Con quella puntualità che è sola della storia, la giornata del 9 maggio celebra la “Festa dell’Europa”. In realtà si tratta dell’anniversario della «Dichiarazione Schuman», con la quale l’allora ministro degli Esteri francese proponeva la costituzione della C.E.C.A (Comunità Economica del Carbone e dell’Acciaio), prima Istituzione sovranazionale europea e dalla quale prese poi avvio la costruzione dei successivi processi di integrazione europea.Bruno Dorigatti, "Trentino", 9 maggio 2016
Se nei decorsi anni, questa giornata è servita a suggerire prospettive ulteriori di sviluppo del vecchio continente, in questo 2016 così carico di incognite e di accesi confronti fra i vari Stati membri dell’Unione, rammentare alla memoria collettiva tale appuntamento con la vicenda europea può forse aiutare ad una riflessione pacata sul futuro. Per decenni abbiamo così camminato sulla strada segnata dall’intuizione di Degasperi, Schuman e Adenauer, ritrovandoci però oggi a scontare il riaffiorare delle paludi della reciproca diffidenza; della ritrovata voglia di chiusura negli ambiti locali; dell’incapacità di elaborare risposte unitarie davanti all’epocale trasformazione in atto.
Se è indubbio che le difficoltà dei mercati da un lato e le paure dell’insensato terrorismo di vago stampo religioso dall’altro siano stimoli a risposte singole e disarticolate fra loro, è altrettanto necessario prendere atto, al di là delle difficoltà momentanee e delle paure anche artatamente alimentate, che l’Europa non può sopravvivere al grande magma mondiale in movimento, se non attraverso una risposta solidale, unica, responsabile e consapevole. Eppure oggi, guardando con disincanto, il presente e la debolezza dell’euro; le crescenti voglie di distacco di taluni dal corpo unitario; la crescita preoccupante della disoccupazione, soprattutto giovanile; le risposte isteriche dei populismi a buon mercato qualunque persona di buon senso non può non chiedersi quale sarà la prospettiva dell’Europa negli anni a venire.
Le risposte intolleranti alle attuali trasformazioni del mondo sono pericolosissime, perché ostacolano il processo di formazione di una più autentica universalità, espressione del confronto dialogante fra le diverse civiltà che abitano la terra. In questo contesto allora, spetta all’Europa il compito di rinnovare, anzitutto culturalmente, la consapevolezza e la difesa del principio di valore contenuto in quelle “leggi non scritte”, che costituiscono l’essenza dell’umanità e che non possono essere violate ad alcun prezzo. L’accelerazione impressa al presente dal grande movimento migratorio ha riportato l’Europa al centro del dibattito politico. Se per anni abbiamo dato molto per scontato, adesso il problema del controllo dei confini interni all’Unione riaccende l’attenzione sul tema della libera circolazione delle persone e delle merci ed, in qualche modo, richiama l’urgenza di una forte ripresa della politica, così come avvenuto, recentemente, con lo sforzo compiuto dal “Dreierlandtag 2016” dove, alla logico dello scontro e della frattura, si è contrapposta, nei limiti del possibile, la volontà di proseguire insieme e di non abbandonare quanto di importante fin qui fatto.
Fin dalle sue origini, la cultura europea ha posto l’accento sull’individuo, anziché sulla massa: dalle dottrine del diritto romano, all’esperienza del cristianesimo; dal liberismo al socialismo, l’individuo, con la sua singolarità insostituibile, è il protagonista dello sviluppo, ma tale primato presuppone il principio dell’uguale dignità e degli uguali diritti di tutti gli uomini e dunque chiama alla reciproca tolleranza fra le diversità ed al dialogo continuo fra sistemi e scale valoriali che possono anche essere talora contrastanti, ma non debbono mai diventare nemiche.
Ciò che serve, insomma, è una sorta di “ritorno al futuro”, cioè alla ripresa di un pensare ed agire politico che guardi al domani, consci che senza politica tutto si arena nelle sole dimensioni monetarie o nei delicati equilibri di un sistema povero di coraggio e di consapevolezza. Solo se l’Europa sarà in grado di ritrovare quindi ragioni di unità vera, allora il suo ruolo nella storia del mondo non verrà meno. Se però così non fosse, sarà il destino dei processi storici ed economici ad accomunarci in una nuova unità, quella del declino di tutti e per tutti. Buon Compleanno, Europa!
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