C’era anche Italo Gilmozzi, il quasi candidato alla segreteria del Pd trentino, ieri pomeriggio a Roma nell’ufficio del vicesegretario Dem Lorenzo Guerini, insieme ai parlamentari Giorgio Tonini e Michele Nicoletti e al vicepresidente della Provincia Alessandro Olivi.
C. Bert, "Trentino", 1 aprile 2016
Una «missione romana» voluta dai parlamentari per ragguagliare i vertici nazionali, in primis Guerini che è il responsabile dei congressi regionali, sul percorso del congresso trentino ma anche sulla candidatura di Gilmozzi come nome di sintesi di un’ampia maggioranza del partito. Un’investitura, quella di Gilmozzi a Roma, che c’è da scommettere non piacerà a Elisabetta Bozzarelli, ad oggi l’unica candidata ufficiale alla segreteria, che già aveva criticato le trattative romane tra i parlamentari e Olivi sul congresso. L’assessore ai lavori pubblici di Alessandro Andreatta rimanda a oggi la decisione sulla sua candidatura: «Ci vedremo domani (oggi per chi legge) - spiega - e capiremo se ci sono i margini per chiudere. Ho detto che per me la condizione è che si trovi una maggioranza solida a sostegno di un progetto politico che tenga unito il più possibile il Pd, ma serve un piano di lavoro che non si rompa il giorno dopo, sarebbe una sconfitta per tutti». Considerate le lotte intestine, anche recenti, che il Pd trentino ha alle spalle, la scommessa non è così scontata.
La stessa ex assessora Donata Borgonovo Re - una dei protagonisti dell’accordo per Gilmozzi segretario - ha ammesso, parlando con il Corriere del Trentino, che il rischio che a congresso finito Gilmozzi possa essere ostaggio dei veti contrapposti di chi lo ha sostenuto «esiste», per questo è importante «che i patti siano chiari e rispettati». E perché l’accordo regga, Gilmozzi lo sa bene, serve anche una squadra che si legittimi reciprocamente e sappia lavorare insieme. Gli «azionisti» di questa larga intesa sono molteplici: ci sono i renziani (Tonini, Elisa Filippi), i governativi (Olivi), l’area di Nicoletti, Civico e Borgonovo Re, gli ex roboliani di fede renziana come Luigi Olivieri. Per molti di loro si parla già di un ruolo di primo piano, a partire da un posto di capolista nelle liste (bloccate, non si voterà con le preferenze) a sostegno di Gilmozzi nei vari collegi: Borgonovo a Trento, Olivi a Rovereto, Olivieri nelle Giudicarie. Olivi ieri lo ha detto apertamente (vedi articolo a lato): «Sarò in prima linea».
A Giacomo Pasquazzo, giovane sindaco di Ivano Fracena (che presto sarà incorporato nel Comune di Castel Ivano) e tra i protagonisti del percorso dei giovani amministratori che hanno candidato Bozzarelli, Gilmozzi ha proposto di fare il capolista in Valsugana. L’interessato non nasconde i dubbi sulla candidatura di Bozzarelli ma per ora si limita a dire: «Sto riflettendo, questo sarà un congresso che si gioca più su una squadra generosa e credibile che sui singoli. A me preoccupa la partecipazione alle primarie e il fatto che gli iscritti al Pd in molti circoli sono calati». I termini per presentare le candidature alla segreteria scadono lunedì 4 aprile: entro l’11 aprile i candidati dovranno presentare almeno 250 firme a loro sostegno raccolte tra gli iscritti (al 31/12/2015), almeno 15 per collegio (il 10% degli iscritti nei collegi più piccoli delle Giudicarie e in Valsugana). Il 29 maggio le primarie, dove a votare non saranno solo gli iscritti al Pd ma anche i simpatizzanti.
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Gilmozzi, Zeni, Olivi, Tonini, Nicoletti Vertice a Roma con Lotti e Guerini, A. Papayannidis, "Corriere del Trentino", 1 aprile 2016
TRENTO Italo Gilmozzi, Luca Zeni, Alessandro Olivi, i parlamentari Giorgio Tonini e Michele Nicoletti, con il vicesegretario Lorenzo Guerini e il braccio destro di Matteo Renzi, Luca Lotti. Ieri la partita del congresso del Pd trentino si è spostata a Roma, nella sede del Pd. Sul tavolo, ufficialmente, i nodi del Pd nazionale, il referendum costituzionale, i rapporti con il Pd trentino. «Abbiamo parlato di come rafforzarci, il ragionamento resta aperto nella direzione del dialogo ampio. Nessuna conclusione», dice Zeni. «Ero a Roma per motivi personali», dice Gilmozzi, spiegando che Olivi e Zeni si trovavano nella capitale per ragioni legate «alle loro funzioni di assessori». «Non abbiamo parlato di candidature alle elezioni politiche o cariche future all’interno del partito», si affretta a precisare Gilmozzi, attaccato sabato da Elisabetta Bozzarelli con una critica ai «teatrini romani», ma evidentemente vicino a un «imprimatur» romano che ne blindi la segreteria e fissi i futuri assetti del partito.
«La convergenza non è ancora ampia, dobbiamo ancora trovare le necessarie intese sul programma», insiste Gilmozzi. Intanto Alessandro Olivi prende le distanze dalla candidatura di Elisabetta Bozzarelli ma non sottoscrive ancora quella di Italo Gilmozzi, pur condividendo con lui la trasferta romana.
Chiarito che non correrà per la segreteria del Pd, il vicepresidente della giunta tenta di tenere banco promettendo che dal suo posto nell’esecutivo promuoverà dopo il congresso una verifica sull’operato di tutta la maggioranza che investa anche l’istruzione («Non può limitarsi al trilinguismo») e la sanità, la delega di Luca Zeni, con il quale sottotraccia è già partita la sfida in proiezione 2018. L’attivismo dell’assessore provinciale alla salute, preoccupato di arrivare a una soluzione unitaria al congresso, complica i piani di Gilmozzi. Olivi invita l’assessore comunale a «non inseguire l’unità di tutti a tutti i costi»; anche nell’area «ex kessleriana», da Civico a Nicoletti, la convivenza con Zeni a sostegno di Gilmozzi sta portando tensioni.
A chi gli chiede se si trova più vicino a Zeni o all’area degli ex kessleriani, Gilmozzi risponde così: «Se la situazione fosse questa, allora non mi dovrei candidare. Ho detto che servono ancora le necessarie intese per arrivare a un accordo».
Olivi, intanto, risponde no all’invito di Luca Paolazzi perché appoggi Bozzarelli: «L’iniziativa dei giovani è un valore se sapranno rimanere se stessi e non farsi coinvolgere da richiami identitari. Per il percorso che io immagino da qui in avanti serve però una proposta in cui il cambio di passo si coniughi con esperienza, competenza e forza d’urto rispetto al compito che il Pd ha di cambiare il centrosinistra e imprimere una svolta alla legislatura. Gilmozzi? Se sarà davvero il punto di convergenze nuove e più robuste saldature e se non inseguirà l’unità di tutti a tutti i costi».