Qualcosa di più di un’associazione culturale, tanto che si è già data un documento programmatico che si propone di agire sull’agenda politica trentina anche con proposte di legge. Si chiama «Domani» e mette insieme accademici e giovani democratici.
C. Bert, "Trentino", 17 luglio 2016
Tra i fondatori compaiono nomi noti dell’Università di Trento come Carlo Borzaga (economista), Paola Giacomoni (filosofa), Antonio Schizzerotto (sociologo), Raffaele Mauro (ingegnere). Accanto all’ex parlamentare e sottosegretario Mario Raffaelli, fresco di nomina Ue come mediatore in Mozambico, all’ex presidente dell’Apran Aldo Duca, al nipote di Cesare Battisti Marco Battisti, all’ex sindaco di Arco Renato Veronesi, a Nicola Pontara (World Bank).
C’è poi il côté giovane, molto Pd o comunque di area: c’è la coordinatrice cittadina e consigliera comunale Elisabetta Bozzarelli, candidata alla segreteria provinciale al congresso dello scorso maggio, Tommaso Iori (dell’assemblea provinciale Dem), Giulia Merlo, Giulia Fiorini, Paolo Maccani. Cosa tiene insieme, viene da chiedersi, questa insolita alleanza intergenerazionale? I promotori hanno cercato di spiegarlo ieri, presentandosi a Impact Hub.
L’obiettivo, hanno detto, è una «sinergia tra chi è impegnato nelle istituzioni, o intende farlo in futuro, e chi può offrire, senza contropartite, il contributo della propria esperienza politica o delle proprie competenze professionali, cercando di favorire la crescita di una nuova e migliore classe politica». «Vogliamo costruire un circuito virtuoso tra un partito esistente, il Pd, che con tutti i suoi limiti per noi è lo strumento per cercare di ricostruire il sistema politico, e quanti sono disposti a dare un contributo in maniera non episodica e casuale». Vicinanza dichiarata ad un partito, dunque, che di questi tempi non è esattamente di moda: «Un’associazione come quella che ci proponiamo di costruire deve avere la capacità non solo di rianimare il confronto culturale, ma anche di tradurre la sua azione in proposte politiche concrete, da portare avanti nelle istituzioni, attraverso il partito di riferimento o utilizzando gli strumenti di democrazia diretta».
Nel merito, l’associazione si è data alcuni temi prioritari. L’autonomia, che nei prossimi mesi si misurerà con il percorso di riforma dello Statuto. La cooperazione, compresa quella internazionale, come cifra della comunità trentina. La sfida del welfare, di fronte alle disuguaglianze acuite dalla crisi economica, e gli strumenti per favorire la crescita. Infine, la pianificazione partecipata per affrontare in modo nuovo i nodi irrisolti del territorio e delle città.
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Un’associazione politico culturale con l’ambizione di incidere nelle scelte dell’amministrazione trentina. Una camera di compensazione tra il Pd e una società ormai restia a militare in un partito politico. Sarà il futuro a dire se «Domani» — questo il nome dell’associazione tenuta a battesimo ieri — sarà un utile strumento nelle mani dei dem per allargare la propria base sociale, o una spina nel fianco della dirigenza uscita vincitrice dal congresso di fine maggio.
Di certo, al momento, c’è che i promotori dell’iniziativa sono in massima parte riconducibili ai sostenitori della mozione Bozzarelli, da Mario Raffaelli a Tommaso Iori. Il «manifesto» dice chiaramente cosa l’associazione non vuole essere. «Non vogliamo creare una semplice associazione culturale, il cui prodotto possa ottenere un effimero spazio sulla cronaca locale (e gli esempi in questo senso non mancano, ndr ). Né si tratta dell’ennesimo tentativo di creare un partitino, destinato in partenza alla marginalità e al fallimento. Ciò che vogliamo costruire è un circuito virtuoso tra un partito esistente, il Pd, strumento politico, pur con tutti i suoi limiti, con il quale si può cercare di interagire nell’opera di ricostruzione del sistema politico, e quanti siano disposti a fornire il proprio contributo in maniera non episodica o casuale».
