Tre mesi fa l’Anpi l’aveva festeggiato per i suoi 93 anni e la settimana prossima, per la Festa della Repubblica, sarebbe stato insignito con una medaglia del Commissariato del Governo, per il 71° anniversario della Liberazione. Ma Corrado Pontalti, il partigiano “Prua”, si è spento venerdì notte, e non potrà essere presente alle celebrazioni per la Resistenza e agli anniversari che l’Anpi organizza regolarmente per ricordare i compagni di lotta che ha portato alla liberazione dell’Italia dal dominio nazifascista.
"Trentino", 29 maggio 2016
Corrado Pontalti infatti, nonostante il peso degli anni e degli acciacchi inevitabili per la sua età (aveva l’artrosi ed il morbo di Parkinson), era una roccia. Sempre in prima linea quando lo invitavano nelle scuole per raccontare la «sua» Resistenza e sempre presente ai festeggiamenti dei suoi compagni di lotte (l’ultimo era stato il compleanno del centenario Ferdinando Nardelli di Sopramonte) lo scorso aprile. Il figlio Rolando e sua moglie Alessandra affermano che si è spento serenamente all’ospedale, dopo un breve ricovero per il peggioramento generale delle sue condizioni. «È stato fino all’ultimo cosciente - ricorda il figlio - anche se non riusciva più a parlare. Del resto, era un combattente, sempre interessato a quello che succedeva nel mondo e sempre convinto difensore degli ideali per cui aveva combattuto la Resistenza».
Non solo, Pontalti era stato attivissimo sul fronte dello sport in regione, in particolare nel ciclismo e nello sci. A soli 18 anni, fondò a Povo, dove era nato il 4 febbraio del 1923, la Società Alpinisti Ciclisti e ricoprì la carica fino alla scoppio della guerra. Fu tra i fondatori nel 1938 del Comitato regionale della Federazione ciclistica del Trentino Alto Adige, con primo presidente Umberto Grillo e, alla sua scomparsa, fu lui a sostituirlo e rimanere al vertice per ben 32 anni, dal 1965 al 1997. Nel ’48 fondò anche l’Unione Sportiva Aurora di Trento, che sarà una delle più forti società ciclistiche sia in campo organizzativo che agonistico. Ideò con alcuni amici di Bassano del Grappa il Trofeo Alcide Degasperi, gara ciclistica per dilettanti, una delle gare più importanti d’Europa ed ha fatto parte del comitato che assegnava le targhe Egger (oggi Egger-Zucchermaglio), in collaborazione con il giornale Trentino - Alto Adige, agli atleti e alle squadre meritevoli. Attualmente era presidente onorario della Federazione e di recente, a Laives, con tutto il teatro in piedi, Corrado chiamato amichevolmente il “Kaiser” del ciclismo italiano era stato premiato per il suo impegno nella Federazione ciclistica italiana.
Costante il suo impegno anche nelle scuole per raccontare la Resistenza, perché convinto che fosse necessario tenere viva la memoria e spiegare alla nuove generazioni che i valori della libertà e dell’uguaglianza vanno sempre difesi, anche contro i nuovi fantasmi che agitano l’Europa, dalla recrudescenza dei partiti di destra ai fanatismi religiosi. Era riuscito a fuggire dai tedeschi nel 1943, dal porto di Genova per tornare in Trentino e dal servizio nel Corpo di Sicurezza Trentino, comandato dalle Ss si era arruolato nei partigiani garibaldini del Tesino, combattendo nel battaglione Gherlenda, con lo stratagemma di una sua falsa cattura, per evitare le rappresaglie sulla sua famiglia.