Non è piaciuto ai sindacati della scuola che Ugo Rossi abbia giudicato «in linea con i parametri previsti» le modalità di reclutamento dei docenti emerse dall’istruttoria della Provincia sul Sacro Cuore e rese note ieri dal Corriere del Trentino. Anche l’assessora Sara Ferrari mostra un certo imbarazzo.
T. Scarpetta, "Corriere del Trentino", 26 giugno 2016
«A mia domanda diretta in giunta, il presidente ci ha garantito il rispetto delle regole. Ritengo che in futuro andrà richiesta maggiora trasparenza agli istituti paritari e che l’ente pubblico debba assicurare un controllo più serrato. Le regole da rispettare sono quelle pubbliche, a chi non le accetta va tolta la parificazione».
Nel verbale dell’istruttoria — oltre alla domanda sull’orientamento sessuale a una docente poi non confermata da cui la condanna per discriminazione della scuola da parte del Tribunale — è emerso come per l’istituto l’abilitazione all’insegnamento non costituisse una condizione necessaria per l’assunzione a tempo indeterminato. Anche l’eventuale iscrizione al Pas (percorso abilitante speciale) era considerata «utile ma non determinante». Fondamentale, invece, «la coerenza dei docenti» rispetto all’«identità della scuola».
«Ancora una volta mi stupisco — premette il segretario della Uil scuola, Pietro Di Fiore — che a queste scuole vengano dati soldi pubblici. La Provincia deve far rispettare le regole e non lo ha fatto. L’abilitazione è una condizione necessaria all’assunzione a tempo indeterminato anche per le scuole cattoliche che adottano il contratto Agidae. Una condizione che comunque impone pure la legge 62 del 2000 recepita in Trentino con deliberazione del 31 agosto 2000. Basterebbe che Rossi leggesse le norme della Provincia per saperlo. Anche dopo i fatti, la giunta non ha fatto nulla, invece dovrebbe far rispettare le regole e togliere la parificazione a chi non rispetta la Costituzione». Un punto su cui insiste anche Gloria Bertoldi (Cgil). «Premesso che abbiamo chiesto a Rossi di rivedere l’articolo che riguarda i contratti e che ci ha risposto picche, non ci sono dubbi che l’assunzione di docenti dotati di abilitazione è condizione per avere e mantenere la parificazione. Detto questo, se è comprensibile che il docente debba sottoscrivere il progetto educativo, in questo caso cattolico, della scuola, non lo è per nulla che gli vengano rivolte domande su orientamento sessuale, politico o religioso. Su questo la sentenza è stata chiara: un conto sono le prestazioni professionali richieste, un altro la sfera individuale tutelata dalla Costituzione. Chi non accetta questa distinzione, può fare a meno dei soldi pubblici. La Provincia deve vigilare scrupolosamente su questo».
Una linea che pare condividere anche l’assessora Ferrari. «Le paritarie sono una realtà e svolgono un ruolo sussidiario. Le regole cui devono attenersi, però, sono quelle pubbliche. Le assunzioni a tempo indeterminato, ad esempio, devono avvenire previa abilitazione all’insegnamento. È dunque necessaria massima trasparenza nelle selezioni e una puntuale verifica da parte della Provincia del loro rispetto, compresa l’impossibilità di violare la vita privata delle persone. A chi non rispetta questi criteri, semplicemente va tolta la convenzione». «Nella sua istruttoria — incalza Arcigay del Trentino — il presidente Rossi nulla aveva eccepito. A questo punto, anche alla luce della mozione contro le discriminazioni votata dal consiglio, va imposto anche alla scuole confessionali paritarie il principio sacrosanto della non discriminazione, e a scriverlo nero su bianco dovrà essere il presidente Rossi».