Il primo maggio 1890 le operaie della filanda Tambosi di Lavis iniziarono il loro sciopero, raccontato con dovizia di particolari dai giornali locali dell’epoca. Chiedevano una riduzione dell’orario di lavoro, mantenendo inalterato lo stipendio, da 13 a 10 ore giornaliere.D. Erler, "Corriere del Trentino", 29 aprile 2016
Andò avanti per cinque giorni. Alla fine non riuscirono ad ottenere il loro scopo, anche se da lì a poco, piccola consolazione, l’orario di lavoro fu ridotto davvero, portandolo però alle 12 ore di lavoro giornaliere, non alle 10 richieste. L’episodio è comunque interessante, anche perché – secondo gli appassionati di storia locale – si trattò del primo sciopero organizzato nel Tirolo italiano. Lo si ricorderà domani alle 11, in un evento voluto dal Comune di Lavis e aperto a tutta la cittadinanza, con appuntamento nel piazzale del polo scolastico Grazioli (proprio di fronte all’ex filanda, oggi di Unicredit). Sarà esposta una targa commemorativa, realizzata con caratteri e decorazioni di gelsi e bachi da seta, che ricordano il monumento a don Grazioli nell’omonima piazza.
«Il primo maggio dell’anno 1890 le operaie della filanda Tambosi di Lavis si posero in sciopero per chiedere la riduzione del loro orario di lavoro. A ricordo del loro coraggio di donne, della storia della borgata e del primo sciopero nel Tirolo italiano, la cittadinanza pose questa targa nello stesso luogo ove sorgeva a filanda». È questo il testo della targa che sarà scoperta domani, in un evento che vedrà la partecipazione della banda sociale. «L’episodio è significativo – spiega l’assessore alla cultura Caterina Pasolli – perché rappresenta un tassello della storia del paese, e in più larga misura del Trentino, di cui nel tempo si è perlopiù persa la memoria. Ancor più interessante il fatto che a ribellarsi, per far valere i loro diritti, furono delle donne, lavoratrici che meritano di essere ricordate per il loro coraggio». Sfogliando le cronache del tempo, si legge che il primo maggio 1890 a Lavis furono organizzati «assembramenti nei pressi della filanda per impedire che le timide, pentendosi del passo fatto, si recassero al lavoro», come riporta “Il popolo trentino”.
Nei giorni dopo le donne continuarono lo sciopero, «raccogliendosi in crocchi», urlando e cantando. Soltanto il 6 maggio, “Famiglia cristiana” riportò come la sera prima «fu convenuto di riaprire la filanda, la quale è chiusa dal primo maggio, e si pattuì di continuare almeno per intanto con le 13 ore di lavoro».
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