«Abbiamo sempre detto che l’obiettivo era che tutti gli ospedali avessero l’anestesista rianimatore, che è una funzione importantissima per tutto l’ospedale. Quando abbiamo dovuto togliere la reperibilità di notte nelle valli, ci siamo presi l’impegno a ripristinare l’h24 ma l’esisto dei concorsi è stato insufficiente. Di fronte a questo dato la politica ha il dovere di cercare altre strade».C. Bert, "Trentino", 30 marzo 2016
L’assessore provinciale alla sanità Luca Zeni torna sull’ultima decisione in materia di sanità presa dalla giunta, quella di riportare i primari nei quattro ospedali periferici (Cavalese, Tione, Arco, Borgo), e risponde anche alle altre sollecitazioni poste dal direttore del Trentino Alberto Faustini nel suo editoriale di domenica.
Assessore Zeni, sui primari di anestesia avete cambiato idea. L’impressione è che sugli ospedali di valle la giunta non abbia un disegno chiaro. Cosa risponde? Garantire qualità di vita e di servizi è un impegno che dobbiamo condividere come comunità. Ma sugli ospedali dobbiamo evitare due rischi: uno è cadere nel centralismo astratto di chi guarda solo ai numeri e all’efficienza, perché questo porterebbe allo spopolamento dei territori di montagna, l’altro è il localismo di chi vorrebbe tutto ovunque. Va trovato un equilibrio che in un periodo di calo delle risorse non è facile, ma è possibile e vitale.
Qual è questo equilibrio? Per la sanità trentina abbiamo impostato un modello in rete: l’alta complessità viene curata a Trento, infarti, ictus, multitraumi, e questa scelta l’abbiamo difesa con forza, basti pensare al protocollo firmato a Mezzolombardo, dove abbiamo spiegato perché non aveva senso mettere un punto di primo intervento. Questo non significa chiudere gli ospedali di valle, perché è falso che i numeri giustificano un solo grande ospedale a Trento. Gli ospedali di valle sono un pilastro per una sanità equa e sostenibile, e alcuni servizi vanno garantiti.
Quali? Il Pronto soccorso è fondamentale per garantire la sicurezza sul territorio e per non ingolfare il S.Chiara, dove vanno comunque le urgenze gravi. Sull’attività programmata abbiamo stabilito dei mandati chiari per le chirurgie, questo serve a creare dei poli di eccellenza e a valorizzare le professionalità.
Mattedi (responsabile sindacale degli anestesisti) sostiene che i primari vanno bene ma non basteranno. Il problema è che mancano anestesisti. Abbiamo sempre detto che il nostro obiettivo è che tutti gli ospedali abbiamo l’anestesista rianimatore, è una figura essenziale. Quando abbiamo dovuto togliere la copertura notturna a seguito delle nuove regole sui riposi dei medici, ci siamo presi l’impegno a ripristinare la copertura h24. Abbiamo fatto dei concorsi ma il dato di fatto è che con l’attuale sistema i numeri sono stati insufficienti a garantire i numeri di cui abbiamo bisogno. E di fronte a questo dato la politica seria ha cercato un’altra strada.
Se arriveranno le candidature dei primari ma non degli altri medici avrete generali senza esercito, come ha detto l’ex assessora Borgonovo Re? A nostro avviso il fatto di avere un primario con una professionalità elevata incentiverà i medici anestesisti ad andare negli ospedali di valle. Accanto a questo, il fatto di avere chi coordina una struttura ci consentirà di lavorare sulla rotazione e quindi di implementare l’organico di Trento e in questo modo per alcuni giorni al mese gli anestesisti potranno ruotare sugli ospedali di valle. Su questo si aprirà la partita sindacale dove i medici chiederanno delle compensazioni economiche. Noi riteniamo che in questo modo riusciremo a coprire le necessità.
Quanti anestesisti servono per ogni ospedale di valle? Per una copertura 7 giorni su 7, h 24, almeno sei. Sui punti nascita la vostra richiesta di deroga è parsa come un cedimento al localismo. Non è così? No, si è esasperato il tema che è diventato simbolico. L’errore è stato che ogni professionista abbia detto la sua opinione sulla sicurezza, quando l’unico deputato a decidere è il ministero. Lo farà in base ai numeri e alle condizioni che abbiamo presentato. La decisione sui primari di anestesia prescinde dai punti nascita.
Sulle aggregazioni dei medici di base a che punto siete? Abbiamo incontrato i sindacati 10 giorni fa: negli ultimi due anni e mezzo non si sono fatti passi avanti, vogliamo superare le rivendicazioni reciproche perché da qui passerà molto della capacità del nostro sistema di rispondere ai bisogni sanitari.
La centralizzazione delle Rsa la farete? Anche in questo caso è passato un messaggio sbagliato, che volevamo sguarnire i territori. È vero il contrario, vogliamo potenziare i servizi e per questo dobbiamo spostare risorse dalla burocrazia e trovare migliori modalità di governance. Il confronto con Upipa, Consiglio autonomie e Bocconi è partito e si concluderà entro maggio.
Quando nominerete il nuovo direttore dell’Azienda sanitaria? La commissione ha finito il lavoro e ci ha comunicato una rosa di sei nomi. Entro due settimane decideremo e sarà un momento di rilancio e rimotivazione per il personale dell’Azienda.
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