TRENTO «Pronti ad intervenire e aumentare, se sarà necessario, i posti. Non sappiamo quanti profughi arriveranno da qui ai prossimi mesi ma dobbiamo essere pronti non solo ad accogliere numeri che, rispetto allo scorso anno, le previsioni danno in aumento ma anche a gestire la difficile situazione della loro uscita». A dirlo l’assessore provinciale Luca Zeni e il riferimento è chiaramente a quanto sta accadendo al Brennero.L. Pisani, "Corriere del Trentino", 18 aprile 2016
L’Alto Adige, ad esempio, si sta già preparando ad accogliere una nuova ondata di richiedenti asilo (vedi Corriere del Trentino di ieri ). Secondo l’assessora altoatesina al Welfare, Martha Stocker serviranno 700 nuovi posti, da qui l’appello ai comuni sudtirolesi affinché mettano a disposizione nuove strutture. «Viviamo la situazione con preoccupazione — ammette Zeni — ad oggi abbiamo poco meno di mille persone da gestire, ma perseguiremo nella ricerca, nei vari comuni trentini, di strutture che possano accogliere piccoli gruppi». Di numeri esatti ancora non si parla; in base agli accodi raggiunti tra lo Stato e le Regioni, al Trentino spetta una quota dell’1% del totale dei richiedenti asilo a livello nazionale e in base a quanti ne arriveranno quella quota potrà subire variazioni rispetto allo scorso anno. Nessuno però pensa che quella variazione sarà al ribasso. «Il trend non è certo in calo — ammette Pierluigi La Spada, responsabile di Cinformi — sui numeri si possono fare ipotesi per poi procedere con proiezioni e ragionamenti. Stiamo vivendo una situazione talmente fluida a livello internazionale che è davvero difficile dire quante persone arriveranno e soprattutto se si fermeranno».
Lo scorso anno in Trentino sono arrivati 300 richiedenti asilo e il “ragionamento” degli addetti ai lavori scorre su cifre che quest’anno potrebbero raddoppiare arrivando quindi a quota 600. «Il meccanismo dell’accoglienza viaggia su due livelli — spiega La Spada — c’è l’accoglienza di primo livello che si occupa degli arrivi e dura qualche mese, il Trentino per questa ipotesi dispone di 450 posti. Poi c’è la seconda accoglienza di chi si ferma sul territorio ed è per queste persone che servono alloggi». Da qui la ricerca di nuove strutture che sta portando avanti Zeni, anche se non è detto che tutti coloro che arriveranno poi si fermeranno.
A spiegarlo è ancora il presidente di Cinformi: «Molti di coloro che arrivano poi ripartono subito, sopratutto se sono di nazionalità siriana, etiope o eritrea». Passando per dove? In questi casi nessuno è passato dal Brennero. «Su mille che arrivano e ripartono il 50% lo fa andando per via Milano — puntualizza La Spada — la chiusura del Brennero è sì un grosso problema ma non blocca l’unica strada possibile». Ieri intanto il ministro dell’interno, Angelino Alfano, attacca l’Austria. «L’Unione Europea è stata chiara: non è chiudendo le frontiere interne che si rafforza la sicurezza». Il premier Renzi invece propone all’Ue di accelerare sulla cooperazione con i Paesi presentando un «migration compact», un modello di accordo con i Paesi partner chiave.
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