Sala gremita, ieri sera, per la prima presentazione dei candidati alla segreteria provinciale del Partito democratico. Almeno 150 persone hanno assistito al confronto fra Elisabetta Bozzarelli e Italo Gilmozzi, entrambi propostisi all’insegna dell’unità del partito: per la «ricomposizione di un Pd incapace di fare sintesi» l’uno, «per cambiare il nostro territorio e incidere nella storia del Trentino» l’altra.E. Ferro, "Corriere del Trentino", 3 maggio 2016
Gilmozzi, 57 anni, assessore ai lavori pubblici del Comune di Trento dal 2009, sostiene la necessità di «un Pd forte», e intende favorire «la ricomposizione di un partito incapace di fare sintesi e dunque di esprimere le sue potenzialità». Denuncia la «mancanza di un rapporto positivo degli amministratori col partito» e propone assemblee con sindaci, capigruppo, assessori, consiglieri provinciali. Lancia un’«agenda 2020 per il Trentino, per un disegno politico complessivo che affronti i diversi temi della comunità e per fare in modo che anche settori come l’agricoltura o l’artigianato trovino nel Pd il loro riferimento». Propone inoltre un «colloquio con le liste civiche» e rilancia «un sostegno alla coalizione forte e di stimolo».
Entrambi sostengono l’importanza dei circoli, «non autoreferenziali» per Gilmozzi, «per ampliare il perimetro d’azione nei territori» secondo Bozzarelli, che strappa più di un applauso alla platea (nella quale siede anche, fra gli altri, l’ex parlamentare socialista, più volte sottosegretario agli affari esteri e presidente di Amref Mario Raffaelli, pronto a sostenerla). La coordinatrice cittadina del partito, 30 anni, eletta lo scorso anno in consiglio comunale, nella sua dichiarazione di intenti parla spesso di «opzione etica» legata alla politica, e vede nel congresso «un’occasione per tutti, per ampliare la capacità di generare e intercettare le intelligenze della nostra terra e farle partecipare alla vita del partito», che considera «non un franchising del Pd nazionale», ma capace di instaurare un «rapporto con Roma in un’ottica di sussidiarietà», forte anche della capacità «di mettere a frutto modelli organizzativi diversi, immaginando forme nuove».
«Non tanti big» nelle sue liste dice, per ora prive di assessori e consiglieri (a parte Violetta Plotegher), «magari presenti» invece in quelle di Gilmozzi; in tema di coalizione l’assessore comunale dice che «deve venire prima del partito», mentre per Bozzarelli non deve essere «bipolare, con un aspetto territoriale in capo a Patt e Upt e nazionale per il Pd».
Entrambi sono critici riguardo alla scelta sulla presidenza di A22. Gilmozzi punta inoltre sulla «riduzione dei costi della politica», mentre per Bozzarelli occorre fare «un’operazione di verità nei confronti dei cittadini»: tradotto, votare e portare a casa i disegni di legge su «unioni civili e doppia preferenza di genere».
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Italo Gilmozzi come Tiziano Mellarini. Nel primo dibattito pubblico tra i due candidati alla segreteria Pd, ieri sera al Centro S.Chiara, l’assessore comunale tra i punti del suo programma ha messo anche il dialogo con le liste civiche, «che non sono né di destra né di sinistra, rappresentano istanze delle comunità, troppo spesso il Pd è stato visto solo come partito nazionale». Elisabetta Bozzarelli, che sulla carta parte in svantaggio sul candidato che ha messo assieme tre quarti dei big del partito («Mi sono messo a disposizione per superare un Pd diviso in tanti rivoli»), un partito più territoriale, «che non sia un franchising del Pd nazionale», lo ha promosso tra i punti chiave della sua mozione. Incalzati dal giornalista Rai Raffaele Crocco, i due si sono confrontati senza guizzi e all’insegna del fair play. Sulla coalizione Bozzarelli è stata netta: «Bisogna ripartire dagli impegni presi nel patto di coalizione, doppia preferenza e ddl omofobia». Per Gilmozzi «la coalizione deve venire prima del partito»: «Dobbiamo recuperare una fiducia reciproca e una condivisione vera che c’erano quando ero segretario della Margherita cittadina». Si ritrovano curiosamente d’accordo nel bocciare il patto Rossi-Olivi per la staffetta alla presidenza A22. Gilmozzi: «Non è un risultato brillante, ma non lo era neanche la versione di Rossi che decide senza coinvolgere gli alleati». Più dura Bozzarelli, che strappa l’applauso: «Sulle nomine serve più coraggio. L’A22 è un’occasione mancata di immettere linfa nuova, professionisti e donne, che non per forza devono essere dirigenti del partito» (Olivieri ascolta in sala). E insiste sulla necessità di «un’opzione etica molto forte: «No alle spartizioni delle careghe».
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