«Il dirigente non sarà uno sceriffo»

«Noi siamo dalla parte della necessità e del desiderio dell'innovazione, dell'avanzamento e della sfida. Il Pd ha lavorato al ddl sulla scuola con decine di studenti, genitori, insegnanti che hanno prodotto idee e strategie diventate parte integrante di questo testo». Lucia Maestri, presidente della Commissione che ha esaminato il disegno di legge ha difeso, per il Pd e la maggioranza, l'impostazione della legge e si è detta amareggiata per le critiche alla legge.
"L'Adige", 10 giugno 2016

«Spiace - ha aggiunto Maestri - che la consigliera Bottamedi definisca il racconto di questa scuola un'operazione di marketing. Noi non siamo operatori di marketing perché la scuola non è un prodotto e gli studenti non sono clienti, ma riconosciamo nella scuola valori che aprono al mondo e alla conoscenza della vita. Noi scommettiamo su una scuola di tutti, di qualità e al passo con i tempi». Ribattendo ai consiglieri secondo cui sui precari sarebbe stato meglio seguire l'esempio di Bolzano, Maestri ha sottolineato come «la responsabilità politica ci dice che esercitare l'autonomia fino in fondo significa aprire strade sicure e nostre per la stabilizzazione del personale». Per questo Maestri ha preannunciato un ordine del giorno che impegni la giunta ad individuare una soluzione specifica al problema di questi docenti abilitati. Secondo Maestri «il dirigente in questo testo è un leader educativo che svolge compiti di coordinamento e scelta del personale docente, premiando il merito del loro lavoro. Non, quindi, uno sceriffo». Per l'esponente del Pd, «recependo le proposte emerse dalle audizioni in Commissione, siamo riusciti a calmierare le paure relative alla discrezionalità del dirigente». Come? «Garantendo la condivisione del progetto di istituto da parte del collegio dei docenti». «In collaborazione con il consigliere Viola ? ha continuato Maestri ? siamo anche riusciti a fugare i timori sugli ambiti territoriali, che sarà una decisione di giunta a definire».
«Esiste una dimensione individuale dell'insegnamento che va sottoposta alla premialità. Questo ce l'hanno detto anche gli studenti nelle audizioni - ha aggiunto Maestri - Il punto è come conciliare la competizioni tra singoli con un'identità professionale basata sul lavoro collaborativo». Bisognerebbe per la consigliera, che ha condiviso la posizione di Borga, puntare sulla formazione e alla progressione di carriera degli insegnanti, pensare a docenti tutor e sulla valutazione. Sull'alternanza scuola-lavoro, infine, Maestri ha detto che «200 ore su tre anni nei licei e 400 nella formazione professionale mettano la scuola in rapporto con la vita». Manuela Bottamedi, da parte sua, determinata a ostacolare il disegno di legge a meno di un ritiro della norma sugli ambiti, ha spiegato che il ddl «non risolve il problema più importante della scuola, ossia la selezione dei meritevoli.
Per questo dico che basterebbe copiare quando prevedono nella legge di Roma in cui si usa l'anno di prova per selezionare davvero chi sa insegnare e lo potrà fare da chi non è idoneo e quindi non potrà più fare quel mestiere. Non si tratta di un licenziamento - ha sottolineato - ma di una dispensa dall'insegnamento per i non meritevoli. E questo permetterebbe di fare una selezione vera e di ammettere all'insegnamento coloro che sono davvero portati per la professione, obbligando gli altri a trovare un altro lavoro».
Sempre sulla questione degli ambiti, invece, apre a una soluzione di mediazione Walter Viola di Progetto Trentino. Che spiega di «trovarmi d'accordo con la Cgil, con cui non sono certo in sintonia su molte altre cose, sul fatto di proporre un diametro di 20 chilometri per gli ambiti cui assegnare gli insegnanti».
Nel suo intervento in aula, invece, Mario Tonina dell'Upt ha sottolineato l'ok alla legge, ma ha anche spiegato di essere favorevole alla settimana lunga e non ai 5 giorni di lezione.