Il momento più significativo del presidio di solidarietà col popolo belga e per dire "No al terrore" che i sindacati ed il Forum per la Pace hanno organizzato ieri sera in piazza Duomo, è stata la partecipazione degli undici cittadini siriani, arrivati da pochi giorni a Trento, grazie al corridoio umanitario. Hanno voluto essere presenti anche con i bambini più piccoli, nonostante la paura perché in Siria le manifestazioni per la pace vengono represse anche in modi molto violenti.
D. Peretti, "Trentino", 23 marzo 2016
Rassicurati hanno preso coraggio e la loro presenza è stata la manifestazione più concreta di come solidarietà e coraggio possano essere le armi non violente, ma vincenti nei confronti di qualsiasi forma di terrorismo. Attorno a loro si sono stretti i cittadini prima e poi anche il presidente Rossi che li ha abbracciati. In piazza circa centocinquanta persone per una presenza non troppo numerosa, ma consapevole e attenta: «Un ottimo risultato – ha detto Massimiliano Pilati del Forum per la Pace – considerando che abbiamo deciso di organizzare questo presidio a mezzogiorno solo col passa parola. Nessun volantinaggio, nessun manifesto, ma la gente è arrivata lo stesso».
Presenti i segretari dei tre sindacati Cgil, Cisl e Uil, le massime autorità provinciali e il presidente dell'Anpi Ugo Schmid. Il governatore Ugo Rossi ha incentrato il suo intervento su tre concetti cardine: «La fermezza con la quale si deve condannare e ci si deve dissociare da ogni manifestazione terroristica. Poi il coraggio di reagire e ripartire e infine la convivenza che deve essere la forma per avviare il dialogo ed anche l'avvicinamento tra realtà diverse». Sulla stessa linea anche Massimiliano Pilati: «Dobbiamo reagire percorrendo tutte le vie della convivenza per trovare forme di dialogo con le diverse comunità per arrivare ad un comune isolamento di chi predica la violenza. È giusto ricordare i morti, ma dobbiamo anche riflettere ritrovandoci in momenti come questi, tutti insieme. È molto importante che le famiglie siriane abbiano lasciato la loro residenza a Villa San Nicolò per raggiungere piazza Duomo, condividendo con tutti noi un momento di solidarietà, pur avendo ancora nel cuore e nella mente gli echi della guerra». Silenzio assoluto quando è stato attivato il collegamento telefonico con Mirko Tomasi, a Bruxelles come consulente economico alla Comunità Europea, scampato per pochi minuti all'esplosione in metropolitana. Parigi, Bruxelles sono le tappe di una violenza che punta ad attaccare il cuore dell'Europa e che ci fa sentire la guerra sempre più vicina. La reazione della gente, come lo hanno confermato quei giovani e meno giovani che ieri sera si sono ritrovati nel cuore di Trento, dev'essere ferma, ma pacifica. Determinata nel non abbandonare un percorso di convivenza con quale si deve costruire una barriera non violenta, contro chi invece, vorrebbe la contrapposizione dei popoli. Il presidio aveva anche lo scopo di esprimere solidarietà al popolo belga, ma anche dire no al terrore: «Il ritrovarsi in piazza in giorni come questo è il modo migliore per dimostrare che non c'è paura».
Con le fiaccole si è voluto ricordare le vittime innocenti e lo hanno fatto ragazzi, politici, semplici cittadini che senza bandiere o simboli di partito si sono ritrovati attorno alle bandiere della città e della Regione listate a lutto. Al momento non sono previste altre manifestazioni pubbliche; le bandiere dei palazzi delle istituzioni resteranno a mezz'asta e listate a lutto fino al giorno dei funerali, quando sarà organizzato un altro momento comunitario di riflessione solidale.
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«Siamo in un periodo bellico. Bisogna distinguere tra bene e male». Bruno Dorigatti, presidente del consiglio provinciale, interviene a proposito del duplice attentato di Bruxelles — che segue, quattro mesi dopo, gli attacchi di Parigi — in una piazza Duomo a Trento gremita ieri sera nel «presidio contro l’orrore». Duecento persone, di varia estrazione e provenienza, si sono trovate per ricordare le vittime e cercare un senso di unità nell’Europa colpita.
«Je suis Paris, je suis Bruxelles»: il capoluogo ha risposto in modo partecipato all’iniziativa lanciata da Forum trentino per la pace e da Cgil, Cisl e Uil. Un «presidio contro l’orrore terrorista e per esprimere vicinanza al popolo belga e a tutte le vittime», indetto per le 18. In piazza sono venuti sindacalisti, consiglieri provinciali di tutti i partiti (da Lucia Maestri del Pd a Claudio Civettici della Civica), Dorigatti, il presidente della Provincia Ugo Rossi, Giuseppe Ferrandi della Fondazione museo storico. Assieme tanti cittadini, giovani e una delegazione di profughi siriani ospitati a San Nicolò.
Al lutto hanno partecipato il Comune, tenendo le bandiere a mezz’asta, e il consiglio comunale riunito in contemporanea al presidio. «Un piccolo segnale per dire che siamo vicini a una città colpita al cuore — spiega il sindaco Alessandro Andreatta —. Di fronte a una violenza insensata, diciamo no con l’Europa intera a terrorismo e paura». Dalle istituzioni trentine l’appello per mantenere vivo il sogno del continente unito. «Sono momenti terribili, che ci lasciano addolorati e sgomenti — è il messaggio di Rossi —, ma che non devono indebolire il sogno di un’Europa libera e democratica. Serve una strategia comune contro chi uccide in modo vile e barbaro». «La strada per la riaffermazione degli irrinunciabili valori della tolleranza religiosa, della convivenza pacifica, del rispetto tra i popoli sarà lunga e dolorosa — afferma Dorigatti —. L’Europa ritorni allo spirito dei suoi padri fondatori e ritrovi compattezza». Deciso l’intervento di Chiara Avanzo, presidente del consiglio regionale: «È importante che siano dati alle autonomie locali gli strumenti per poter creare le necessarie condizioni di sicurezza per tutti i cittadini».
Numerosi gli altri messaggi. «Il terrorismo va combattuto abbattendo le iniquità e la povertà» dice l’Altra Trento a sinistra. «I controlli sono fragili, l’Euregio non basta a garantire la sicurezza» riflette Giacomo Bezzi (Forza Italia). «Solidarietà alle vittime. In momenti come questi l’Europa deve dimostrare la sua forza e dare una risposta unitaria a un problema» precisa Lorenzo Baratter (Patt). «L’Italia, l’Europa e il mondo hanno bisogno e diritto di vivere in un clima di pace. Il dialogo tra popoli ponga fine alla violenza» dice il gruppo consiliare Upt.