«Autosufficienti? Non lo abbiamo mai pensato. Semplicemente siamo determinati, convinti, competitivi, forse finalmente consapevoli di essere decisivi per un centrosinistra che sia davvero degno di questo nome». Il vicepresidente della Provincia, Alessandro Olivi, risponde così al tweet del governatore Ugo Rossi che pur riconoscendo che «è giusto che ogni partito aspiri alla leadership» della coalizione e alla presidenza della Provincia nel 2018 aveva ammonito che però «nessuno è autosufficiente».
"L'Adige", 6 aprile 2016
Un modo per dire che il Pd non può fare a meno del Patt. Rossi era intervenuto con il suo commento dopo la presentazione della candidatura di Italo Gilmozzi alla segreteria del Pd del Trentino in rappresentanza di un'ampia maggioranza del partito proprio. Nella presentazione era stato evidenziato che l'unità ritrovata è finalizzata anche a prepararsi ad essere competitivi fuori e dentro la coalizione per l'appuntamento del 2018.
Italo Gilmozzi non intende però polemizzare con il governatore autonomista e anzi precisa: «Noi siamo fedeli alla coalizione e collaborativi con il presidente Rossi che abbiamo sostenuto e contribuito ad eleggere. Riguardo al 2018 il nostro obiettivo non è quello di fare fuori Rossi ma di scegliere la soluzione migliore, nel frattempo l'obiettivo del Pd è quello di rafforzare il governo provinciale, la coalizione e il partito per recuperare il rapporto del Pd con la comunità. Nessuno ha mai pensato a un Partito democratico autosufficiente, facciamo parte di una coalizione e ci sentiamo partner nell'alleanza reciproca».
Intanto, il capogruppo del Pd in consiglio provinciale, Alessio Manica, che è rimasto solo con il presidente del consiglio, Bruno Dorigatti, a sostenere la candidatura di Elisabetta Bozzarelli contro quella di Gilmozzi, spiega così la sua scelta: «Ho sempre pensato, ancora prima che il gruppo di giovani e Bozzarelli presentassero la candidatura che sarebbe stato salutare per il partito arrivare con due opzioni al congresso».
«C'è una parte del Pd di Rovereto, - evidenzia Manica - penso all'ex sindaco Miorandi e all'ex segretario Lorandi, che non avrebbe mai potuto sostenere un candidato insieme a Giulia Robol quella parte con cui si è consumata la rottura. Era necessaria per loro un'altra opzione così come per altri che diversamente si allontanerebbero dal Pd». Manica esclude inoltre che Bozzarelli si possa definire come la candidatura della «sinistra» del Pd, che vuol dire la minoranza del partito secondo lo schema nazione. «Non mi offende questa definizione di sinistra - dice Manica - ma non corrisponde alla realtà perché la sinistra trentina, che vuol dire la storia rappresentata da Nardelli o Pinter, è diversa da quella nazionale. Inoltre io non ho nessuna intenzione di andarmene dal Pd in cui credo come partito che ha unito la sinistra e il popolarismo democratico». Sulle differenze principali tra la proposta di Gilmozzi e quella di Bozzarelli, il capogruppo provinciale del Pd dice: «Ho trovato molto forzata l'enfasi data nella mozione di Gilmozzi al referendum e alle riforme costituzionali chiedendo un'adesione quasi fideistica. Penso che il congresso nostro debba invece cercare di fare lo sforzo per dire che noi siamo il Pd del Trentino, che vuol dire che non siamo solo il partito nazionale della coalizione, stampella dei partiti territoriali, come vorrebbe Rossi, ma siamo un partito nazionale e insieme territoriale».