Iscritti del Pd, simpatizzanti, ma anche persone di altra estrazione politica interessate a discutere della cosa pubblica fuori dalle dinamiche — giocoforza proiettate al consenso elettorale — dei partiti. «Ci sono giovani che fanno politica, persone come me che l’hanno fatta — spiega Raffaelli — e altre che sentono il bisogno di un luogo, uno strumento discutere di politica senza ambizioni di candidature, o altro».
Domani non è una sorpresa. La sua nascita era stata annunciata durante la campagna congressuale. «Fa piacere — osserva Iori — vedere che non solo tante persone sono rimaste, ma che altre si sono aggiunte». Ieri, tra gli altri, erano presenti l’ex sindaco di Arco Renato Veronesi, l’ex assessore di Rovereto Paolo Farinati e l’imprenditore Paolo Signoretti. «Nasce un nuovo soggetto — continua Iori — la cui parola di riferimento è “connessione”: tra generazioni, tra il Trentino e il resto del mondo per fugare ogni localismo, tra il centro del Trentino e le sua valli, tra culture politiche diverse. La somma aritmetica delle diversità non basta più».
Ma quale sarà il rapporto di Domani con il Pd? «Per essere chiari — spiega Bozzarelli — non è la corrente bozzarelliana del Pd. Sono io che aderisco a Domani, non viceversa. Lo faccio perché sono convinta che oggi serva un luogo di interconnessione tra politica e cittadinanza, c’è bisogno di far riavvicinare le persone alla politica».
E quale dovrebbe essere, invece, il rapporto del Pd con Domani? A questo risponde Raffaelli: «Se il Pd si dimostrerà intelligente, capirà che Domani non è un avversario, ma uno strumento utile». E se, invece, dovesse ignorare la neonata associazione? «Come dicevamo, non vogliamo essere solo un’associazione culturale. Se nessuno ci darà ascolto, ci serviremo del referendum propositivo per portare avanti alcune proposte. Ricorreremo cioè alla democrazia diretta».
Gilmozzi: «Benvenuti, ma no a ruoli di supplenza», T. Scarpetta, "Corriere del Trentino", 17 luglio 2016
E il Pd come l’ha presa? La nascita dell’associazione «Domani» non è una sorpresa per la dirigenza del Partito democratico, ma qualche mal di pancia potrebbe crearlo. Italo Gilmozzi non si mostra ostile a priori. «Pensare è un’attività sempre utile» commenta non senza una vena di ironia.
Il segretario del Pd ha già lanciato più di un messaggio alla «minoranza» e anche le recenti nomine interne sono state fatte in un clima di non ostile. Fedele al proprio obiettivo di ricompattare i dem in vista del 2018, Gilmozzi fa buon viso a cattivo gioco. «Ogni strumento che possa portare idee è il benvenuto, anche se nasce all’esterno del Pd». Qualche paletto, però, il segretario non rinuncia a metterlo. «Sarebbe un discorso diverso — osserva — se un modo per dire che siccome non si crede nelle capacità dell’attuale classe dirigente del partito, allora si dà vita a un soggetto con un ruolo di supplenza. Ecco, di quel tipo di strumento non credo che il Pd abbia bisogno».
Discorso analogo a quello di Elisa Filippi, sostenitrice di Gilmozzi al congresso ed espressione di quella parte del Pd che tiene di più allo stretto rapporto con il nazionale che all’«anomalia» trentina. «Ogni associazione politica che nasce va intesa come un contributo, a maggiora ragione se nel centrosinistra e, nello specifico, con lo sguardo rivolto direttamente al Pd. Ben venga “Domani” quindi». Anche Filippi, però, non rinuncia a punzecchiare i promotori. «Certo mi auguro che quanti hanno aderito e hanno anche incarichi nel Pd trovino il tempo per entrambe le attività. Non so quanto sia gravoso l’impegno di coordinatrice di Trento (Bozzarelli, ndr ), ma spero che non si rinunci, in futuro, a convocare il coordinamento cittadino. L’interrogativo su cui è senza dubbio giusto riflettere è perché i partiti non siano visti come interlocutori sufficienti».