Un Pd autonomo, come quello di Elisabetta Bozzarelli, permette di mettere in campo molte idee. Non solo, consente anche di stare al passo con i tempi. Uno degli aspetti più interessanti del congresso del Partito democratico del Trentino è la particolare attenzione, maggiore che nel passato, riservata al tema del modello (o «forma») di partito.Alessandro Branz, "Corriere del Trentino", 25 maggio 2016
Il merito va indubbiamente alla mozione di Elisabetta Bozzarelli che in vari passaggi affronta tale questione, non solo da un punto di vista pratico, rivendicando ad esempio un maggior protagonismo dei circoli, ma anche teorico, introducendo all’inizio del suo documento programmatico un concetto potenzialmente in grado di spiegare molte cose, come quello di «autonomia» del partito. Vi sono infatti almeno tre aspetti per cui un simile concetto, se applicato opportunamente, può modificare in meglio il funzionamento del Partito democratico trentino.
Innanzi tutto un partito «autonomo» è un partito in grado di produrre idee sui vari problemi che interessano la comunità trentina, dai più piccoli ai più grandi, con una capacità di lettura e interpretazione di cui oggi si sente molto la mancanza. Ciò comporta la possibilità di incidere positivamente sulla stessa «sfera pubblica» (come la definirebbe Habermas), ovvero il luogo dove si confrontano e formano le opinioni collettive, arricchendo con proposte innovatrici e progressiste quel «senso comune» che rischia altrimenti di diventare esclusiva preda di un populismo di stampo reazionario. Da un punto di vista più prettamente politico, invece, è indubbio che un partito capace di produrre idee è anche in grado di esercitare maggior forza e protagonismo sul tavolo della coalizione di governo provinciale, intessendo con gli alleati rapporti chiari e produttivi.
Un partito «autonomo», in secondo luogo, è un partito che ha profonde radici nella società. In genere oggi le forze politiche (anche il Pd) soffrono di un appiattimento sulle istituzioni che ne mina la capacità critica e sposta sugli esecutivi e sugli organi rappresentativi il ruolo di elaborazione che sarebbe meglio esercitabile a livello sociale. Non si tratta, allora, di tornare ai vecchi modelli del passato — dove peraltro i partiti assicuravano egregiamente una funzione di collegamento e raccordo tra istituzioni e società — bensì di affidare a essi un ruolo più congeniale di stimolo, impulso, proposta nei confronti delle istituzioni, sulla base di un rapporto autonomo, reciprocamente dialettico. Il Pd deve riacquistare un suo protagonismo nella comunità trentina, focalizzando l’attenzione (come opportunamente fa Bozzarelli) sui «territori» e sulla necessità di un maggior equilibrio tra il centro e la periferia del partito.
Un partito «autonomo», infine, è un partito che presta particolare attenzione alla democrazia «interna». Negli ultimi anni abbiamo assistito a una preoccupante «personalizzazione» della vita politica dentro i democratici trentini. Non solo: anche il proliferare di correnti, che si giustificavano per il solo fatto di appoggiare il leader di turno, hanno lasciato il segno. Questa situazione va superata attraverso la previsione di nuovi strumenti di partecipazione che consentano a una base quanto più larga possibile di iscritti, ma anche soggetti esterni, di concorrere all’elaborazione politico-programmatica dello stesso Pd. Nel dettaglio ciò significa aprire luoghi di discussione capaci di coinvolgere tutte le articolazioni del partito nella definizione dell’indirizzo politico in grado di influenzare gli stessi processi decisionali.
Il concetto di «autonomia» permette quindi di declinare un Pd diverso da quello attuale, al passo con i tempi, capace di rapportarsi positivamente con la società trentina e con la complessità dei problemi che essa presenta, ma anche consapevole delle sue possibilità, della necessità di dotarsi di una identità. Quanto di più lontano, per il vero, da chi vuole vincolare il congresso del Pd provinciale a vicende nazionali (come il referendum costituzionale di ottobre) che, per quanto importanti, poco o nulla hanno a che vedere con il futuro dei democratici trentini.
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