Il testo di una mozione presentata dal consigliere Michele Nardelli e sottoscritta dai capigruppo della maggioranza provinciale in cui si chiede un impegno preciso alla Giunta provinciale affinché l’acqua sia difesa come bene comune.
L’acqua nel mondo
L’acqua come bene comune dell’umanità è un diritto sancito da molte dichiarazioni internazionali per i diritti umani così come nella nuove costituzioni in America latina, in Uruguay, Ecuador, Bolivia e Paraguay.
Se l’acqua è un bene comune, il suo utilizzo deve essere regolamentato avendo come unico obiettivo il soddisfacimento dell’interesse pubblico, ovvero dell’interesse di tutti di disporre di acqua pulita per le necessità primarie.
Questo è quanto si è verificato finora in Trentino anche grazie alla proprietà pubblica e/o collettiva degli acquedotti e delle società che ne gestiscono la distribuzione.
La stessa Comunità europea si è espressa in questo modo.
La risoluzione del Parlamento europeo del 15 marzo 2006 dichiara “l'acqua come un bene comune dell'umanità” e chiede che siano esplicati tutti gli sforzi necessari a garantire l'accesso all'acqua alle popolazione più povere entro il 2015 ed insiste affinché “la gestione delle risorse idriche si basi su un'impostazione partecipativa e integrata che coinvolga gli utenti ed i responsabili decisionali nella definizione delle politiche in materia di acqua livello locale e in modo democratico”.
Inoltre, la risoluzione del Parlamento europeo dell'11 marzo 2004 sulla strategia per il mercato interno - priorità 2003-2006 – già affermava, al paragrafo 5, "essendo l'acqua un bene comune dell'umanità, la gestione delle risorse idriche non deve essere assoggettata alle norme del mercato interno".
Gli stessi organi della UE hanno più volte sottolineato che alcune categorie di servizi non sono sottoposte al principio comunitario della concorrenza; si veda ad esempio la Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo COM (2004) 374: “…le autorità pubbliche competenti (Stato, Regioni, Comuni) sono libere di decidere se fornire in prima persona un servizio di interesse generale o se affidare tale compito a un altro ente (pubblico o privato)”; è peraltro noto che non esiste alcuna norma europea che sancisce l’obbligo per le imprese pubbliche di trasformarsi in società private (come ribadito da: Corte di giustizia CE, 2005; Commissione CE 2003 e 2006; Parlamento CE, 2006).
Il Decreto legge 135/2009
Ora, con l’articolo 15 del Decreto legge 25 settembre 2009, n. 135 “Disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari e per l'esecuzione di sentenze della Corte di giustizia della Comunità europea” che detta le norme per l’adeguamento alla disciplina comunitaria in materia di servizi pubblici locali di rilevanza economica lo Stato disciplina in maniera innovativa tutta la materia prevedendo la privatizzazione della gestione dei servizi idrici.
In base alla nuova normativa il conferimento della gestione dei servizi pubblici locali dovrà avvenire in via ordinaria tramite gara ad evidenza pubblica a cui potranno partecipare imprenditori o società in qualunque forma costituite oppure direttamente a società a partecipazione mista pubblico privata che vedano il socio privato con almeno il 40 per cento della proprietà e titolare dei compiti operativi connessi alla gestione.
Per situazioni eccezionali che non permettono un efficace ed utile ricorso al mercato, in deroga alle modalità ordinarie, la gestione dei servizi può essere affidata a società a capitale interamente pubblico svolgenti la loro attività prevalentemente nell’ambito dell’ente, o degli enti pubblici che la controllano.
Il decreto detta anche le scadenze entro cui dovranno essere affidati i servizi e le date di decadenza degli attuali affidamenti. Gli affidamenti “in house” cesseranno improrogabilmente il 31 dicembre 2011.
Il decreto, che non ha per oggetto la gestione dei servizi relativi all’energia elettrica ed il gas, ma riguarda il servizio idrico, i servizi di igiene ambientale ed in parte i trasporti, avrebbe un impatto molto importante nella nostra provincia in quanto attualmente tali servizi, in particolare il servizio idrico, sono gestiti quasi esclusivamente da società pubbliche.
