Primo giorno di lavoro per il nuovo direttore dell'Azienda sanitaria trentina. Stamattina Paolo Bordon prenderà ufficialmente le redini di una macchina complessa, che conta 8mila dipendenti e comprende sette ospedali. Molti sono i punti interrogativi per il futuro, dalla valutazione delle strutture periferiche al destino dei punti nascita per i quali è stata chiesta una deroga, passando dal Not riguardo al quale, per scaramanzia, l'assessore provinciale alla salute Luca Zeni preferisce non fare previsioni limitandosi ad un auspicio: «I lavori potrebbero iniziare nel 2018».M. Viganò, "L'Adige", 9 maggio 2016
Tutte questioni importanti ed in scadenza. Entro maggio, infatti, dovrebbe sbrogliarsi l'intricata matassa anche in merito ai servizi alle persone non autosufficienti. In gioco c'è il cambiamento del sistema ospedaliero provinciale e tutto in meno di 30 giorni.
Assessore Zeni, gli obiettivi fissati dalla giunta provinciale sono contenuti in una delibera: si parla di tempi di attesa, del miglioramento e della riorganizzazione della rete ospedaliera, dell'aumento dell'assistenza domiciliare. Ma, nella pratica, cosa ci si aspetta dal nuovo direttore Bordon?«Il direttore nel suo primo giorno di lavoro passerà il mattino in Azienda sanitaria e al pomeriggio avrà un incontro con i primari del Santa Chiara. Per spiegare l'approccio e lo stile, basti pensare che subito dopo la nomina ha fatto un primo giro fra i dipendenti, mostrandosi molto curioso e voglioso di conoscere la macchina, la struttura, le persone che ci lavorano. Ciò conferma la sua attitudine al lavoro di squadra, al riconoscimento delle competenze, alla valorizzazione del personale. E questo è molto importante. Il tutto è finalizzato a migliorare la qualità della sanità trentina».
Ripartire dalle persone e da una riorganizzazione: è ciò a cui deve puntare ora l'Azienda sanitaria provinciale?«Gli ultimi mesi sono stati caratterizzati da una forte tensione fra Azienda ed assessorato, tensione che si è acuita con l'entrata in vigore della legge sul riposo dei medici (11 ore per i professionisti che lavorano in ospedale, ndr): una situazione non facile, ma si è cercato di lavorare per ristabilire un clima di reciproca fiducia e di volontà di lavorare insieme. Si è poi affrontata una fase transitoria, colma di attese. Con l'arrivo del nuovo direttore si ha davvero la possibilità di aprire un nuovo ciclo, una nuova fase di sinergia fra azienda ed assessorato. Sono convinto che questa sarà l'occasione per un rilancio generale delle motivazioni. La valorizzazione delle professionalità è sempre stata molto elevata e continueremo su questa strada».
Se il primo giorno del nuovo direttore sarà per lo più «conoscitivo», da domani si preme sull'acceleratore e si entrerà nel merito della riorganizzazione: punti nascita da salvare ed ospedali periferici sui quali le decisioni sono state sempre rinviate. «Entro maggio attendiamo da Roma una risposta definitiva per la questione dei punti nascita. Abbiamo presentato al Ministero il progetto di deroga per Cavalese, Cles ed Arco e per decreto ci sono 90 giorni di tempo per rispondere. Siamo alla scadenza di questo periodo. Noi abbiamo prodotto tutta la documentazione necessaria. Se la risposta sarà positiva nei punti "salvati" potremo investire nuove energie. Se sarà negativa, ne prenderemo atto e si tratterebbe di una questione definitiva: in quel momento si concorderà con il nuovo direttore sui settori da potenziare nell'ospedale che perderà il punto nascita. Questo per dimostrare che non c'è la volontà di smantellamento».
A Tione due settimane fa è stato siglato il protocollo di intesa sul futuro dell'ospedale: non si nascerà più ma verranno rafforzati radiologia, medicina e ortopedia. Quale sarà il giorno di chiusura definitiva di ostetricia e ginecologia?«La giunta provinciale ha dato mandato all'Azienda sanitaria per la questione organizzativa. Si parla di metà maggio, contestualmente all'entrata a regime di un "percorso nascita" sostitutivo, ossia un "sistema" su cui sono già state stanziate molte risorse per cui l'ostetrica prende in carico le partorienti sul territorio. Questione di giorni, comunque».
Ospedali periferici ma anche case di riposo sul territorio: a che punto è la discussione sui servizi alla non autosufficienza?«La prossima settimana avremo un incontro con il Consiglio delle autonomie, perché il tavolo tecnico sulle case di riposo istituito tra assessorato, Upipa e Consiglio della autonomie ha finito il lavoro. Sono stati esaminati i bisogni delle persone sul territorio, per valutare un'integrazione socio-sanitaria. Stiamo ragionando su come organizzare i servizi attorno alle case di riposo. Presenteremo le nostre proposte e ci confronteremo sul territorio».
Fra i temi che stanno molto a cuore ai cittadini ci sono le liste d'attesa e il rapporto con i medici di base. A che punto siamo?«Per quanto riguarda la riorganizzazione dei medici di medicina generale e le aggregazioni territoriali entrerà subito in gioco il nuovo direttore. Al momento il tavolo di confronto è aperto con le organizzazioni sindacali. Per le liste d'attesa, dobbiamo essere onesti con i cittadini: se guardiamo i dati generali non c'è emergenza e siamo i migliori d'Italia. Abbiamo però il dovere di tenere monitorate possibili criticità e le emergenze, come accaduto nei mesi scorsi sulle colonscopie. Ai cittadini vogliamo dire che una certa elasticità è necessaria, perché siamo in una rete provinciale formata da sette ospedali».
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