I numerosi confronti che ho avuto in queste settimane con amiche e amici del PD, interlocutori politici, istituzionali ed associativi hanno confermato in me una convinzione. Non fosse prevista nello Statuto nazionale una norma che sancisce non solo l’incompatibilità ma anche l’ineleggibilità a Segretario da parte di esponenti degli organi esecutivi provinciali mi sarei certamente candidato alla guida del PD in questa fase complicata di trasformazione e transizione del centrosinistra trentino.
Alessandro Olivi, 31 marzo 2016
Non si tratta di una smisurata fiducia nei miei mezzi ma della intima consapevolezza che al progetto del PD oggi serve dedicare passione, esperienza e competenza.
Al futuro del PD, sia chiaro, non è certo sufficiente l’impegno solitario di una persona quanto uno sforzo collettivo che sappia raccogliere tutte le energie che popolano il capitale politico ancora inespresso di questo progetto.
Ma è altrettanto evidente che è finito il tempo degli esperimenti, delle soluzioni al ribasso, delle mediazioni fintamente pacificatorie: serve una guida salda, una leadership riconosciuta, una maggioranza coesa capace di conquistare il consenso di quel Trentino profondo con il quale sino ad oggi non siamo riusciti a sintonizzarci.
Ero e rimango convinto che avrei dedicato a questa sfida un impegno generoso e pieno pur senza far venire a mancare il mio leale apporto all’interno della Giunta Provinciale.
Regole burocratiche me lo impediscono ed io non ho mai, neanche per un istante, cercato strade per aggirarle o per farle cambiare!
E’ a questo punto che ho ritenuto giusto misurarmi con una scelta innanzitutto di responsabilità.
Interrompere l’impegno in Giunta o rispettare prioritariamente un patto che sento mi lega prima che al PD alle tante persone con cui in questi anni ho lavorato ed a cui ho dedicato il mio sforzo quotidiano in un campo difficile, quello dello sviluppo economico, del lavoro e del welfare, in cui si gioca una partita decisiva per il futuro della nostra Autonomia.
Ma se tale oggi è la mia decisione sia chiaro che cambia il “come” ma non cambia il “se” perseguire lo stesso fine.
Sono sempre più convinto che al Partito Democratico del Trentino, che rischia sempre più una scissione da interi mondi della comunità trentina serve coniugare l’elaborazione di una proposta politica chiara con il nodo irrisolto della leadership.
Questo è un partito che dal suo interno ha sempre operato per annientare chi aveva la maggiore predisposizione ad unire, a coagulare intorno a sé un consenso vasto e libero da appartenenze stratificate.
Nella mia militanza in questo giovane partito mi sono sempre mosso da persona libera, spesso facendomi guidare più dall’istinto che dalla convenienza di stringere alleanze ai fini del puro consenso.
Ed è con questo spirito che continuerò ad impegnarmi affinché il PD compia il passo di scrollarsi di dosso la sua sindrome minoritaria, la vocazione di limitarsi a fare testimonianza, l’idea che l’identità è un connotato divisivo.
Si può e si deve invece costruire un partito in cui l’identità e i valori diano la spinta per entrare in connessione con un Trentino più vasto e differenziato che oggi chiede capacità di proposta, di decisione, di assunzione fino in fondo delle responsabilità senza perdersi continuamente nei rivoli dei “se” e dei “ma”.
Il mio dunque è tutt’altro che un disimpegno da una presenza in prima linea nella costruzione di un partito diverso, ossia più forte, più intransigente nell’incidere sulla rotta che vogliamo far intraprendere ad un Trentino più autonomistico ma meno “provinciale”.
Serve una squadra che non sia la somma di anacronistiche sedimentazioni di gruppi e gruppetti che guardano al passato ma che sia invece nuova perché unita dalla volontà di proporre un PD che non piega la schiena ma anzi impone una sua linea al cammino futuro del centrosinistra di questa terra.
Concluso il congresso dovrà infatti essere promosso un incontro con le altre forze politiche della coalizione per fare il punto non solo sull’attuazione del programma del Presidente e della Giunta ma sulle questioni strategiche che riguardano il futuro assetto dell’Autonomia dentro la cornice della riforma costituzionale, le strategie per uno sviluppo di qualità della nostra economia, il rafforzamento di un sistema universalistico, concertativo e partecipato delle politiche del lavoro e del welfare su base territoriale, un’idea ed un progetto di scuola, di formazione e di filiera della conoscenza che non può limitarsi al trilinguismo, un progetto chiaro di politiche della salute e del benessere che guardino con coraggio ai prossimi decenni.
A tutti coloro dunque ed infine che, più o meno sinceramente ed disinteressatamente, hanno invocato in queste settimane la continuità del mio impegno nella Giunta voglio mandare una serena rassicurazione: lo farò ma convinto ancor più di prima di far sentire da quella “postazione” la mia voce e di dar corpo da dentro le istituzioni ad un impegno politico più incisivo per costruire in Trentino un nuovo centrosinistra.