Mentre Alessandro Olivi e Italo Gilmozzi si arrovellano su chi debba essere il condottiero che riporterà il Pd alla conquista della guida della Provincia nel 2018 la «Generazione Pd» prosegue nel suo lavoro per riportare il dibattito sul territorio, nella base del partito. Dopo gli incontri di Pergine Valsugana, Cles e Villalagarina questa sera il gruppo di giovani amministratori nati e cresciuti nel Partito Democratico saranno ad Ala e giovedì a Riva del Garda."L'Adige", 22 marzo 2016
Elisabetta Bozzarelli, segretaria del circolo di Trento, è appena tornata da un viaggio di lavoro in Africa (è direttrice di Acav) ed è pronta a rituffarsi nel clima precongressuale, anche se non è ancora deciso se il il suo gruppo, che comprende anche tra gli altri Luca Paolazzi, Tommaso Iori, Giacomo Pasquazzo, Paolo Bisesti, Cristina Frassoni, sarà della partita.
Bozzarelli, il gruppo Olivi discute su chi possa e debba essere l'uomo giusto per riportare il Pd alla guida della Provincia. Lei che ne pensa?Penso che si stanno riproponendo gli schemi classici in cui pezzi del gruppo dirigente provano a capire sinergie e condivisioni che si vanno delineando. Noi a quel dibattito non vogliamo partecipare ma cerchiamo invece di ridare voce alla base. Crediamo che in questo congresso serva riportare il dibattito sul Pd come attore essenziale per questa terra, forza che può e deve dare molto al Trentino ma che deve pensare alla propria organizzazione sul territorio, facendo sì che i circoli siano le antenne che riescono a far dialogare il partito con le varie comunità.
Ma il vostro essere diversi è un fatto generazionale o c'è dell'altro?Credo che in questo momento serva che il Pd si senta rappresentato da una generazione senza un pregresso, non tanto dal punto di vista delle radici culturali che invece vanno coltivate sempre ma per staccarsi da alcune cose del passato che non fanno andare avanti. Siamo un gruppo di amministratori giovani e con questi incontri il gruppo si sta allargando.
Ma alla fine dovrete decidere chi vi rappresenta, un candidato alla segreteria. Giusto?Lo vedremo insieme a chi avrà voglia di essere con noi. Dopo il primo evento a gennaio ci eravamo detti che bisognava fare qualcosa, era un atto di generosità. Questo percorso potrebbe anche concludersi non con una candidatura ma consegnando un'idea politica alla futura assemblea. Decideremo assieme.
Il vostro è un gruppo trasversale o va ricondotto a qualche corrente di partito?La cosa bella è che io, che facevo parte della mozione di Vanni Scalfi all'ultimo congresso, mi sono trovata a dialogare con persone delle altre mozioni, di Giulia Robol soprattutto e per la verità un po' meno con chi appoggiava Elisa Filippi. Ci si riconosce parte di un partito comune, prima che di una qualche corrente o un qualche spiffero che a un certo punto è passato e ci ha presi dentro.
Eppure si dice che dietro a voi ci sia qualche pezzo grosso, come Bruno Dorigatti o Roberto Pinter. Non è così?Dire che siamo manovrati da qualcuno è proprio un modo per non guardare in faccia la realtà, delegittimare un percorso. Un atteggiamento da perdenti.
Di quali temi si discute con i circoli?Si discute molto di Trentino. Saremmo ciechi a voler affrontare un congresso senza farlo. Siamo accomunati da valori e da spirito riformista e vogliamo cambiare la realtà in cui viviamo. Sarebbe sciocco parlare di organizzazione e non di politiche, di un Partito democratico che vorremmo fosse sempre di più il partito maggior azionista di questo Trentino, in tutti i sensi. Abbiamo anche predisposto un piccolo documento per raccogliere spunti e idee. Se sarà mozione ok, altrimenti uno spunto per chi vorrà portarlo avanti.
Anche al centro dei vostri dibattiti c'è il tema del ruolo del Pd e la strategia per riprendersi la guida della Provincia?Iniziamo a lavorare bene, poi nel 2017 ne parleremo seriamente.
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