#COALIZIONE - Il Pd alza l'asticella sul nuovo «patto»

Non basteranno due o tre incontri di maggioranza per siglare il nuovo «patto politico di legislatura», annunciato venerdì scorso dal presidente della Provincia, Ugo Rossi, e cercare così di riprendere la marcia compatti per portare a termine la legislatura fino al 2018.
L. Patruno, "L'Adige", 27 aprile 2016


Ieri, nella seconda riunione di coalizione, alla quale erano presenti anche gli assessori e i consiglieri provinciali, oltre alle forze politiche del centrosinistra autonomista, che non hanno eletto consiglieri (come Verdi e socialisti), il Partito democratico, per voce del segretario Sergio Barbacovi e del capogruppo Alessio Manica, ha sostenuto infatti che se davvero si vuole ripartire di slancio non si potranno liquidare le questioni politiche, che hanno portato alla crisi interna delle ultime settimane, in un batter d'occhio, né i temi più importanti, su cui la maggioranza non ha ancora trovato una posizione condivisa, o su cui ritiene serva un approfondimento. Il clima era pacato, ma con la brace che brucia sotto la cenere. «Noi - spiega Alessio Manica - riteniamo che sia necessario un ragionamento complessivo su come la maggioranza sta insieme e per cosa. L'idea del documento politico proposta dal presidente Rossi ci trova d'accordo, ma non può pensare di scriverlo in cinque giorni per arrivare ad approvarlo la settimana prossima. Non è che siamo qua per puntellare, ma per rilanciare la maggioranza e questo vuol dire che i vertici non possono essere solo un rituale. Poi il Pd è anche in fase congressuale. Per questo pensiamo che l'incontro di oggi (ieri per chi legge, Ndr.) sia l'inizio di un percorso che dovrà comprendere l'apertura di una serie di tavoli tematici sulle questioni più rilevanti. C'è bisogno di tempo, per il documento di legislatura, diversamente sarebbe come voler buttare la polvere sotto il tappeto». Nella riunione di ieri pomeriggio non si è entrati nel merito di questioni specifiche, che saranno affrontate nei successivi incontri, destinati dunque a moltiplicarsi.

Ma il governatore Ugo Rossi , che ha introdotto i lavori con una sua analisi della situazione di 55 minuti, riprendendo i temi espressi venerdì, ha indicato i punti programmatici che ritiene prioritari: «La soluzione della questione dei punti nascita, quando avremo la risposta da Roma sulle deroghe; la legge sulla buona scuola; la legge sull'informazione; il rinnovo del contratto del pubblico impiego; la realizzazione della riforma dei sussidi a sostegno del reddito con l'assegno unico». Non ha citato i diritti civili (leggi contro omofobia e doppia preferenza) di cui aveva parlato venerdì scorso. Poi, naturalmente, c'è la grande questione del Terzo Statuto di autonomia.
Tiziano Mellarini , assessore e segretario dell'Upt, ha insistito su tre parole da recuperare nella coalizione: «Collegialità, coesione e fiducia tra di noi». E oltre a questi aspetti essenziali per evitare lo sgretolamento del centrosinistra autonomista e di cui si è sentita la mancanza Mellarini aggiunge: «Dobbiamo dare il segnale che abbiamo una visione di futuro per il Trentino».
Nell'incontro sono intervenuti anche Marco Boato (Verdi), Alessandro Pietracci (Psi) e Beppe Detomas (Ual), che ha parlato di diritti civili, e piuttosto critiche anche loro nell'evidenziare la mancanza di coesione e collegialità, Donata Borgonovo Re e Sara Ferrari . Il segretario del Patt, Franco Panizza , ha infine lamentato la scarsa solidarietà dimostrata dagli alleati al Partito autonomista. I riferimenti erano - non citati - evidentemente agli scandali Baratter e Pedergnana.

