Borgonovo Re «Prima me, poi Chiara Avanzo, ora l’aggressione verbale a Violetta Plotegher. Non comprendo perché sparare sulle donne. O ci sbagliamo, oppure esiste un problema femminile. La commissione pari opportunità potrebbe occuparsi del trattamento riservato alle donne non solo nell’accesso, ma anche dentro le istituzioni».S. Voltolini, "Corriere del Trentino", 17 giugno 2016
Donata Borgonovo Re, consigliera provinciale e presidente del Pd trentino, solleva la «questione femminile» all’interno della politica provinciale, in particolare nella maggioranza alle prese con il «caso» Kaswalder. Il consigliere ha preso nuovamente di mira i «dem», Plotegher e il proprio partito, che resta il Patt. Mentre il capogruppo Ossanna prende per la seconda volta le distanze dal consigliere — che respinge «ogni richiesta di dimissioni dalla maggioranza» — il segretario Panizza nega la possibilità di un «deferimento disciplinare». «Ma se non si riconosce nel programma tragga le conseguenze», dice.
Kaswalder e il partito
Nel comunicato Kaswalder sostanzialmente ripete le accuse fatte a Bolzano. Dopo aver perso di misura l’elezione alla vicepresidenza (35 preferenze Ossanna, 27 lui), in Aula ha criticato un po’ tutti: Plotegher, Ugo Rossi, l’alleanza con Renzi e perfino le casse rurali, provocando l’uscita dei «dem». Il capogruppo pd Alessio Manica e il governatore gli avevano suggerito di lasciare la coalizione. L’interessato però torna a attaccare soprattutto i dem che gli avevano sbarrato la strada per la vicepresidenza, al momento della staffetta di metà consiliatura nella quale la presidenza è passata da Avanzo (subentrata a Diego Moltrer) all’altoatesino Thomas Widmann. «Il Pd ha posto la logica giustizialista del veto pregiudiziale nei miei confronti per l’astensione sull’omofobia», dice. No quindi alle richieste di dimissioni, a partire dalla guida della prima commissione regionale. «Il modo diverso di gestire il dissenso a seconda dell’appartenenza — nota Kaswalder — è una formula che non può essere portata a modello di gestione dei rapporti coalizionali: il nulla riservato all’assessora Plotegher su un’importantissima delibera (la nomina di Girardi in A22, ndr) la dice lunga». Viene ricordato anche il dissenso dell’altoatesino Tommasini (Pd) «senza censure da parte dell’alleata Svp». «Quanto al mio partito attendo con piacere l’incontro nel quale spero qualcuno mi spiegherà in quale modo è stato rispettato un documento votato all’unanimità». Si tratta del testo sottoscritto dopo la morte di Moltrer con cui gli autonomisti si impegnavano a sostenere l’ex sindaco per la vicepresidenza al momento della staffetta. Gli alleati però avevano negato l’assenso rendendo la strada impraticabile. A voce, il consigliere dice di essere «in linea con il programma di consiliatura della maggioranza», che non prevedeva l’omofobia (un impegno però preso da Rossi), e «con lo statuto del Patt».
«Non condivido nulla delle tesi di Kaswalder e lo stesso vale per il Patt» chiarisce il capogruppo Lorenzo Ossanna. «Lo statuto del partito ha 60 anni e risale a un’epoca in cui non c’erano i presupposti per un tema come l’omofobia, che è stato un punto importante e di maturità. E non vuol dire che gli autonomisti non sono più per i valori cristiani e la famiglia». Secondo Ossanna Kaswalder «deve farsi una riflessione e vedere se è nel posto giusto».
«Per i distinguo, come per l’omofobia, nessuno si è stracciato le vesti — ragiona Panizza —. Ma se non si riconosce nella linea politica del partito e nel programma di coalizione deve tirare le conseguenze. Non si tratta di pensiero unico ma di coerenza». Nessun aut aut per il momento.
Borgonovo Re
La presidente dell’assemblea dem replica per il Pd. «Saranno gli autonomisti a individuare nel modo giusto come uscire da questa situazione» afferma. Per Borgonovo Re, si tratta di un problema personale diventato politico. «Dal punto di vista umano, il collega Kaswalder si è sempre relazionato bene, è stato vicino e sensibile. Mi spiace che per la vicepresidenza sia entrato in un tunnel triste. Tuttavia, l’essere parte di una coalizione di governo comporta delle responsabilità. Se il Pd avesse detto la metà delle cose dette da lui in Aula, avremmo avuto una crisi di giunta». C’è poi la «questione femminile»: la consigliera, costretta a lasciare l’assessorato alla salute in contrasto con Rossi, ricorda il mancato sostegno a Avanzo per la vicepresidenza (per la verità bocciata al voto). Adesso nota le accuse a Plotegher: «Non comprendo perché sparare sulle donne. Credo sia un tema di cui potrebbe occuparsi la commissione pari opportunità».
Il capogruppo Manica invece preferisce non rintuzzare la polemica. «Il gruppo si è già espresso. Vediamo cosa succede nei prossimi giorni».
Il capogruppo Patt
Tutto sembra fermo sulla questione del capogruppo provinciale (e regionale) delle Stelle alpine. Rispetto alle voci su un incarico a Avanzo, sia Ossanna che Panizza ribadiscono che il tema non sia imminente e che il mandato del primo è provvisorio in attesa della pronuncia della magistratura sulle accuse a Lorenzo Baratter.
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