«Premesso che ho parlato con il capogruppo in Provincia Alessio Manica, e mi ha detto che questa ipotesi non è stata discussa dai capigruppo, posso dire che il 100% degli elettori del Pd sarebbe schifato che la riforma costituzionale, per via di un’interpretazione interessata, si traducesse in un aumento delle indennità dei consiglieri regionali.C. Bert, "Trentino", 25 luglio 2016
Un’eventualità del genere per quanto mi riguarda sarebbe inqualificabile». Italo Gilmozzi lo aveva detto al congresso: «Serve un partito che faccia sentire la sua voce, che non è solo quella degli amministratori provinciali». E in questo caso il segretario del Pd usa parole durissime sull’ipotesi (Trentino del 22 luglio), ventilata nell’Ufficio di presidenza del consiglio regionale, che la riforma Boschi - dove per i consiglieri regionali viene fissato il tetto massimo dell’indennità del sindaco del Comune capoluogo di Regione, dunque Trento, dunque 8771 euro lordi al mese - venga aggirata facendo invece la media tra le indennità dei sindaci di Trento e Bolzano (il cui sindaco guadagna 12.380 euro lordi), con il risultato che non solo si eviterebbe il taglio di 500 euro netti al mese, ma il compenso dei consiglieri aumenterebbe dai 5.500 euro netti di oggi a circa 6 mila euro.
Segretario Gilmozzi, in questi giorni si discute anche del referendum costituzionale. Il governatore Rossi ha ammonito a non usare l’autonomia per sostenere il no alla riforma. A chi parla secondo lei? In queste settimane ho parlato con gli alleati, Upt, Patt, Ual, proprio oggi ho risentito il segretario del Patt Panizza, e tutti condividono di lavorare assieme per sostenere il sì.
Allora perché a fine luglio non avete ancora costituito un comitato come avevate annunciato? Domani (oggi per chi legge, ndr) sarà il tema che porterò al coordinamento del Pd. Mi piacerebbe che fosse un comitato con tanta società civile, più è e meglio sarà. Meglio se i partiti fanno un passo indietro.
Ma i partiti, per primo il Pd, questa riforma l’hanno votata. Ora vi tirate indietro? Affatto. Il Pd ci mette sicuramente la faccia ma io dico che non bastano i partiti. Il rischio è che questo referendum venga politicizzato e invece io insisto a dire che questo non è un referendum su Renzi. Non stiamo valutando un presidente del consiglio, né il segretario del Pd. Decidiamo su una riforma della Costituzione che secondo noi porta benefici all’Italia e al Trentino.
Qual è il principale punto di forza secondo lei? Superando il bicameralismo perfetto consentirà di governare in modo più efficace e metterà l’Italia al passo con i tempi. Sui benefici per il Trentino molti avanzano dubbi.
Dorigatti ha detto che l’«intesa» per la revisione dello Statuto non dà garanzie. Condivide? È chiaro che un minimo di preoccupazione c’è da parte di tutti ma io sono convinto che il governo terrà conto delle nostre aspettative. Con i parlamentari e il sottosegretario Bressa si sta lavorando proprio per questo.
C’è chi, come Manica, ha chiesto che la campagna referendaria dia spazio anche alle ragioni del no. Cosa ne pensa? Ci sono stati un paio di circoli che ci hanno chiesto di poter fare dibattiti con le due posizioni, ne discuteremo. Io sono favorevole.
La preoccupa che esponenti del Pd trentino prendano posizione per il no? C’è una parte di sinistra che qualche dubbio ce l’ha. Starà a noi convincere delle buone ragioni della riforma. Ma se è legittimo che qualcuno abbia delle perplessità, dal mio punto di vista sarebbe poco opportuno esprimersi pubblicamente per il no.
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