«Andremo avanti e approveremo la legge contro l’omofobia», dicevano in coro i capigruppo di maggioranza il 18 settembre scorso, al termine di tre giorni di durissimo scontro in aula con il centrodestra dove il centrosinistra aveva rischiato di naufragare. Allora il governatore Ugo Rossi mise in riga i riottosi consiglieri del Patt, ma più di sette mesi dopo il centrosinistra autonomista si ritrova ancora una volta al bivio.
C. Bert, "Trentino", 28 aprile 2016
Rossi ha convocato per questa sera una riunione dei capigruppo con Mattia Civico, primo proponente del disegno di legge (firmato da tutti i capigruppo di maggioranza), per decidere il da farsi. Il Pd preme perché il testo venga ricalendarizzato, una finestra ci sarebbe nel mese di maggio, e chiede agli alleati di Patt, Upt e Ual di rispettare l’impegno preso. «Su questo tema abbiano a lungo discusso e più volte la maggioranza e il suo presidente hanno confermato l'impegno di portare ad approvazione questo disegno di legge», ricorda Civico, «la maggioranza si rafforza e le difficoltà si superano non eludendo i temi impegnativi, ma onorando gli impegni assunti. Mi aspetto che si proceda nella direzione di dare al Trentino strumenti di prevenzione e contrasto delle discriminazioni».
Se in quell’«aggiornare le ragioni del nostro stare assieme» auspicato dal presidente nel vertice di maggioranza di martedì ci sia anche il via libera al testo contro le discriminazioni omofobiche è ancora tutto da dimostrare. Il segretario dell’Upt Tiziano Mellarini ha già detto che il suo gruppo aprirà un confronto interno perché «il tema tocca la sensibilità di ognuno». «Il ddl omofobia non è nel programma elettorale», ricorda Walter Kaswalder (Patt), da sempre contrario alla legge, «impantanare di nuovo il consiglio è un errore, la gente non ci capisce, ci sono problemi molto più importanti». Su questo tasto hanno battuto ieri anche le opposizioni, che attendono al varco la maggioranza. «Rimanete insieme per omofobia e quote di genere?», ha provocato Filippo Degasperi (M5S), che pure si è detto pronto a votare il ddl omofobia, «i trentini si aspetterebbero altro». Stesso refrain di Rodolfo Borga (Civica), che è tra i più strenui antagonisti della legge. Tra chi si aspetta che la maggioranza rispetti i patti c’è Arcigay: «Il testo del ddl è l’insieme di quello di iniziativa popolare e di quello sottoscritto da tutti i capigruppo del centrosinistra autonomista. Un testo limato e smussato in quelle parti che potevano essere fraintese, esplicitato per quelli che leggevano tra le righe chissà quali aberrazioni. Un testo su cui è stato preso un impegno che vorremmo fosse onorato. Se una maggioranza si vuole caratterizzare politicamente, differenziandosi dall’opposizione, crediamo lo debba fare anche e soprattutto sul tema dei diritti. Altrimenti diciamolo pure che non c’è differenza tra destra e sinistra, che l’importante è arrivare al 2018 senza tanti problemi, anzi schivandoli senza il coraggio di affrontarli».
Preferenze di genere. E se sull’omofobia le posizioni restano distanti, un altro scoglio in vista per la maggioranza sarà il ddl sulla doppia preferenza di genere. «Non è una legge della maggioranza, io sono il primo firmatario insieme a Lucia Maestri», ha ricordato ieri in aula Giacomo Bezzi (Fi). Kaswalder ha già pronto l’emendamento di compromesso (su tre preferenze, una dev’essere di genere diverso), mediazione che piace in casa Upt. Ma Donatella Conzatti, della segreteria Mellarini, la boccia: «Serve solo a salvare le apparenze, a far sembrare meno tale un atteggiamento maschilista. Abbiamo chiesto la doppia preferenza perché è un valore costituzionale, quello della parità. Dopo vengono i discorsi sul merito, sulle capacità che riguardano sia uomini sia donne. Non vogliamo compromessi o riserve. Parliamoci chiaro: meno del 10% dei votanti) esprime la terza preferenza, solo il 50% esprime la seconda. Quindi ciò che si chiede è che le prime due preferenze da esprimere siano di genere diverso».