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Rossi chiede fiducia ma le frizioni restano. Silenzio di Olivi, C. Bert, "Trentino", 27 aprile 2016

Archiviati i giorni della sindrome da accerchiamento, Ugo Rossi torna a chiedere la fiducia della sua coalizione e sgombra il campo da possibili svolte neocentriste: «Il centrosinistra autonomista non ha alternative, e un motivo in più per stare insieme oggi è che serve un argine alla destra populista. Ce lo diciamo oggi, questa sarà la coalizione con cui ci ripresenteremo agli elettori nel 2018». Al termine di un vertice durato più di tre ore (55 minuti la relazione del presidente) e allargato anche a Verdi e Socialisti che non hanno rappresentanti in consiglio, la risposta degli alleati è positiva, ma le frizioni restano - in attesa del nuovo metodo collegiale declinato ieri (incontri con i capigruppo prima della giunta, un incontro mensile di ogni assessore sui suoi temi) - così come restano le distanze su alcuni temi di merito, dalla legge sull’omofobia alle preferenze di genere, che metteranno di nuovo alla prova una maggioranza che fin qui ha stentato.

Diritti civili.

Il governatore invita ad «onorare gli impegni che ci siamo presi»: «Ci ritroveremo nei prossimi giorni, io ho sempre dato indicazioni chiare». Ma il segretario Upt Tiziano Mellarini frena: «Sull’omofobia apriremo una discussione come gruppo, è un tema che tocca la sensibilità di ogni persona. Sulle preferenze di genere ci saremo, che siano due o tre» (ma la differenza è essenziale, e un documento del parlamentino Upt promosso da Donatella Conzatti ha invitato il gruppo a votare il ddl Maestri sulla doppia preferenza, ndr).

Leadership 2018.

«Chi sarà il candidato presidente nel 2018 lo decideremo negli ultimi sei mesi di legislatura. Io non pongo condizioni né veti», ha ribadito Rossi. Il capogruppo Pd Alessio Manica ha assentito, ricordando però che il Pd è il partito di maggioranza relativa. «Speriamo di decidere non a colpi di percentuali ma in base alle competenze e ai risultati raggiunti», la replica del segretario del Patt Franco Panizza. Ha colpito ieri - e spiazzato i consiglieri Pd - il silenzio del vicepresidente Alessandro Olivi, che della contendibilità della leadership ha fatto da tempo un suo cavallo di battaglia per rilanciare l’azione dei Democratici, e che è stato criticato sia da Rossi che da Panizza per i suoi distinguo nei primi due anni e mezzo di legislatura.

Fiducia e coesione.

In un clima molto pacato e per qualcuno fin troppo soft, due interventi ieri si sono distinti. Quello dell’ex assessora Donata Borgonovo Re che a proposito dell’indagine sull’appalto Telemedika che ha coinvolto il cognato del governatore, ha detto: «Mi sarei aspettata dal presidente qualche rassicurazione dopo quello che abbiamo letto sulla stampa». Sul punto Rossi non ha replicato. A fine incontro Borgonovo rintuzza: «Se ci sarà la collegialità annunciata si potrà rafforzare la coesione necessaria. La fiducia non è un dato assodato, va ricostruita. Per ottenere una verifica di maggioranza ci sono volute le fibrillazioni del Patt». A Walter Kaswalder (Patt) che aveva invitato i consiglieri di maggioranza ad essere «anche amici», ha risposto a muso duro l’assessora Sara Ferrari (Pd): «Io gli amici me li scelgo, noi non siamo amici, dobbiamo governare insieme». A chiedere «una collegialità non solo di facciata» è anche Mellarini: «Abbiamo perso lo spirito di coesione che passa per un metodo di lavoro e manca la fiducia tra noi». Poi cita Dellai, suo avversario interno: «Ci serve una visione forte di futuro, al di là dell’agenda di legislatura».

I temi di legislatura.

Nel documento politico-programmatico di rilancio annunciato da Rossi troveranno posto anche le priorità amministrative dei prossimi due anni e mezzo: riforma della scuola, punti nascita, rinnovo dei contratti pubblici, riforma delle società partecipate, trasporti, welfare, diritto allo studio. «In una coalizione - avverte Rossi - ciascuno può avvertire delle mancanze rispetto alla propria sensibilità ma sulla direzione di marcia la coalizione non si è mai divisa». Sul referendum costituzionale, che il governatore nei giorni scorsi aveva sollecitato a sostenere, i Verdi hanno annunciato di essere orientati a votare no.