Dorigatti duro: subiamo le scelte di Roma. Bozzarelli: non possiamo delegare ad altri

Meno di 24 ore dopo la trasferta nella sede del Pd nazionale, Italo Gilmozzi ha chiuso l’accordo per la propria candidatura a segretario provinciale, che sarà ufficializzata oggi pomeriggio. Il fronte è molto ampio: l’area degli ex kessleriani con Donata Borgonovo Re, Mattia Civico e il deputato Michele Nicoletti; il vicepresidente della giunta, Alessandro Olivi; gli ex sostenitori di Giulia Robol all’ultimo congresso, con Gigi Olivieri; il senatore Giorgio Tonini e l’area renziana di Elisa Filippi.
A. Papayannidis, "Corriere del Trentino", 2 aprile 2016

Ieri nel tardo pomeriggio anche Zeni, nel mirino di una «conventio ad excludendum», ha dichiarato che sosterrà Gilmozzi, pur auspicando «una successiva sintesi» con il gruppo che una settimana fa ha presentato la candidatura di Elisabetta Bozzarelli.

Le trattative non sono state semplici: tutti smentiscono, ma in gioco c’erano e restano gli assetti fino alle elezioni nazionali e provinciali del 2018. Fino alla tarda mattinata, Gilmozzi ha continuato a ripetere: «Non è affatto detto che mi candidi, voglio verificare se sull’accordo c’è una reale condivisione».

«Gentile concessione»

L’incontro romano di Gilmozzi, Tonini, Nicoletti, Zeni e Olivi con il vicesegretario nazionale Lorenzo Guerini e il braccio destro di Matteo Renzi, Luca Lotti, nel frattempo ha scatenato la reazione critica di Bruno Dorigatti, presidente del Consiglio provinciale: «L’autonomia — scrive — è un esercizio quotidiano di responsabilità. Il dialogo con il livello nazionale è fondamentale. Ma il dialogo che si risolve in gentile concessione è la morte dell’autonomia. Questo vale soprattutto per il Pd: che democraticamente discute, come avvenuto martedì in assemblea, ma che poi subisce scelte prese altrove. Abbiamo di fronte un paio d’anni di grande importanza politica e istituzionale: serve anche un po’ di orgoglio, per rilanciare la speranza nel futuro del Trentino».

La puntura di Bozzarelli

Nel fronte che sostiene la candidatura di Elisabetta Bozzarelli ieri si è scatenato il tiro al bersaglio contro l’incontro romano: «Cercano tutti una poltrona, ma l’aereo è in overbooking» è la battuta più ricorrente. La candidata tiene un profilo più sobrio: «In queste settimane il dibattito congressuale del Pd trentino è stato segnato dalla paura, dal voler evitare che vinca X o Y». Ancora: «Non basta limitarsi a essere una sezione del partito nazionale, non possiamo delegare ad altri, va ritrovata la forza di rivendicare una forma di autonomia come alla nascita del Pd trentino». Poi, riferendosi a Olivi che aveva motivato il mancato appoggio alla sua candidatura con ragioni di «esperienza», Bozzarelli risponde: «Siamo tutti amministratori, s’inventi qualche altra ragione. Forse non mi sostiene perché non io non riesco a tutelarlo?»

Nella mozione depositata ieri, smentendo i suoi critici, Bozzarelli scrive che il Pd «dev’essere compartecipe della stagione riformista che l’Italia attendeva da anni inaugurata con il governo Renzi, e che va sostenuta a partire dalla riforma costituzionale».

Parla Guerini

Da Roma le richieste sono semplici. Il vicesegretario nazionale Lorenzo Guerini le riassume così: «La segreteria nazionale non si schiera per questo o quel candidato nei congressi territoriali. Ci auguriamo che si faccia un buon congresso, che faccia emergere un profilo del Pd trentino impegnato a sostenere l’agenda delle riforme nazionali e a lavorare per dare ancora più centralità e protagonismo al nostro partito sulla dimensione provinciale anche in vista delle prossime scadenze nazionali (referendum di ottobre e elezioni politiche del 2018) e di quelle territoriali».

L’intesa

Gilmozzi, almeno sulla carta, è riuscito a saldare due componenti molto diverse tra loro, quella più governativa e quella più rivendicativa. L’obiettivo dichiarato è «costruire una squadra» che punti a «governare il Trentino dal 2018». In questa narrazione condivisa si inseriscono i destini personali di molti. C’è chi ambisce a confermare il proprio seggio in parlamento (Nicoletti e Tonini), chi a conquistarlo (Olivi e Borgonovo Re); chi pensa alla presidenza della Provincia (Zeni e lo stesso Olivi). Se e quando quest’ultimo lascerà la giunta (le politiche, anche se Renzi concludesse la legislatura intera, si terrebbero sei mesi prima delle elezioni provinciali) si libererà un posto nell’esecutivo a cui ambiscono Mattia Civico e Lucia Maestri. Gilmozzi, che ha ben presente la complessità dell’operazione, ieri ha tenuto diversi incontri con tutte le componenti negando ragionamenti su incarichi.

Olivi parla di «svolta necessaria, il Pd o cambia o muore. Diviso, il Pd ha perso. Ora si tratta di mediare tra la cultura di chi è più vicino al governo, come me, e quella dei più intransigenti, come ad esempio Donata Borgonovo Re. Va predisposta un’agenda chiara, in modo che il Pd non debba più farsi apparecchiare la tavola da altri, ma possa disegnare un nuovo Trentino». Gigi Olivieri difende anche la trasferta a Roma: «Il Pd del Trentino è parte del Pd nazionale: bene presentare una configurazione politica per far crescere il Pd».