In prima battuta, rispondono entrambi allo stesso modo. Bruno Dorigatti e Alessandro Andreatta citano la Costituzione, all’articolo 19, sottolineando che «sul principio della libertà religiosa non si discute neppure». In occasione della festa per la fine del Ramadan infatti, è tornata alla ribalta la questione della moschea, non tanto sotto forma di richiesta perentoria, quanto di stimolo alla riflessione (Corriere del Trentino di ieri).
E. Ferro, "Corriere del Trentino", 7 luglio 2016
«Quello al culto è un diritto ed è giusto che sia esigibile» osserva il presidente del consiglio provinciale, mentre il sindaco di Trento individua nel prossimo Piano regolatore generale «l’occasione per riprendere il dibattito». Perché, come fa notare il primo cittadino, «il tema non è nuovo». Se ne è discusso parecchio negli ultimi sei anni e la questione «rimane aperta».
« Certo — prosegue Andreatta —, Aboulkheir Breigheche mi aveva detto che già poter disporre di un luogo in cui portare avanti momenti di istruzione, formativi, di organizzazione dell’attività caritativa, per la comunità è importante e che per i momenti di festività più importanti avrebbero usato le strutture sportive, come quella di Gardolo o il PalaTrento». L’imam, infatti, al termine del primo giorno di Id al-fitr , la festa per «l’interruzione del digiuno», ha ribadito l’importanza della sede di via Soprasasso, spostando il discorso sul piano della cittadinanza: assicurare un luogo di culto a una minoranza significa anche garantirne la qualità della vita, in una città che per questo aspetto si trova sempre in cima alle classifiche. «Sono anche loro cittadini come tutti gli altri — asserisce Dorigatti —. Qui vivono pure le seconde e le terze generazioni, non vedo perché non possano esercitare il diritto di culto di cui tutti devono godere». Secondo il presidente del consiglio provinciale «a maggior ragione con la nostra autonomia e nella nostra comunità, che si è sempre distinta per i rapporti positivi, la questione potrebbe trovare una soluzione come previsto dalle leggi vigenti». Insomma, la costruzione di una moschea in città «non costituirebbe una forzatura: è giusto — sostiene l’esponente del Pd — che la politica e le istituzioni prestino attenzione e cerchino anche di dare una risposta, mi pare un corretto modo di praticare l’autonomia».
«L’idea è di riprendere il dibattito al momento dell’elaborazione del prossimo piano regolatore generale — assicura Andreatta —, immaginando di individuare delle aree non eccessivamente periferiche, da poter raggiungere con il trasporto pubblico e con uno spazio adeguato per i parcheggi, che possano essere riservate ai luoghi di culto». Non solo islamico: «Sono stato sollecitato per la moschea in questi anni — afferma il sindaco —, ricordo però che anche i testimoni di Geova hanno avanzato la richiesta di uno spazio per la Sala del regno». Insomma, «nessun dubbio sulla libertà religiosa, che si sostanzia nella possibilità di avere un luogo dove poter immaginare di realizzare uno spazio per il culto», sul resto «ci confronteremo».