E gregio direttore,
la riforma costituzionale Boschi supera il bicameralismo perfetto rendendolo imperfetto, ma il procedimento legislativo deve essere caratterizzato da due requisiti: rappresentatività ed efficienza.
G. Hamel, "L'Adige", 16 giugno 2016
La rappresentatività della maggioranza dei senatori (74 su 100) è riservata ad una legge elettorale ancora non nota ai cittadini che disciplinerà se i consiglieri regionali che faranno parte del nuovo Senato saranno eletti e quindi legittimati dal popolo italiano o nominati dai gruppi consiliari regionali su indicazione delle segreterie dei partiti. La forma in questo caso è sostanza. Sarebbe quindi molto importante che i gruppi parlamentari si attivassero subito per normare la modalità di elezione dei 74 senatori.
Il secondo requisito è l'efficienza. Oggi le potestà legislative delle due camere sono chiare. Il grave vulnus è la navetta parlamentare che rallenta il procedimento legislativo ordinario, un iter che l'Italia non può più permettersi in una società globalizzata che richiede risposte veloci ai bisogni di cittadini e imprese. Il requisito dell'efficienza avrebbe dovuto comportare il passaggio da un sistema bicamerale ad un sistema monocamerale come avviene per le civilissime Danimarca, Svezia e Finlandia.
La riforma inoltre accentra molte competenze, ma ciò, a onor del vero, non vale per le Province autonome di Trento e Bolzano che sono salvaguardate dal meccanismo dell'intesa il quale non mette però al riparo la nave dell'Autonomia dalle onde del mare aperto e pericolosamente mosso che ci separano dal porto sicuro del Terzo Statuto d'Autonomia. Trovo, invece, assenti nella discussione gli aspetti più positivi della riforma costituzionale: l'abolizione del Cnel e delle province delle regioni a statuto ordinario, l'innalzamento dei quorum per l'elezione del Presidente della Repubblica e dei giudici costituzionali, garanzie fondamentali nel sistema democratico che dovranno essere scelte obbligatoriamente insieme alle minoranze. Novità molto positiva della riforma è, nel caso di 800mila sottoscrizioni, la modifica del quorum per i referendum abrogativi che sarà calcolato sull'elettorato attivo che ha partecipato all'ultima tornata elettorale eliminando di fatto l'odiosa pratica dell'astensionismo.
Interessante anche l'introduzione dei referendum propositivi e di indirizzo, istituti di democrazia diretta già in uso in molti Stati europei. La riforma introduce, poi, tempi certi di discussione parlamentare per i ddl di iniziativa popolare. Sono questi aspetti innovativi che fanno propendere per il sì alla riforma costituzionale la quale snellisce l'apparato burocratico e contemporaneamente inserisce nel nostro ordinamento modifiche importanti per favorire maggiore partecipazione dei cittadini alla vita pubblica. Il miglior modo per approcciarsi alla campagna referendaria è discutere nel merito e lavorare umilmente per unire in primis tutto il popolo del centrosinistra.
Mi rivolgo al Partito Democratico del Trentino affinché prenda in mano la regia della campagna referendaria per il SÌ alla riforma costituzionale allargando l'entusiasmo alle forze della coalizione e alla società civile tutta. Infatti l'eventuale bocciatura della riforma in Trentino e in Italia più che dal merito in autunno sarà causata dalla forma e da quella che Gianni Cuperlo ha chiamato «l'arroganza dei capi». Rinnovo l'invito pertanto a far sentire tutto l'elettorato del PD convintamente dentro casa e non costantemente sull'uscio, pena il rischio per l'intera classe dirigente renziana di ritrovarsi in autunno su quello stesso uscio. A furor di popolo. Il nostro popolo.