Una cosa è chiara. Con la sua iniziativa della settimana scorsa Alessandro Olivi ora ha in mano il pallino. Può permettersi di scegliere se scendere in campo in prima persona per la segreteria del Partito Democratico o delegare le sue tesi a chi meglio può interpretarle tra Italo Gilmozzi e Luigi Olivieri, i due uomini che per il momento si sono messi a disposizione del progetto.
F. Gottardi, "L'Adige", 23 marzo 2016
Ieri il vice presidente della giunta era a Roma per la firma col ministro Poletti dell'accordo sul reddito di attivazione. Assorbito dagli impegni istituzionali dedica solo un piccolo break alle questioni di partito. «Sto ascoltando tante voci - dice - che su un punto sono convergenti: le questioni che ho posto sono quelle giuste, non politicamente rinviabili, e richiedono una scossa».
La scossa è pronto a darla l'ex onorevole Luigi Olivieri, che, sebbene convinto che sarebbe opportuna una discesa in campo dello stesso Olivi o di un consigliere provinciale che abbia autorevolezza e il tempo per dedicarsi al partito, ribadisce in alternativa la propria disponibilità a «mettersi a disposizione» e mostra di avere le idee chiare toccando una serie di temi che messi nero su bianco sono già una una tesi congressuale fatta e finita. Con un titolo in neretto: il Pd deve essere compatto nel dire un «sì» convinto alle riforme costituzionali. «È una questione dirimente, chi in ottobre al referendum vota contro la riforma costituzionale per quanto mi riguarda fa parte di un altro partito». L'avvocato rendenese parte proprio dalle riforme nazionali, jobs act, riforma della scuola, del welfare, la riforma elettorale, per sottolineare come esse incidano profondamente anche sul sistema autonomistico. Piena sintonia con Renzi e il partito romano insomma. Mentre a livello locale guarda con interesse a quanto sta avvenendo all'interno dell'Upt e in particolare all'iniziativa dei dellaiani, che si smarcano dal tentativo dei vertici di dar vita col Patt a un blocco di centro con l'ambizione di mettere il Pd in secondo piano nella coalizione. «Voler guidare la coalizione per il Pd - sostiene Olivieri - deve essere fisiologico e senza voler screditare Rossi l'aver perso quelle primarie deve essere considerato un incidente di percorso, non una situazione da consolidare. Essere chiari su questo è fondamentale». L'altro tema che sta a cuore all'ex parlamentare è la necessità di riequilibrare l'immagine di un Pd visto oggi come il partito della città e che invece deve riacquisire ruolo e peso anche nelle valli trentine. «Bisogna cancellare - sostiene - l'immagine distorta che solo Upt e Patt hanno a cuore la periferia. Bisogna nelle politiche di tutti i giorni garantire i servizi essenziali e di qualità per fare in modo che chi vive nelle valli abbia una qualità della vita paragonabile a chi abita lungo l'asta dell'Adige». A questo proposito contesta il fatto che il fondo perequativo da 60 milioni finisce per considerare ricchi i Comuni di montagna e povere le città, una visione a suo giudizio distorta che va corretta. «Come è ingiusto - aggiunge - che la rappresentanza dei medi e piccoli Comuni nel Consiglio delle autonomie siano in totale minoranza rispetto a quelli grandi».
Quanto alle alleanze in vista del congresso Olivieri auspica che si presentino due o più schieramenti per dar vita a un dibattito vero: «Io ho un'età tale per cui non ho la necessità di essere protagonista, ma non posso assistere a un pre dibattito congressuale dove si va verso il pericolo di un congresso unitario quando si sa benissimo che non c'è unitarietà nel Pd e che c'è una visione politica molto diversa tra una parte più a sinistra e una molto più attenta alle politiche del governo».