Positivi i primi riscontri riguardanti la sperimentazione realizzata nel 2015 sull'uso dell'Icef per determinare la compartecipazione dell'utenza alla spesa per il Servizio di assistenza domiciliare. La relazione sui sei mesi di sperimentazione, inviata ieri dalla Provincia alla Quarta commissione consiliare, evidenzia una maggiore equità del sistema e smentisce i timori riguardanti una riduzione dell'accesso al servizio.
Ufficio Stampa Provincia, 29 giugno 2016
"Il numero complessivo di utenti del Servizio di assistenza domiciliare, nelle sue varie forme, è rimasto sostanzialmente invariato, anzi, è leggermente aumentato - sottolinea l'assessore Luca Zeni - ; erano 6221 a maggio 2015, sono diventati 6348 a novembre 2015. Al tempo stesso, l'uso dell'Icef sembra effettivamente consentire una migliore e più equa distribuzione degli oneri a carico dei beneficiari. Per il 56% dei nuclei familiari, comunque, non vi è stato alcun aumento. Per il 15% la tariffa è aumentata e per il 4% è diminuita. Visti gli esiti positivi, valuteremo a breve a quali altri servizi estendere queste nuove modalità di compartecipazione, i cui effetti positivi ricadono anche sulle Comunità".
Vediamo il percorso fatto per arrivare a questa prima sperimentazione. Innanzitutto sono state effettuate alcune simulazioni sulla base dei dati disponibili. A questo scopo, già nel 2013 era stata inviata una comunicazione a tutti gli utenti beneficiari di Servizi nel corso di quell'anno, invitandoli a presentare la dichiarazione Icef. Avevano risposto positivamente alla richiesta, all'epoca facoltativa, circa il 60% degli utenti contattati. Con le dichiarazioni presentate si è costruita pertanto la banca dati necessaria ad effettuare le simulazioni sull'introduzione di nuove modalità di calcolo della quota di compartecipazione.
Successivamente, in collaborazione con le Comunità di valle, sono stati selezionati circa 1500 utenti rappresentativi per i quali sono stati analizzati i dati di utilizzo dei Servizi. Quindi si sono simulati gli effetti dell'introduzione della nuova disciplina. Ciò ha permesso di introdurre franchigie e pesi che non risultassero eccessivamente penalizzanti, il cui scopo era soprattutto quello di distribuire in maniera più equa i carichi economici fra i beneficiari degli interventi. La tariffa, prima calcolata solo sul reddito, è stata ritarata sulla base anche del patrimonio di ciascun nucleo, in modo tale da adattarsi alla condizione economica effettiva. Sempre attraverso simulazioni, si è potuto verificare che il leggero aumento di tariffe orarie veniva compensato dall'introduzione di tetti massimi di spesa, regolati sulla condizione economica (per cui ad esempio chi presentava un Icef pari o inferiore a 0,13, ovvero alla soglia di povertà, aveva un tetto massimo di 20 euro al mese, mentre chi si avvicinava alla soglia di 0,40 vedeva crescere progressivamente la quota massima mensile). I tetti di spesa avevano in particolare l'obiettivo di determinare una spesa massima per i nuclei che necessitano di un maggior numero di interventi.
Si è quindi provveduto con la sperimentazione vera e propria, che ha riguardato il periodo maggio-novembre 2015. L'indice Icef medio rilevato è stato di 0,23. I servizi interessati sono stati: aiuto domiciliare e sostegno alla persona, pasti a domicilio o presso centri servizi, telesoccorso/ telecontrollo. L'incremento medio della spesa per famiglia è stato di 16,50 euro mensili, e ha riguardato ovviamente solo quel 15% dei nuclei che hanno visto crescere la loro quota di compartecipazione.
Per oltre la metà degli utenti però le tariffe sono rimaste invariate. per una piccola percentuale sono diminuite. Infine, un 12% dell'utenza considerata non ha richiesto alcun servizio nell'arco di tempo considerato. Quale l'effetto dell'introduzione dell'Icef sulle Comunità di valle? Una crescita in effetti vi è stata, anche se inferiore alle previsioni: la media è del 14,77%. In alcune Comunità, tuttavia, è stata più elevata, fino a toccare in val di Non un 41% in più. In termini assoluti il maggiore incasso è stato di circa 730.000 euro, nel semestre. Ciò significa che su base annua può essere stimato in 1,5 milioni di euro.
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