La verifica di maggioranza spetta ai vertici dei partiti, non ai consiglieri comunali. O meglio, non solo a loro. Pd e Upt concordano nell’affermare che la partita è uscita dalla sfera esclusiva di Palazzo Thun e si gioca ai piani alti. Ieri sera, nell’annunciato vertice di maggioranza, il naufragio della delibera su indennità ai presidenti circoscrizionali e gettoni ai consiglieri è inevitabilmente stato al centro del dibattito, nonostante la riunione fosse stata convocata in precedenza per discutere dell’imminente variazione di bilancio sulle opere pubbliche.
L. Marognoli, "Trentino", 31 marzo 2016
Ma la condivisione che non si era trovata in aula al momento del voto sembra ora esserci sull’idea di rinviare il chiarimento ad altra sede. «Che si aspetti l’elezione del nuovo segretario del Pd, come abbiamo aspettato i congressi di Patt e Upt», afferma il capogruppo democratico Paolo Serra. «Siamo di fronte a una questione politica. Quanto al nostro gruppo, attendiamo messaggi da parte dei membri della giunta: sono loro che devono dimostrare di essere attenti ai problemi del territori e dire quali sono i passi da fare. Noi noi potremo dire poi se siamo d’accordo oppure no».
L’affossamento della delibera: una questione di “careghe”? «Nessuno lo dice: il Patt no, l'Upt no… non lo tireremo certo fuori noi», risponde Serra. «Attraversiamo un momento di stallo, vedremo chi farà la prima mossa». Sulla stessa linea l’ex assessore Renato Tomasi, dell’Upt: «È inutile che la verifica la facciamo noi, devono farla i segretari di partito», afferma. «Il problema di oggi è proprio la mancanza dei partiti: oggi arrivano in aula 35 consiglieri con 35 idee diverse. Un tempo si discuteva al loro interno, si litigava ma poi si arrivava alle sedute con un'idea unitaria. Adesso tutti i nodi vengono portati in consiglio, dove è più difficile trovare una mediazione».
C’è chi vocifera che l’Upt per acquietarsi ambirebbe ad una delega consiliare... «Il gruppo che vuol chiamarsi Upt invece che Cantiere dice che non vuole rimpasti di giunta, per lo meno Mellarini lo afferma. Io la soluzione ce l'avrei: riunirci e parlare di temi e progetti, per trovare un'unità sui temi. Solo così si uscirà dal vicolo cieco: non parlando di architetture politiche ma di quello che davvero interessa alla città». L’ennesimo scivolone della maggioranza per Tomasi è facile da spiegare: «Il Pd aveva annunciato che non avrebbe votato per i gettoni e allora qualcun altro, per restituire lo sgarbo, non ha votato per l'indennità. È stata una questione di ripicche, ma ora bisogna parlarsi perché la possibilità di uscirne c’è». Il capogruppo del Patt, Alberto Pattini, ieri sera non ha partecipato al vertice, (c’era Roberto Stanchina) ma esclude di averlo fatto per motivi politici: «Avevo un impegno a Calceranica dove sono direttore artistico del concorso di poesia “Il lago nel cuore”: la data dell’incontro ci è stata comunicata solo sabato...».
Ma gli autonomisti cosa si aspettano che accada per uscire dalle secche? «Che il sindaco non faccia lo struzzo. Lui sa benissimo cosa deve fare», taglia corto Pattini. «La maggioranza? È un po' debole: questo è risaputo. E il voto sui presidenti è stata una grossa vergogna. Si è voluto negare loro 500 euro netti, il minimo di riconoscenza a chi lavora per il bene della comunità: non hanno mica le auto blu o i rimborsi spese se devono pagare da bere a qualcuno... I soldi ce li mettono di tasca propria». Sono mancati quattro voti nella maggioranza, ma «anche la minoranza ci ha giocato», conclude Pattini. «Il risultato è stato scandaloso per il consiglio intero. Sono prevalse le logiche del mettersi in difficoltà l'uno con l'altro, ma si è giocato sulla testa dei presidenti: questa è mancanza di responsabilità e denota un vulnus nella democrazia».