Un laboratorio per una nuova scuola a misura di studenti e docenti. Lo ha organizzato il Pd con il percorso «Scuola trentina, quale futuro vogliamo?» che ieri ha ospitato, a Madonna Bianca, l’ex ministro alla Pubblica istruzione Luigi Berlinguer. Questi ha lanciato un appello al Trentino ad essere laboratorio: «Non è detto che la vostra riforma debba affrontare solo i temi della legge 107, osate».
M. Romagnoli, "Corriere del Trentino", 20 marzo 2016
«In giugno probabilmente sarà applicata la riforma della scuola»: questo l’orizzonte temporale indicato dal segretario Sergio Barbacovi in cui si è collocato il dibattito. Una riforma che, secondo la consigliera provinciale Lucia Maestri si innesta in una sistema «in cui un pezzo di buona scuola c’è già». Una «buona scuola», quella trentina, che Berlinguer colloca a traino del cambiamento in atto: «In passato ciò che ha giustificato l’idea di norme speciali in campo scolastico in Trentino-Alto Adige rispetto al resto d’Italia era la posizione come territorio di frontiera. Ma la motivazione attuale a questo diritto va ricercata anche nell’attuale fase di transizione. La scelta della diversità favorisce un successo maggiore e può diventare un elemento trainante». Ha chiarito: «La specialità trentina è più motivata se si pensa a una scuola dove non comanda l’orario rigido delle discipline e dove si pensa anche alla fisicità dei ragazzi. La Provincia deve cimentarsi in ciò. Se poi ci sono problemi con Roma si può aprire un confronto. Non è detto che la vostra riforma debba affrontare solo i temi della legge 107». «Avete un merito grande — ha proseguito — rispetto alla dispersione qui le cifre sono diverse. Non è solo un successo dell’organizzazione scolastica, ma della vostra società dove c’è un reddito medio alto, un livello di istruzione elevato e una mentalità che ricerca il lavoro ben fatto. Fate una normativa provinciale che osi e che spinga sull’idea di una scuola per tutti». In particolare Berlinguer, che ha espresso un apprezzamento del metodo Clil («Una buona cosa perché permette di imparare a parlare le lingue per prima cosa» a patto che «sia fatto bene», magari con due sole lingue) e ha invitato a guarire la scuola dalla «malattia di un enciclopedismo esasperante».
Ex dirigente del liceo Da Vinci, Alberto Tomasi ha lanciato una stoccata alla giunta provinciale: «L’assessorato Rossi è una delusione: l’assessore c’è solo per questioni amministrative e tecniche, ma non è riuscito a esprimere una sua visione. Chi era dentro la scuola in passato trovava interlocuzioni più attente. A me questo dà un po’ di fastidio perché noi nella scuola facciamo la nostra parte. Non dobbiamo cercare di eliminare i conflitti e diventare tutti impiegati». Lorenzo Borga ha presentato il documento del Pd di proposta per la riforma trentina. Quindici i temi indicati, tra cui «la proposta di un avanzamento di carriera per i docenti più bravi e di un aiuto per i meno bravi; il diritto degli studenti di personalizzare il proprio curriculum scolastico e concorsi ogni tre anni».
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«Al giorno d'oggi i giovani devono conoscere due lingue straniere, oltre a quella madre, perché lo esigono il mercato ed i rapporti comunitari sempre più stretti». Luigi Berlinguer ( nella foto Coser ), già ministro dell'istruzione tra il 1996 ed il 2002, prima nel Governo di Romano Prodi, poi in quello di Massimo D'Alema, promuove la riforma avviata all'interno della scuola trentina, ad iniziare proprio dal trilinguismo.
L'occasione dell'intervento è stato il convegno in tema di «Scuola trentina: quale futuro vogliamo?», organizzato ieri pomeriggio, presso la sala circoscrizionale di Madonna Bianca, dal Pd.
Berlinguer, mentre nel resto d'Italia la cosiddetta riforma «buona scuola» continua a far parlare, gli istituti trentini sono già orientati al trilinguismo. Quale è la sua opinione in merito?
«Io credo che due lingue straniere si debbano studiare a scuola. Ormai una non basta. Si deve conoscere l'inglese, altrimenti non si lavora. E poi è opportuno conoscere un altro idioma. Le lingue però devono essere conosciute davvero, bisogna arrivare ad un punto in cui si parla prima di scrivere, si pratica prima di affrontare la grammatica. In questo senso, i progetti Clil (l'apprendimento integrato di contenuti disciplinari in lingua straniera veicolare) sono una buona idea, però devono essere fatti bene».
Sul piano generale, invece, come vede i cambiamenti che sta vivendo la scuola?
«Per rispondere, bisogna tenere presente il fatto che la scuola come l'abbiamo conosciuta in passato non esiste più. Si deve difendere il merito e creare le condizioni per rendere la scuola rigorosa ma attraente. Per quanto riguarda i piani didattici, non sono invece d'accordo con l'abbandono di materie a mio avviso fondamentali a favore di insegnamenti specifici (tecnici o scientifici). L'arte deve tornare all'interno del piano didattico, perché rappresenta un'occasione di sviluppo di potenzialità incredibili».
Altro argomento delicato è quello dell'immissione in ruolo degli insegnanti precari. «Su questo, malgrado tutto, sono positivo. Nel passato si è tagliato su docenti e fondi, mentre ora si ricomincia ad assumere stabilmente (in Italia entreranno circa 100mila persone su 750mila precari)».