche dal parte del turismo, che passa dal 4% al 7% (35 nuove iniziative, 3 milioni di euro di spese), sostituendo al terzo posto l’industria che scende dal 6 al 3% (14 domande, 928 mila euro di spese); chiude la cooperazione (dall’1,3 allo 0,6%, ovvero 3 domande per 175 mila euro di spese), mentre altre 3 domande di contributo (per 2017 mila euro di spese) sono riferibili a settori diversi.
I nuovi criteri introdotti a partire dal 2016 hanno influito anche sulla tipologia di spese presentate per la richiesta di contributo: l’acquisto o affitto di beni mobili e attrezzature è infatti diventata la prima voce di spesa (11,6 milioni di euro complessivi), triplicando il proprio valore assoluto rispetto al 2015 e superando i costi di affitto di locali che rimangono la seconda voce di spesa rispetto alla quale viene richiesto il contributo pubblico (per 8,7 milioni di euro complessivi).
Tra i territori, infine, la Val dell’Adige si conferma come l’ambito con la maggiore vivacità (136 domande, pari a circa il 28% del totale), seguita da Vallagarina (75 domande, 15% del totale), Alto Garda e Ledro (51 domande, 10%), Alta Valsugana (48 domande, 9%), Val di Non (44 domande, 9%) e Rotaliana (27 domande, 5%).