Era stato soprattutto il deputato del Pd, Michele Nicoletti, a sollecitare un incontro con il presidente della Provincia, Ugo Rossi, per cercare di ripristinare un confronto costante tra la delegazione parlamentare di maggioranza e il governo provinciale per concertare le iniziative che interessato in particolare il Trentino. E così il governatore, come già aveva annunciato nel vertice di maggioranza della settimana scorsa, ha organizzato per ieri sera un incontro a Roma - una cena - con i parlamentari trentini di Pd, Upt e Patt.
"L'Adige", 5 maggio 2016
Il senatore e segretario del Patt, Franco Panizza , è partito in quarta, sostenendo che i trentini devono condizionare il sostegno al referendum di ottobre sulla riforma costituzionale all'ottenimento da parte del premier Renzi di garanzie sulla declinazione della clausola dell'intesa per le modifiche statutarie e sulle norme di attuazione, ma questo approccio, dopo che la riforma è stata votata anche dai parlamentari autonomisti, non è piaciuto agli altri deputati e senatori del centrosinistra. Tanto che lo stesso presidente Ugo Rossi ha dovuto smussare: «Nessuna condizione. L'incontro è servito soprattutto per capire da loro il clima politico». Il senatore del Pd, Giorgio Tonini , sull'incontro commenta: «È positivo che Rossi abbia deciso di vederci dopo tanto tempo, le occasioni di confronto sono sempre utili per stringere i bulloni dell'alleanza». Riguardo alla riforma costituzionale e alle garanzie che Panizza vuole chiedere a Renzi, Tonini dice: «Noi diciamo sì al referendum perché pensiamo che la riforma costituzionale faccia il bene dell'Italia e faccia il bene anche del Trentino. Il testo che tutti noi abbiamo approvato è figlio di un grande lavoro alla Camera e al Senato e possiamo dire che l'autonoma del Trentino Alto Adige ne esca rafforzata così come la rappresentanza delle due Province al Senato, che sarà doppia in proporzione rispetto alle altre Regioni».
«È giusto sollecitare il governo - continua Tonini - sulla norma sull'intesa e altre norme di attuazione, che sono in stand by, ma sono due piani diversi, non possiamo mettere in correlazione queste con la riforma costituzionale».
Anche il senatore dell'Upt, Vittorio Fravezzi , ritiene che ci sia poco da discutere sul referendum e il «sì» alla riforma costituzionale: «L'abbiamo votata, con le sue luci e le sue ombre, ma siamo riusciti a inserirvi la norma di salvaguardia e l'intesa per cui per noi resta in vigore il vecchio Titolo V della Costituzione. Sarebbe curioso ora dire che sosteniamo il referendum solo a certe condizioni».
Per il resto anche il senatore Fravezzi ha giudicato con favore l'incontro voluto dal presidente Rossi per trovare insieme il modo di raccordarsi tra maggioranza provinciale, di cui il governatore è il leader, e delegazione parlamentare. «C'è stato quell'incidente - ricorda Fravezzi - del disegno di legge costituzionale sulle competenze primarie che aveva suscitato una reazione eccessiva del presidente Dorigatti, che vedeva minacciato il lavoro della Consulta. Magari se ci parliamo di più riusciamo a evitare tempeste in un bicchier d'acqua».
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«A favore, ma senza approcci mercantili», T. Scarpetta, "Corriere del Trentino", 5 maggio 2016
TRENTO Sì alla riforma costituzionale, no a «logiche mercantili». L’idea di Ugo Rossi di garantire al governo il sostegno della coalizione sui referendum costituzionali in cambio di «garanzie politiche sulla nostra autonomia» non piace ai parlamentari di Pd e Upt.
Certe cose — sembra il sottotesto — si fanno, ma non si dicono. Ieri sera, il governatore ha incontrato a Roma la delegazione parlamentare «come da tempo era stato auspicato» chiosa il deputato Michele Nicoletti (Pd). L’incontro era stato chiesto per una discussione di carattere generale, viste anche le ultime fibrillazioni, ma Rossi è sceso nella capitale anche e soprattutto per concordare la strategia in materia referendaria. Il governatore si è già detto pronto a dare un segnale di unità e di sostegno al governo esponendosi per il sì, ma non in cambio di nulla. «Noi — spiega il senatore Vittorio Fravezzi — abbiamo votato a favore della riforma dopo l’inserimento del vincolo dell’intesa e dopo che l’”adeguamento” dello Statuto è diventato “revisione”. Pertanto, sostenere il referendum diventa una questione di coerenza politica. Più in generale, siamo convinti della necessità che la politica dimostri di sapersi autoriformare. Non ci nascondiamo che il testo presenta luci e ombre, ma le prime prevalgono sulle seconde. Sarebbe sbagliato, con un governo che ha fino ad ora rispettato gli impegni, proporsi con una logica mercantile».
«Il risultato per la nostra autonomia — sostiene Nicoletti — è stato davvero significativo, sia per la clausola dell’intesa, sia perché su 100 senatori 4 verranno dalla nostra regione, sia per i collegi uninominali alla Camera. Non possiamo ora dire che sosteniamo il governo se in cambio otteniamo qualcosa». Nicoletti si sente di difendere anche quella che da molti costituzionalisti è stata definita la fine del regionalismo italiano. «È vero che le Regioni a statuto ordinario perderanno alcune competenze amministrative a vantaggio dello Stato. È vero però anche che alcune Regioni, anche a statuto speciale, non hanno saputo garantire ai propri cittadini livelli accettabili di servizi ampliando il divario tra sud e nord del paese. Non solo: se le Regioni retrocedono sul fronte amministrativo, avanzano su quello politico. Se, nel nuovo Senato, decideranno di mettersi di traverso sulle leggi di propria competenza, la maggioranza politica della Camera non sarà sufficiente al governo».