Il mercato
Le diverse esperienze di privatizzazione dei servizi idrici, in realtà, non hanno dato risultati apprezzabili portando, in generale, ad un aumento delle tariffe, alla riduzione degli investimenti e all’abbassamento della qualità del servizio stesso, tanto che sono in essere anche esperienze di ri-pubblicizzazione dei servizi idrici. La più clamorosa è forse quella della città di Parigi che nel 1985 aveva affidato a due società multinazionali, Veolia e Suez, la distribuzione e fatturazione delle acque pubbliche per poi decidere, nel novembre dello scorso anno, che dal 1° gennaio 2010 la gestione delle acque pubbliche dovrà passare nelle mani di un ente di diritto pubbliche che si chiamerà Eua de Paris e che si occuperà di ogni singola fase: dalla captazione alle fonti alla fatturazione. I motivi del ripensamento parigino sono espliciti: 25 anni di gestione privata hanno portato ad un aumento sistematico dei prezzi non accompagnato da un conseguente miglioramento dei servizi, ma anzi da una lunga serie di abusi, prezzi gonfiati, casi di corruzione e invecchiamento delle strutture non sostenute da investimenti.
La nostra Provincia
La gestione dell’acqua, come bene primario indisponibile, impone di far valere le nostre prerogative statutarie mettendo in campo tutti gli strumenti giuridici, politici ed amministrativi per evitare la trasformazione di tale bene primario in una semplice merce gestita secondo le regole del profitto. In proposito il Consiglio provinciale si è espresso anche nella scorsa legislatura con l’ordine del giorno 85/XIII “Utilizzo della risorse idriche e relative modalità gestionali da parte degli anti locali”. La Provincia di Trento ha competenza legislativa nell’utilizzazione della acque pubbliche e nell’assunzione diretta di servizi pubblici e a loro gestione a mezzo di aziende speciali (artt. 8 e 9 Statuto). La Provincia ha inoltre la competenza a recepire in via immediata le direttive europee nelle materie previste dallo Statuto e pertanto
1. il Consiglio provinciale si impegna a fare propri i seguenti principi
· l’acqua è un bene comune, un diritto umano universale non assoggettabile a meccanismi di mercato;
· la disponibilità e l’accesso individuale e collettivo all’acqua potabile sono garantiti in quanto diritti inalienabili e inviolabili della persona umana e si estrinsecano nell’ impegno a garantire ai cittadini un minimo vitale giornaliero;
· la proprietà e la gestione del servizio idrico devono essere pubbliche e improntante a criteri di equità, solidarietà (anche in rapporto alle generazioni future) e rispetto degli equilibri ecologici;
· il consumo umano delle risorse idriche deve avere la priorità rispetto ad altri usi;
· il servizio idrico integrato è un servizio pubblico essenziale, di interesse generale, privo di rilevanza economica, e come tale non soggetto alla disciplina della concorrenza ma rientrante nella competenza esclusiva della Provincia;
2. il Consiglio provinciale impegna la Giunta provinciale
· a prendere in considerazione, se necessario, la possibilità di impugnare dinanzi alla Corte costituzionale l’art. 15 del Decreto legge 25 settembre 2009, n. 135 “Disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari e per l'esecuzione di sentenze della Corte di giustizia della Comunità europea” con ricorso a difesa dell’autonomia provinciale;
· a promuovere una rete regionale di Enti Locali, di soggetti pubblici ed appartenenti alla Società Civile per la difesa dell’acqua pubblica, promuovendo altresì coerenti campagne di sensibilizzazione della popolazione, mediante mirate azioni di educazione sociale, di formazione e di comunicazione.
Nardelli Michele
Lunelli Giorgio
Bombarda Roberto
Dallapiccola Michele
Firmani Bruno
Zeni Luca
LEGGI ANCHE: "Una mozione in consiglio contro l'acqua ai privati. Decreto Ronchi, il Pd annuncia battaglia", Trentino, 19 novembre 2009
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