Il sociologo Mauro Ferraresi invitato alla conferenza del Pd: «Autenticità e trasparenza: queste le caratteristiche rappresentative del turismo dell'Alto Garda».
Pellegrini: «Il paesaggio è la nostra ricchezza. Da tutelare».
K. Dell'Eva, "Trentino", 18 aprile 2016
Autenticità e trasparenza: queste le caratteristiche rappresentative del turismo dell'Alto Garda, secondo Mauro Ferraresi, sociologo e studioso di comunicazione, docente di sociologia dei consumi e sociologia del turismo alla Libera Università di Lingue e Comunicazione Iulm di Milano, e docente presso Eti – Faculté de traduction et interpretation di Ginevra. «Se dividessimo, idealmente, tutte le forme di turismo in due grandi categorie, back stage e front stage – dove la prima equivale a una vacanza immersiva, in cui si entra in contatto con la cultura e le tradizioni di un luogo, e la seconda corrisponde alle cosiddette “bolle ambientali”, ai “club med” nelle isole tropicali, in cui ci vengono offerti comfort e sicurezza, a discapito della realtà della vita del posto -, allora l'Alto Garda rappresenterebbe un modello terzo di turismo, dove le due forme si incontrano», ha spiegato Ferraresi. «La mia idea, da viaggiatore e osservatore esterno, è che quello che il turista vede, vive e mangia a Riva, sia effettivamente quel che il rivano stesso vede, vive e mangia».
Non un'accusa di mancanza di profondità, dunque, quella del sociologo presente alla conferenza “Lo sguardo del visitatore”, tenutasi venerdì scorso presso la sede del Pd di Riva e moderata da Paolo Malvinni, bensì, al contrario, un'esaltazione della trasparenza del luogo. “What you see is what you get”, usano dire gli anglofoni: “quel che vedi è quel che hai”. Trasparenza e autenticità legate ad uno spazio che, col suo lago e la sua natura, risulta essere predisposto a vacanze enogastronomiche, sportive, dedicate “al fare”. «E' proprio il paesaggio, la nostra grande ricchezza - spiega Roberto Pellegrini, presidente di Riva Fierecongressi - Per questo non dobbiamo lasciare, soprattutto per quanto riguarda il futuro, che il nostro patrimonio venga snaturato. Dagli eccessi e dalla rapacità del visitatore, da un lato, dal desiderio dei locali di adeguare la periferia alla metropoli, dall'altro. E in questo secondo caso mi riferisco a obbrobri come il Blue Garden».
Spunta una vena polemica, dunque, nel dibattito, e va a toccare, di sfuggita, anche la strada Loppio-Busa, inutile da un punto di vista turistico, ma forse, si sostiene in sala, necessaria ai locali. Delle circa 3 milioni di presenze annue nell'Alto Garda, l'80% è composto da stranieri, di cui il 50% germanofono e, in linea generale, si tratta di un tipo di turista ripetitivo, che ritorna, che si affeziona, al punto da pretendere non solo lo stesso hotel, ma anche la stessa stanza. «Questi fattori però non devono ingannarci - prosegue Pellegrini - è inutile pensare di aumentare i posti letto, o il numero degli alberghi a cinque stelle. Quel che serve è migliorare quel che già abbiamo, trarre il massimo dalle nostre peculiarità». Ma non solo. Chi Riva la vive dall'interno, come Marco Benedetti, presidente di Ingarda, sottolinea infatti anche l'importanza del saper accogliere e recepire le volontà del turista: «Quando sono arrivati i primi surfisti, non sapevamo nemmeno cosa fosse un surf. La capacità di adattamento è fondamentale». Così che, se il nostro lago dovesse prosciugarsi, come scherza qualcuno, ci si dovrebbe ingegnare su nuove forme di discesa estrema.