Dopo un anno di consultazioni, incontri pubblici e dibattiti con docenti, studenti ed esponenti politici, il Partito Democratico del Trentino ha infine presentato un documento per rinnovare il settore scolastico provinciale, di ogni ordine e grado.L. Basso, "L'Adige", 11 maggio 2016
Si tratta di un articolato dossier, presentato nella mattina di ieri in conferenza stampa, che si propone di recepire alcune delle misure di riforma introdotte dal Governo di Matteo Renzi con la legge 107 del 13 luglio del 2015 (la cosiddetta legge sulla «Buona Scuola»), estendendone la portata innovativa attraverso i consigli ed i suggerimenti di chi quotidianamente si occupa di formazione. Dieci capitoli, per un totale di sessanta proposte concrete, finalizzati a rinnovare completamente la scuola trentina e per indirizzare il dibattito in corso sul disegno di legge di armonizzazione presentato dal presidente della Provincia Ugo Rossi al fine di adeguare la normativa locale a quella nazionale (attualmente in discussione all'intero della quinta commissione permanente del Consiglio provinciale). Dalla valutazione degli insegnanti fino all'alternanza tra i banchi di scuola e i luoghi di tirocinio formativo, passando per l'autonomia degli istituti scolastici e la flessibilità nell'organizzazione della didattica, il documento, organizzato sulla base di cinque macro-argomenti, si propone come un primo passo verso la definizione di una scuola più funzionale ed efficiente, attenta allo sviluppo personale e professionale degli studenti e dove la stabilizzazione lavorativa del personale docente si possa coniugare con un aggiornamento continuo dell'insegnamento.«Il progetto di confronto - ha chiosato il coordinatore Lorenzo Borga , studente universitario - che ha coinvolto una sessantina di persone in tutto il Trentino, è nato lo scorso anno, durante il dibattito suscitato dalla legge di riforma sulla scuola di Renzi. Da un primo confronto, si è passati alla costituzione di gruppi e tavoli di lavoro, dove affrontare diverse questioni che concernono il mondo della formazione».Tra le proposte inserite nel documento, composto da un centinaio di pagine, ve ne sono alcune concernenti l'autonomia scolastica: proprio come la legge 107, si suggerisce infatti una maggiore margine di manovra a dirigente e consiglio d'istituto. In questo senso, si chiede anche l'immissione in ruolo degli insegnanti abilitati, l'indizione di bandi di concorso a cadenza regolare e la creazione di una graduatoria unica (per superare il meccanismo delle sostituzioni con notifica Sms). Sempre sul tema della professione, si chiede di rivedere il sistema di aggiornamento, di permettere la progressione di carriera per gli insegnanti e di istituire un tutor per i docenti in prova.Sul fronte della formazione, invece, le indicazioni si sono concentrate principalmente sull'organizzazione della vita scolastica per gli studenti. Nello specifico, poi, si chiede una migliore gestione dei processi di avvicinamento della scuola al mondo lavorativo, con il suggello di un'alleanza tra sistema formativo superiore, università e categorie produttive, e l'introduzione di forme di flessibilità dell'offerta didattica per gli studenti in corso al triennio (in modo tale che possano costruire il proprio curriculum in relazione ai propri interessi). Ancora, si ipotizza l'introduzione delle nuove tecnologie nella didattica, con accorgimenti tecnici precisi, nonché la promozione di corsi di carattere artistico e di esperienze internazionali.«Non tutto quello che è stato inserito nel documento - ha precisato Lucia Maestri , presidente della commissione provinciale incaricata di discutere la proposta di legge avanzata da Rossi - potrà essere inserito nel ddl di armonizzazione, né vogliamo che lo sia. Pensiamo anzi che le riforme vadano accompagnate gradualmente, e l'obbiettivo entro il 2020 è quello di rendere la nostra una scuola di sperimentazione e avanguardia. Per il momento, come gruppo Pd, ci siamo concentrati su due passaggi che riteniamo decisivi: il reclutamento dei docenti e la loro valutazione».
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