TRENTO L’istruttoria della Provincia, avviata da Ugo Rossi al seguito dell’eco mediatica prodotta dal caso, aveva dato esito negativo: nulla da eccepire. Ora, alla luce della sentenza del tribunale di Rovereto, è il vicepresidente Alessandro Olivi a prendere posizione. «Le scuole private finanziate con soldi pubblici devono garantire la medesima tutela dei diritti civili delle scuole pubbliche».
A. Rossi Tonon, "Corriere del Trentino", 24 giugno 2016
La rete delle scuole paritarie in Trentino è vasta e storicamente radicata. A garantirne le risorse finanziarie è la Provincia autonoma. Di qui le parole di Olivi, che lasciano intendere un più rigoroso controllo della discrezionalità degli istituti paritari nei confronti di studenti e docenti. «Si tratta di una sentenza importante — premette l’esponente pd — che interviene in un campo, quello dei diritti civili, in cui il legislatore in Italia spesso fatica a muoversi lasciando alla magistratura il compito di indicare la strada per una completa tutela delle persone. Non si tratta di mettere in discussione il finanziamento delle scuole paritarie, che garantisce pluralismo nell’offerta formativa. Si tratta, però, di pretendere che, laddove a pagare è la collettività, nessuno, né insegnante, né studente, sia messo nelle condizioni di essere discriminato. L’ente pubblico non può limitarsi a verificare che siano rispettati i soli criteri di efficienza».
Sul caso interviene anche la Cgil del Trentino, che aveva proposto ricorso per i profili di discriminazione collettiva, chiedendo al giudice che venisse accertato il carattere discriminatorio delle affermazioni della direttrice dell’istituto che aveva rivendicato il diritto di non assumere persone omosessuali. Una pretesa che il Tribunale ha ritenuto illegittima condannando la scuola al risarcimento di un danno economico a favore anche della Cgil. «Al di là dell’importante riconoscimento del danno e della discriminazione subita dall’insegnante, per noi è una significativa affermazione che riconosce i diritti e la dignità di tutti i lavoratori contro ogni forma di discriminazione». commentano il segretario generale della Cgil del Trentino, Franco Ianeselli, e Gloria Bertoldi della segreteria confederale, che ha seguito il caso. «La decisione assunta dal Tribunale riafferma un importante principio: un istituto religioso, nonostante sia portatore di una tendenza, non può discriminare i propri insegnanti sulla base del loro orientamento sessuale, in quanto questa sfera riguarda esclusivamente la dimensione privata del lavoratore e della lavoratrice».