Anche se sul campo si vede poco, l’avvio dei lavori al confine del Brennero è diventata un caso internazionali. Ieri il premier Matteo Renzi ha chiesto al rappresentante del governo presso la Ue di verificare se le regole europee sono state violate. «Con l’Austria c’è amicizia ma devono rispettare le regole europee» ha detto ieri Renzi.
"Corriere del Trentino", 13 aprile 2016
Nel frattempo il ministro degli esteri Paolo Gentiloni e quello degli Interni Angelino Alfano hanna scritto una lettera congiunta al commissario Avramopoulos. «Le misure annunciate dall’Austria al Brennero inducono a chiedere con estrema urgenza la verifica da parte della Commissione della loro compatibilità con le regole di Schengen anche perché non sono suffragate da elementi fattuali» scrivono Gentiloni e Alfano facendo notare che, dal primo gennaio al 10 aprile, Vienna ha rispedito in Italia solamente 179 migranti irregolari mentre sono quasi 700 quelli che l’Italia ha fermato e rimandato in Austria. «I controlli alle frontiere interne possono essere ripristinati come extrema ratio laddove essi rispondano in modo adeguato e proporzionato alla minaccia grave all’ordine pubblico o alla sicurezza interna» aggiungono i due ministri.
La reazione di Vienna non si è fatta attendere. Johanna Mikl Leitner, ancora per pochi giorni ministra dell’Interno in attesa di trasferirsi alle Finanze, ha definito «inspiegabili» le reazioni italiane. «L’avvio dei controlli al Brennero dipenderà dal successo delle misure italiane» chiarisce la ministra sottolineando che appena il flusso di arrivi si intensificherà, Vienna blinderà i confini. Per evitare sorprese però, prima si faranno i lavori, poi si deciderà se implementare il nuovo sistema di controllo.
La portavoce del commissario Dimitris Avramoupulos Nathalie Berthaud ha fatto sapere che «la commissione è molto preoccupata per le iniziative austriche» ed ha ribadito che le limitazioni alla libera circolazione possono essere solo temporanee ed eccezionali. «Al momento non risulta no flussi di profughi dalla Grecia all’Italia ma dall’inizio dell’anno ci sono stati 15mila arrivi dalla Libia» ha precisato.
Intanto l’idea di una recinzione di filo spinato al Brennero fa insorgere anche la Chiesa austriaca. «Auspichiamo una soluzione davvero europea, di solidarietà anche verso Italia e Grecia. Qui non vengono dei nemici, ma persone in grandissima difficoltà che cercano di salvarsi. È un dovere aiutarle» sottolinea Erich Leitenberger, portavoce del Consiglio Ecumenico delle Chiese in Austria, ai microfoni di Radio Vaticana. «Il Brennero torna ad essere un simbolo di divisione. Ci stiamo allontanando dalla visione di un’Europa unita» aggiunge.
«Al Brennero rischia di verificarsi la stessa situazione di Idomeni con campi profughi autogestiti» avverte Gianni Rufini, direttore di Amnesty international Italia. Una prospettiva inquietante che la politica locale non vuol nemmeno prendere in considerazione. «Temo di più il traffico dei profughi» dice il sindaco di Brennero, Franz Kompatscher. «Per il momento non sta succedendo nulla, speriamo che non sarà necessario chiudere il confine. Siamo in costante contatto con Roma e Vienna per seguire l’evolversi della situazione. Qui occorre una soluzione europea» rimarca il presidente della Provincia, Arno Kompatscher
Contro la decisione di Vienna protesta anche il Pd. La governatrice friulana Debora Serracchiani confida «che con il dialogo l’Austria riveda la propria posizione» mentre il vicepresidente del Parlamento Ue David Sassoli giudica positiva l’iniziativa del governo.
A favore della chiusura del Brennero scende in campo invece quasi tutta la destra che pare quasi sperare che Bolzano diventi come Calais in modo da poter cavalcare il malcontento. Da GAsparri a Salvini tutti dicono che Vienna fa bene. Unica fuori dal corso è Michaela Biancofiore. «Salvini sbaglia, i danni sarebbero enormi» dice. «La politica è stata travolta dalla paura e si scarica il problema sui vicini» commenta invece il deputato trentino Lorenzo Dellai.
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«La decisione del governo austriaco è la follia dell’egoismo». Sono le parole del vicepresidente della Provincia, Alessandro Olivi, relatore durante la riunione del Rotary Club Riva, che si è tenuta lo scorso lunedì all’Hotel Piccolo Mondo di Torbole. Un intervento dedicato alle politiche economiche messe in campo dall’amministrazione provinciale a sostegno dell’economia e del lavoro, che ha snocciolato alcune delle tematiche più scottanti per il territorio dell’Alto Garda, e i drastici provvedimenti adottati, nelle ultime settimane, oltre confine.
«Il controllo dei flussi delle migrazioni al valico italo-austriaco è un tema reale – ha affermato Olivi - ma non possiamo permettere che uno Stato, da solo, imponga limitazioni di queste dimensioni». Secondo Olivi, le misure adottate dalle autorità di Vienna potrebbero avere un impatto devastante sull’economia locale, con ripercussioni negative anche nell’Alto Garda. «I rischi per il sistema economico, per il turismo e le esportazioni sono concreti», ha dichiarato, invitando gli amministratori altogardesani a restare uniti per farsi sentire, con voce ferma, a Bolzano ma, soprattutto, a Roma, auspicando, poi, che anche l’Euregio Tirolo-Alto Adige-Trentino non rimanga solo una “lunga serie di convegni”.
Un invito alla coesione che il vicepresidente ha esteso anche in riferimento al progetto di collegamento dell’autostrada del Brennero alla Busa, lanciando, a riguardo, segnali positivi. «Voglio rispettare la richiesta, anche intransigente, di accelerare i processi di chiusura di alcune partite fondamentali, tra cui quella della mobilità – ha dichiarato Olivi – Credo, comunque, si debba dare atto della concretezza con cui le ultime due amministrazioni provinciali hanno affrontato la stringente necessità dell’opera». L’Alto Garda è un territorio che produce, a favore del Trentino, un valore economico che è molto superiore alla qualità delle infrastrutture di cui dispone. «Io non mi scandalizzo e non mi offendo a fronte delle critiche – ha concluso il vicepresidente - ascolto con grande rispetto le voci che provengono da un territorio che dà al Trentino molto, e a cui il Trentino deve saper restituire quantomeno un sistema viario coerente con la dimensione ormai internazionale del suo distretto». Come ha evidenziato Olivi, il territorio è un punto di riferimento per la multisettorialità, un’area in cui i diversi ambiti dell’economia hanno saputo mescolarsi in modo armonico, dove la convivenza delle piccole e delle medie imprese con la manifattura e il turismo è ben espressa dal triangolo Du Lac, Blue Garden e Cartiere.