Maria Elena Boschi sbarca domenica in Trentino per partecipare al Festival dell’economia, dove dialogherà con il giurista Michele Ainis e il politologo Roberto D’Alimonte su «Territori, crescita economica e nuovo Senato», ma soprattutto per lanciare la campagna per il sì al referendum costituzionale di ottobre.
C. Bert, "Trentino", 3 giugno 2016
In gioco c’è una riforma della Costituzione che porta il suo nome, e la superministra numero due del governo Renzi sta già girando in lungo e in largo per l’Italia per sostenere i comitati per il sì. Lo stesso farà domenica a Trento (alle 15.30 al Grand Hotel), in un incontro pubblico dove sarà presentato il comitato trentino «BastaunSì».
Tra i promotori c’è il senatore Giorgio Tonini, renziano, nella segreteria nazionale Pd, che spiega: «Stiamo lavorando per andare oltre il partito, io penso che ci siano molti favorevoli alla riforma anche tra chi non vota Pd e non ama Matteo Renzi ma pensa che questo è un passaggio ineludibile per il Paese». Nel Pd si sta lavorando alla scaletta degli interventi cercando di coinvolgere una serie di testimonial del sì, nomi non solo della politica ma soprattutto della società civile, università, cultura, mondo del lavoro.
Finora è nato un comitato del sì che ha come referente l’avvocato Valeria Parolari, e un altro ne sta nascendo promosso da alcuni giovani del Pd. Ma domenica sarà il giorno del lancio ufficiale a cui parteciperà anche il nuovo segretario Dem Italo Gilmozzi, eletto alle primarie.
All’incontro sono attesi esponenti dell’Upt, forse ci sarà anche Lorenzo Dellai, mentre non ci sarà il Patt, il partito del governatore Ugo Rossi che pure ha votato in parlamento la riforma. Ma alla vigilia della campagna referendaria, gli autonomisti chiedono garanzie precise al governo, e lo faranno anche negli incontri che la ministra Boschi avrà domenica con Rossi e lunedì a Bolzano con la Svp. «Ne ho parlato con la ministra e con Tonini e Gilmozzi», spiega il segretario e senatore del Patt Franco Panizza, «il nostro è un percorso distino da quello del Pd, questa è una riforma che ha aspetti positivi e negativi, per noi è dirimente la salvaguardia dell’autonomia. Quando si vota a un referendum bisogna convincere la propria base e il nostro voto sarà condizionato ad alcune garanzie sulla specialità, le deleghe e l’intesa statutaria, anche perché con la nuova legge elettorale perderemo la nostra capacità di condizionamento in parlamento».
Chi non ha dubbi sul sostegno alla riforma costituzionale è Tonini, che rilancia le ragioni del sì: «La riforma fa bene all’Italia, non a Renzi», incalza il senatore. Che lo scontro si sia politicizzato, e quello di ottobre sia diventato un referendum sul presidente del consiglio, è un dato di fatto: «Se non l’avesse detto Renzi, l’avrebbe detto qualcun altro. Noi cercheremo di stare sul merito, e nel merito questa è una riforma moderata nei contenuti, che supera il bicameralismo perfetto e che ha lasciato fuori modifiche alla forma di governo e alla giustizia, concentrandosi sui temi che sembrava mettessero d’accordo tutti, come la correzione alle storture del Titolo V. Oggi assistiamo ad un’isterica contrapposizione, ma i pericoli di una deriva autoritaria ventilati da alcuni non hanno riscontri nel testo della legge».
Quanto al taglio dei politici («Con la riforma li ridurremo di un terzo», ha detto Renzi nei giorni scorsi), Tonini chiarisce: «Non è l’argomento fondamentale, perché il risparmio è nell’ordine di centesimi di punto della spesa. Ma se abbiamo uno Stato che costa 800 miliardi, per riorganizzare la spesa pubblica si deve cominciare dall’alto, altrimenti non avremo la credibilità per riorganizzare le forze armate, i tribunali, le scuole, gli ospedali. E partire dall’alto significa dire che mille parlamentari divisi in due Camere che fanno la stessa cosa non servono a nulla. Con il sì al referendum ne avremo 630, anche questo fa bene all’Italia »