«Un candidato dovrebbe assolutamente astenersi da ogni pratica di questo genere: stupisce che ciò sia avvenuto e che non si abbia la consapevolezza della delicatezza della questione».
"L'Adige", 10 aprile 2016
Il deputato del Pd, Michele Nicoletti, è basito non solo per il fatto che Lorenzo Baratter abbia potuto firmare un patto preelettorale con gli Schützen impegnandosi a versare loro 500 euro al mese se eletto, ma anche per come il Patt e il presidente Ugo Rossi abbiamo cercato di minimizzare la vicenda.
Onorevole Nicoletti, cosa pensa del patto tra Baratter e la Federazione Schützen?
Sarà la magistratura a stabilire se ci sono estremi di reato o meno nel caso specifico. Certo se si legge il decreto del '57 che disciplina la materia della corruzione elettorale si capisce che la preoccupazione è quella di evitare ogni tipo di comportamento che possa anche solo indirettamente influenzare il voto dei cittadini: la libertà del voto è un pilastro delle democrazie liberali. Qualsiasi offerta o promessa di denaro o persino la somministrazione di cibi o bevande è da evitare e fa capire che la materia è talmente delicata che sono sbalordito da quanto accaduto e dalle reazioni, proprio mentre noi parlamentari siamo tutti impegnati a livello nazionale e internazionale a combattere le possibili forme di corruzione che si possono annidare anche nei rapporti elettorali. Sono stupito che i colleghi parlamentari non si rendano conto della delicatezza della questione.
Intende il senatore e segretario del Patt, Franco Panizza?
Mah, ho visto la tendenza a minimizzare la questione, quasi che non esistesse. Mi stupisco perché in Parlamento questi aspetti sono stati discussi a lungo.
Il consigliere Baratter ha giustificato quell'accordo dicendo che lo ha firmato per trasparenza e per i «valori condivisi» che lo uniscono agli Schützen.
La legge è molto chiara. Parla di una promessa. Non c'è nemmeno bisogno dell'accordo, basta la promessa di dare denaro. L'intenzione con cui uno compie un determinato gesto può essere considerata sotto il profilo morale, ma l'atto in sé tanto più formalizzato può configurarsi come una forma di influenza e mette in difficoltà anche l'elettore. Si può dire che l'associazione non influenza il voto dei suoi membri, sarà la magistratura a stabilirlo, non entro nell'accertamento della questione. Ma anche se non rilevante dal punto di vista penale, dobbiamo renderci conto che una lettura della legge impone di astenersi da pratiche di questo genere in ogni modo.
Secondo lei la coalizione di maggioranza come dovrebbe reagire di fronte a questo fatto venuto alla luce?
Il comportamento di un candidato incide sul suo partito perché in tutte le convenzioni internazionali sulle strategie per combattere fenomeni di questo genere si parla del ruolo dei partiti che dovrebbero avere i loro codici di condotta per cui quando si fa una lista di candidati li istruiscono anche su cosa si può fare e non si può fare.
Nel Pd lo avete?
Certo, abbiamo un codice etico che stabilisce anche le regole di comportamento in campagna elettorale perché ci sono leggi da rispettare. Capisco dunque che da parte del partito coinvolto ci siano dichiarazioni di comprensione e giustificazione. Ma io penso che sarebbe utile dire che quanto fatto dal consigliere Baratter è una cosa assolutamente da non farsi.
Secondo lei Baratter dovrebbe dimettersi da consigliere?
Non mi esprimo sul caso concreto. Però penso che le forze politiche dovrebbero dire che la materia è così delicata da indurre al rifiuto di queste pratiche.